20 luglio 2020

ANONIMI E STATUTO


Potrei farne a meno, ma non mi sono mai sottratto al confronto, nemmeno con quegli anonimi che hanno paura della loro stessa ombra.
Questa gente, alla quale è impedito scrivere sul blog, è semplicemente frustrata. E la loro frustrazione nasce dalla impossibilità di esibirsi su un palcoscenico di grande visibilità. Questa Piazza ha adottato una linea ben precisa, e per questo c’è un prezzo da pagare, quello di un minor numero di contatti. Almeno, così sembrerebbe. In realtà, i contatti sono gli stessi di prima, cioè di quando gli anonimi la facevano da padrone, solo che ora ogni contatto è veritiero. Se prima un anonimo si collegava al blog più volte, perché interessato a vedere che effetto avesse prodotto il suo commento, ora non è più così. Da quando è stata adottata la nuova linea, la Piazza viaggia ad una media più che rispettabile (circa 15.000 contatti mensili). Questi “coraggiosi”, pro o contro, non potranno più sfogarsi su questo libero spazio. Dovranno farsene una ragione! È del tutto inutile continuare ad inviare commenti per cercare di comunicare con il sottoscritto: non potrete farlo, né io o altri vi risponderanno.
Si continuerà ad ospitare tutti coloro che avranno voglia di esprimere il loro pensiero in maniera chiara e ad ogni quesito troveranno una risposta. 
Passo ad altro ed importante argomento: lo statuto. Precisiamo, su questo tasto bisogna mettere la parola fine. Esso è stato approvato dal commissario ad acta con propria delibera, ed il 2 luglio dalla Giunta Nazionale del Coni, con conseguente registrazione alla Prefettura di Roma. Dunque, abbiamo, finalmente lo strumento che regolerà la vita futura del movimento.
L’ho letto, e gli articoli che mi hanno colpito riguardano l’Accademia Nazionale di Scherma, gli organi di giustizia e la presidenza onoraria.
Premetto che l’analisi che segue non persegue nessuno scopo se non quello di evidenziarne alcuni aspetti che avrebbero potuto essere sviluppati con criteri più oggettivi e rispondenti ad un sistema democratico più realistico. Ma tant’è, oramai questo è, e bisogna adeguarsi.
La comparazione con gli statuti che negli anni si sono succeduti evidenzia come dal 2004 in poi si sia consumata una lenta erosione di prerogative in capo all’ANS. 
Fino al 2001 lo statuto federale recitava negli ultimi due commi dell’art 1:
I Tecnici che esercitano l’insegnamento della scherma devono essere in possesso del diploma d’abilitazione all’insegnamento riconosciuto dalla F.I.S.;
l’Accademia Nazionale di Scherma con sede in Napoli, è Membro d’Onore della F.I.S.; è Ente civile autorizzato dalla Legge (RD 16.12.1926) e riconosciuto dalla F.I.S. al rilascio di diplomi magistrali.
È da notare che lo statuto riportava, prendendolo dagli statuti del 1909 in poi, la dicitura “autorizzato dalla legge”. Da allora nessuna novità normativa è mai intervenuta sulla validità dei titoli e sulla potestà al loro rilascio se non la progressiva chiusura o dismissione degli altri enti titolati dalla legge. 
Dal 2015 una serie di norme europee prima, e nazionali poi, hanno rafforzato il valore dei titoli ANS ribadendo l’unicità del maestro di scherma nel panorama sportivo e confermando che solo dopo un iter di non meno di dieci semestri (ben 5 anni) di formazione, si può accedere al titolo rilasciato dall’Accademia.
Ora lo SNaQ e gli altri sistemi di qualificazione (Siqma ed Europass ad esempio) offrono l’occasione di inserire a livello sportivo le competenze acquisite nei contesti civili o marziali (vedi vela/sci/nuoto/tiro al volo/equitazione ad esempio) anche se nessuna disciplina ha tutte le caratteristiche della scherma. Veniamo quindi alle abilitazioni secondo lo SNaQ.
Le abilitazioni sportive previste dal sistema SNaQ sono previsioni che dovrebbero garantire l’organismo sportivo sulla perfetta conoscenza dei regolamenti agonistici o sportivi in vigore al momento della richiesta di tesseramento quale tecnico. Tra l’altro, tali abilitazioni dovrebbero avere la connotazione di corso di formazione e di maturazione di crediti, specie nell’ottica del mantenimento di tale abilitazione.
Il perché è presto detto. Se consegui il titolo oggi, è scontato che tu sia aggiornato con i regolamenti in vigore oggi. E se il titolo è stato conseguito nel 2001? I regolamenti si aggiornano in base a varie normative che intervengono negli anni, e così anche le abilitazioni, per cui si ha necessità della formazione permanente atta alla conservazione dell’abilitazione sportiva o dei percorsi di abilitazione per chi, dopo anni di inattività ed in possesso di un titolo valido, voglia ricominciare un percorso da tecnico sportivo.
Lo statuto attuale cita confusamente “titolo di abilitazione”, richiamando quanto in vigore nel mondo civile per gli avvocati, gli insegnanti di scuola secondaria ed altre categorie soggette non solo al possesso del titolo di laurea ma anche dell’attestato di abilitazione che, civilmente, si consegue dietro concorso pubblico (solo in quel caso non può esserci vincolo alla formazione). Istituire un sistema chiuso di formazione ed abilitazione potrebbe aprire ben più di un contenzioso se applicato in modo letterale.
Tutto ciò detto a me ha dato la sensazione di un testo scritto in modo approssimativo,  la cui lettura potrebbe portare a possibili interpretazioni contrastanti, e quindi ad equivoche prassi applicative.
È auspicabile una applicazione lungimirante dove, magari, l’esperienza e la competenza dell’Accademia possano contribuire ad una corretta e legale interpretazione di ruoli e modalità applicative del mantenimento dell’abilitazione.
Di una cosa però sono sicuro, il testo non potrà né smentire, né contrastare le decisioni del giudice amministrativo, ormai passate in giudicato.
La Giustizia sportiva: nel testo è sancita la nomina degli organi di giustizia federali, quando invece, secondo me, sarebbe stato opportuno fossero eletti. Ho avuto modo di conoscere alcuni di loro e devo dire che sono persone di una alta caratura morale ed intellettuale. Ciò non di meno, mi sia consentito, ci sarà sempre il dubbio sulla equidistanza da chi li ha nominati e, devo ammetterlo, da questo dubbio (forse ingiustificato) sono stato pervaso anche io. A mio avviso una vera riforma, assolutamente necessaria, è che vengano eletti dalla base.
La presidenza onoraria: i presidenti del passato, da Nostini a tutti quelli che lo hanno preceduto, non hanno mai ravvisato la necessità di istituire tale onorificenza: era sufficiente la nomina a Membro d’Onore della FIS, che con tale riconoscimento viene posta in secondo piano.
Ezio RINALDI

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