M° Gianni SPERLINGA |
Finché ci sarà anche un solo brandello di discrezionalità, non ci saranno convocazioni certe, sicure e realmente meritocratiche e quindi completamente giuste.
L’unico modo per garantire imparzialità è convocare gli atleti in base al ranking (aggiustarlo o lasciarlo com’è sarà compito della federazione).
Anche qui suggerisco uno schema oggettivo e facilmente applicabile:
si utilizzerà il ranking nazionale di categoria per le convocazioni degli atleti alla coppa del mondo (12 posti, TUTTI convocati)
si utilizzerà il ranking FIE per le convocazioni ai campionati internazionali (europei, mondiali ecc).
in aggiunta a questo, poiché ritengo sia importante dare spazio alle c.d. seconde linee propongo una soluzione che a me sembra di facile attuazione:
tenendo sempre conto del ranking FIE, i primi 4 faranno europei e mondiali, il quinto, il sesto e il settimo (e l’ottavo, se ci sono i posti) faranno quei campionati considerati minori (come i giochi del mediterraneo, da far fare ai cadetti quelli cadetti e ai giovani quelli giovani) che servono da spinta e da motivazione appunto alle c.d. seconde linee.
In questo modo si dà la possibilità e la speranza (una speranza vera e non fasulla), a chi è immediatamente dietro i primi, di ottenere, se riesce ad avanzare, una convocazione;
e si costringe chi è avanti a non adagiarsi sugli allori di una convocazione sicura (come è successo e succede di continuo).
Trovo, inoltre, giusta l’opinione abbastanza diffusa di dare maggior valore ai campionati U.23.
In questo modo, oltre a mantenere un alto livello, si limiterebbe parecchio la diaspora continua degli atleti di seconda linea che, non vedendo all’orizzonte nessuna luce, ad un certo punto si scocciano e lasciano la scherma.
COMMISSARIO TECNICO E STAF: secondo me, il compito del commissario tecnico, in Italia, non è quello di allenare gli atleti della nazionale e, qualora si attuassero le regole sulle convocazioni in base al ranking di cui sopra, non sarebbe neanche quello di scegliere i convocati.
E allora cosa gli resta da fare? È inutile?
Per niente! Ma ritengo che le sue mansioni, a differenza di altre nazioni che per numero di atleti e organizzazione vivono situazioni non paragonabili alle nostre, debbano essere diverse: compito del commissario tecnico sarà, dunque, quello di organizzare la stagione internazionale, organizzare le trasferte e soprattutto seguire la squadra (non scelta da lui, ma dal ranking), conoscerne i componenti, farli andare d’accordo e studiarne gli avversari.
È giusto a questo proposito considerare “squadra” non solo i primi 4 atleti ma tutti e 12 i convocati, i quali, nel corso dell’anno, potranno alternarsi nei primi 4 posti del ranking (non è detto infatti che i primi quattro all’inizio dell’anno siano gli stessi a fine anno).
Allo stesso modo è inutile la presenza di uno staff fisso i cui componenti non hanno nulla da dire o da insegnare agli atleti convocati in quanto non sono allievi loro.
Questo sistema aveva senso anni fa quando le società e i maestri importanti si contavano sulle dita di una mano, facevano quasi tutti parte della nazionale e gli atleti convocati erano quasi tutti loro. Adesso le cose sono cambiate: escono atleti validi da tante sale e ogni sala è diversa dall’altra.
La soluzione è convocare, parlando di campionati internazionali, i maestri dei quattro atleti convocati, dei quali uno, scelto dal CT, resterà ad aiutarlo per la gara a squadre.
La stessa cosa avverrà in coppa del mondo dove, essendo più numerosi i ragazzi convocati, compito dei 4 maestri, e soprattutto del CT, sarà quello di seguire gli atleti il cui maestro non è presente.
Adesso infatti, accade spesso che molti maestri partano a spese proprie per seguire i propri allievi all’estero, rendendo così molto meno oneroso il compito dei maestri di staff.
Sarebbe una dimostrazione di grande apertura e disponibilità, oltre che un bel gesto di rispetto permettere loro di seguire i propri allievi fino alla fine; in fondo, per salvare la forma, basta fornire loro una felpa della nazionale. (lo sottolineo perché succede spesso che al maestro che parte a spese sue, dopo aver seguito il proprio allievo per tutta la gara, venga impedito di farlo se questo arriva alle fasi finali.
Gianni SPERLINGA
Avrei fatto un mondiale e un europeo, magari sarebbero pure cambiate le sorti dell atleta che poi ha abbandonato. Bello ma mi sembra pura UTOPIA. La discrezionalità è figlia del clientelismo, che alberga nelle menti di chi è radicato a una poltrona, vedi le governance che durano per decenni e decenni. Maestro Sperlinga rimaniamo dei sognatori, in fondo il campione è un sognatore che non ha smesso mai di sognare. Concludo con una mia frase:Sognare è un diritto, crederci è un dovere. Pippo Vullo
RispondiEliminaCondivido appieno le parole del maestro Sperlinga. La discrezionalità è causa di mancata trasparenza e pari opportunità e incide sul tasso di abbandono dell'attività agonistica da parte dei giovani atleti. Il tutto si traduce nel mancato aumento dei tesserati nel corso degli anni
RispondiEliminaSe il sogno è quello di avere l'approvazione "pubblica" dai tanti che dovrebbero condividere la mia proposta, non posso che darti ragione.Troppa ignavia, troppi "meglio non farsi notare", troppe schiene poco dritte....qualunque proposta è destinata a rimanere nel dimenticatoio e in un colpevole silenzio. Non si arriva a capire che un sostegno numeroso e convinto potrebbe essere la spinta giusta, per chiunque dei due contendenti vinca, per realizzare questo sacrosanto obbiettivo. Se il sogno, che credo ci accomuni, è invece quello di incidere positivamente nella formazione dei nostri allievi e vederli soddisfatti e realizzati grazie alla loro attività, nessuno ce lo potrà mai togliere e l'utopia potrà diventare, grazie a noi, realtà.
RispondiEliminaGianni Sperlinga
Caro Gianni, condivido largamente il pensiero e le tue conclusioni anche se penso che una stretta dipendenza dal ranking necessiti di una riformulazione dei suoi criteri che tenga conto, per esempio, degli infortuni, delle gare in contemporanea (per es. tre miei atleti l'anno passato hanno partecipato ai campionati mondiali militari di Wuhan che si svolgevano nelle stesse date della prima prova open di qualifica) e così via.
RispondiEliminaRitengo, comunque, che già una formulazione precisa, da parte del consiglio direttivo della FIS, del significato del settore tecnico (per esempio gli atleti di élite sono allenati dalla FIS in ipotetici centri federali o si delegano i club), dei ruoli e competenze del commissario tecnico, dei criteri (per esempio: conflitti d'interesse) e della composizione di uno staff sarebbe un passo avanti straordinario. L'indeterminatezza oggi vigente non fa bene a nessuno e si corre il rischio che la discrezionalità generi una serie di conseguenze e di storture tali da contrastare il merito e, a cascata, provocare nefasti e ben immaginabili risultati.
Spero che chi si propone e chi verrà ascolti il brusio della base e prenda in seria considerazione proposte come la tua.