Tempo fa ebbi modo di intrattenere conversazioni su “Il nuovo che avanza” e, ricordo, fui rimproverato poiché il mio slogan su tale concetto fu ritenuto contraddittorio con la mia stessa persona.
Chiariamo subito che si parlava di politica federale e
dei futuri assetti dirigenziali. Il mio interlocutore mi rimproverò per lo
slogan da me sbandierato e cioè: “abbiamo bisogno di cambiare, di avere
gente nuova con stimoli nuovi per una federazione diversa e più dinamica
rispetto al recente passato”. Ebbene il rimprovero era riferito al
fatto che una eventuale alternativa alla dirigenza allora in carica (parliamo
delle elezioni per il rinnovo delle cariche federali relative al quadriennio
2017-2020), per il semplice fatto che potesse essere sostenuta dal
sottoscritto, non rappresentasse il “nuovo”.
Ci sarebbe molto da dissertare sull’argomento, ma
ognuno ha le proprie idee e la propria visione di insieme delle cose, ed Io le
rispetto tutte, ciò non mi impedì dall’esprimere il mio pensiero su tale aspetto. Quel concetto è tornato di attualità.
Cosa vuol dire essere “nuovo” o “vecchio”?
Per me “nuovo” significa qualcosa di diverso rispetto all’esistente, quindi,
nel caso specifico, una nuova dirigenza rispetto a quella attuale, cioè persone
qualificate che non abbiano nulla a che fare con il passato: per tale ragione tempo
fa dichiarai pubblicamente, e lo confermo di nuovo, di non essere interessato a
cariche di nessun genere.
Pertanto, personalmente, non mi ritengo il “vecchio
che avanza” ma, forte di una esperienza maturata al servizio della federazione,
una persona che, guardando al futuro, propone cose nuove. Posso essere
criticato sul modo di esporle, ma non nel concetto di base.
“Vecchio”
vuol dire persona che ha molti anni o persona che malgrado l’età non avanzata
ha le caratteristiche di chi è anziano, insomma qualcosa di antiquato. In tal
senso, mi si lasci passare la presunzione: non sono né vecchio né ho le
caratteristiche di un anziano con un cervello afflitto da senilità.
Forse il mio interlocutore di allora, così come tanti
altri oggi, intendeva altre cose, come: ”te lo raccomando quello!”,
oppure: “vabbé, ma è sostenuto da quello!” ed allora qui entriamo
in un altro campo e cioè la credibilità di una persona e quindi la sua onestà.
Ora bisogna chiarire il concetto di onestà, termine
conosciuto, pare, da tutti (ma è proprio così?). E bisogna spiegare anche il
concetto di “innovare”, tanto per parlare di “nuovo”.
Per “onèsto” intendo
persona che agisce con lealtà, rettitudine sincerità, in base a principi morali
universalmente validi, astenendosi da azioni riprovevoli nei confronti del
prossimo, sia in modo assoluto, sia in rapporto alla propria condizione, alla
professione che esercita, all’ambiente in cui vive. Dunque una persona che non
abbia subito condanne di nessun genere, tantomeno sportive e che, oltre ad
esprimere onestà d’animo agisca in conformità alla legge morale, dell’onore,
della rettitudine e dalla probità. In altre parole che non abbia nulla in
sé di moralmente riprovevole.
In sintesi, l’onestà è la qualità umana di
agire e comunicare in maniera sincera, astenendosi da azioni riprovevoli verso
il prossimo fondate sull’inganno. Quindi non mentire e non ingannare!
Non sono il censore che possa mettersi su un
piedistallo ed arringare il prossimo su questi concetti: mi sono sempre
definito un peccatore e come tale ho le mie responsabilità. Ma chi può farlo? Mi
si indichi tra le persone del nostro mondo soggetti di tal specie. Credo siano
in pochi, quindi prima di additarmi quale persona dall’abbraccio mortale ci si
faccia un esame di coscienza e si abbia il semplice coraggio di affermare: “
Non credo al cambiamento proposto e sono per l’attuale dirigenza”, senza cercare
scuse inverosimili, come l’accostamento del sottoscritto, a questo od a quello,
sia determinante per il successo dell’una o dell’altra fazione.
“Innovare”
letteralmente significa rendere nuovo, ma più semplicemente intendiamo il voler
mutare uno stato di cose, introducendo norme, metodi e sistemi nuovi per
riacquistare forza, vigore ed efficienza.
Dunque innovare è l’atto, l’opera di introdurre nuovi
sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di gestione. In senso concreto,
novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi
comunque un efficace svecchiamento in un ordinamento politico, sportivo e
sociale. L’innovazione è un processo che dovrebbe garantire risultati o
benefici maggiori ad un sistema, anche se a volte non sempre si rivela efficace
rispetto a ciò che si intende innovare: ma è il nostro caso? Non credo. Gli
uomini e le donne che si propongono (alcune di queste persone si sono già
manifestate) sono di caratura molto importante (è il mio pensiero).
Motore dell'innovazione è l'Etica, cioè il desiderio sincero e forte di
servire l'uomo (produrre qualcosa di buono e di bello); quando questo
sentimento è limitato a sé stessi, la capacità innovativa risulta minore.
Innovatore è colui che riesce a sognare qualcosa di diverso, di migliore per
tutti, potrebbe essere un sognatore che intenda trasportare nella realtà il
sogno per cui si batte. Con un po’ di presunzione, ritengo che chi si propone,
quale concorrente ed alternativa al vertice federale sia un idealista con
propositi ben illuminati. Qualora dovessi sbagliarmi, state tranquilli che sarò
il primo ad ammetterlo e fare ammenda.
Proviamo a fare delle ipotesi sul nostro futuro
politico, cosa scegliere per il nostro domani? Da una parte abbiamo un gruppo
di persone che rappresenta la continuità gestionale dell’attuale establishment:
AZZI, DE BARTOLOMEO, ANCARANI, RANDAZZO, VEZZALI, LAURIA, PASTORE, BURATTI,
CAMPOFREDA. Alcuni di questi cederanno il passo a nuovi volti e di questi si
parla di PICCININO, MANZONI e AUTUORI ma anche di qualche componente del GSA;
dall’altra ci sono SCISCIOLO, MARTINO, VISCARDI, ZALAFFI, BERTACCHINI, non è
dato conoscere altri nomi anche se ne girano alcuni molto ma molto
interessanti. Credo siano tutte persone meritevoli di attenzione con una
differenza, taluni del primo elenco sono ormai vetusti, in termini politici,
avendo superato o stanno portando a termine il terzo mandato e per la mia
filosofia è troppo tempo che occupano la poltrona anche se, devo ammettere,
sono comunque persone di una certa validità, ma non rappresentano il nuovo
poiché hanno assorbito concetti della scuola scarsiana (vecchia politica del
dout des); l’altro gruppo, sia pure in fase di completamento, esprime novità e
freschezza pur in presenza di qualche neo.
Credo che questa piccola disamina possa dare un
significato pratico sul “nuovo” e sul “vecchio”. Si parlerà di programmi, di
organigrammi, di come organizzare i vari settori, si faranno promesse, insomma
ci saranno tanti argomenti sui quali discutere, però di due cose sono sicuro e
cioè: la simpatia che ognuno di loro saprà accattivarsi ed il portafoglio del
presidente, nel senso che chi è in carica potrà gestire la campagna elettorale
da una posizione di privilegio. Il “nuovo” dovrà dimostrare la propria valenza
con argomenti pratici e di presa sull’elettorato se vorrà assurgere al
privilegio di amministrare una grande federazione come la FIS.
Ezio RINALDI
Quindi può potrà essere “vecchio” un ventenne o “giovane” chi nel pieno della maturità. Mi sembra non si possa che essere d’accordo. Infatti credo che il discrimine non riguarda l’età anagrafica dei soggetti ma le idee. Sono queste oggetto di appellativi e qualità poiché sono queste a rendere fluida l’anagrafica di coloro che le esprimono. Ma la questione è: cosa rende “giovane” o nuova un’idea? E quando può, da vecchia e cristallizzata, divenire carica di novità e attualità? Le transazioni, i momenti di conferma o di cambiamento, le trasformazioni distruggono le cristallizzazioni e la stasi. Il patto è che il cambiamento non venga letto e giudicato come incoerenza (operazione spesso ingiusta e incoerente), poiché qualsiasi “nuova”idea e’ sempre rivolta al futuro o ad una sua proiezione. E allora giovane sarà chi riuscirà ad intercettare, interpretare e dare forma e contenuto alla realtà mutevole che lo stesso passato ha posto in evoluzione. L’opera sarà individuarne la direzione e scorgerne le esigenze. Dal passato e dalla proiezione di allora verso il futuro è nata una federazione che ha permesso un’apertura della scherma verso la società, eliminando il carattere esclusivo ed elitario della scherma, in altri termini la permesso una sua democratizzazione ed un ampliamento della base. Adesso la questione riguarda la capacità del sistema di essere o continuare ad essere all’altezza delle istanze che derivano da questa apertura democratica. Vetusto o acerbo, longevo o saggio si tratta di responsabilità e di scelte, in sintesi di politica sportiva, che in quanto tale non può che avere la società e il suo evolversi come criterio di analisi. In questo senso è seguendo quest’ottica, spero qualcuno provi ad affrontare con consapevolezza e lungimiranza la questione che riguarda l’interconnessione fra la federazione e le sue componenti. Se e come si faciliterà e si interverrà nella direzione di rendere le società schermistiche (il cuore della questione) più fortI e solide. Da queste passa a mio avviso il salto in avanti...da un lato la loro maggiore professionalizzazione interverrà sulla qualità schermistica, dall’altro fare in modo che queste tre stesse possano di fatto sostenere, oltre che se stesse, anche le componenti principali, ovvero gli atleti. E per atleti intendo anche e sopratutto i loro quasi unici sponsor, ahimè i loro cari genitori! Slegarsi da questa componente, spesso considerata come fisiologicamente data, penso si giochi una partita importante sul futuro della scherma italiana verso altro è più solido come ad esempio quel mondo universitario e scolastico (archetipo americano) ta ti auspicato. Per la componente genitoriale, oltre ad aver una loro rapprensentanza in seno alle arene di dibattito e confronto, credo si debba prendere un loro graduale disimpegno economico. Ma questo non potrà che avvenire attraverso lo stato di salute delle società sportive. Sostenute e slegate dal problema della loro sussistenza ed esistenza potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel rapporto con il mondo privato, scolastico e universitario. Credo e spero il sistema scherma potrà divenire nel tempo autosufficiente garantendosi una platea sempre più ampia di potenzialità inespresse. Vecchio o giovane che sia credo valga la pena ragionarci comunque su questo come su altri temi ancora! Buona scherma a tutti!
RispondiEliminaCaro Ezio, è un momento di grandi incertezze e, come sempre accade, si tende a "conservare" lo status quo. Le innovazioni e i cambiamenti sono considerati solo come sovvertimenti di più rassicuranti equilibri costati anni di accordi e compromessi. Da quando hai smesso di pubblicare commenti anonimi, ricevo chiamate di chi tenta di deridere la mancanza di partecipazione sul blog sostenendo che ormai a scrivere siano rimasti in "quattro gatti" (ma i lettori sono aumentati!!!). Ah come era bello sputare sentenze nascosti dietro l'anonimato, fare le pulci agli altri evitando di far sapere la provenienza di critiche strumentali se non bugiarde. Lo stravolgimento delle gerarchie è visto come una minaccia al sistema non come una fisiologica alternanza democratica. Per avere maggior successo, secondo loro, dovresti essere vecchio e invece, per fortuna, sei giovane. L'assenza di lealtà e coraggio contraddistingue i delatori di Piazza della Scherma ed è per questo che continuerò a seguire e commentare questo spazio. Vito Manno
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