E’ lapalissiano che affermi che il vino è
ottimo, che il suo datore di lavoro è il migliore al mondo e che gli auguri di
vivere ancora cent’anni tanto da mantenerlo a lungo nel suo attuale “status
quo”. E’ così scontato, direi, da essere ridicolo tanto da dover quanto meno
arrossire (e non sto dicendo: provare un senso di vergogna) in una società dove
non si è perso il senso profondo della verità.
E quattro anni
fa era ancora così. Chi ha dimenticato, infatti, che l’allora (e attuale) C T
della spada, Sandro Cuomo, condusse la campagna elettorale a favore dei
dirigenti uscenti della scherma campana e federale con una lettera indirizzata
a tutte le società della regione così spudoratamente di parte che la signora De
Felicis, sua consorte, in un’assemblea pubblica, se ne assunse la paternità,
mossa, mi piacerebbe pensare, da un sussulto di imbarazzo, misto a disagio.
Sono passati
quattro anni e il popolo bue è stato educato a non scandalizzarsi più di
niente, a non provare il benché minimo turbamento tanto da assistere inerme e,
talvolta, consenziente alle esternazioni di Andrea Cipressa e Sandro Cuomo,
attuali CT del fioretto e della spada, a favore del gruppo dirigente uscente
che ha assicurato loro una condizione economica più che decorosa.
A parte la
questione di stile, che sottolinea la sensibilità dei protagonisti, c’è un
problema che qualcuno, nella sua follia autolesionista, pari alla mia, ha
evidenziato: a Sandro Cuomo e Andrea Cipressa sembra siano state attribuite delle
facoltà, quali quelle della selezione di atleti e maestri, senza necessità di
seguire regole chiare e precise, ma nella più ampia e totale discrezionalità.
Il fervore con cui difendono la loro posizione e il gruppo dirigente federale
potrebbe, inconsapevolmente, innescare nelle loro menti corto circuiti tali da
favorire chi la pensi come loro, nel più classico conflitto d’interessi.
Situazione che
non è molto dissimile da chi, deputato alla selezione, si presenti quale
candidato, seppur grande elettore, alla contesa elettorale.
Assolvo
comunque Cipressa, Cuomo e chi per loro perché il problema vero è un altro e
consiste nel fatto che questo appartiene a chi è deputato a stilare regolamenti
che pongano limiti ad un potere incontrollato e, conseguentemente,
irresponsabile, attraverso leggi che dovrebbero essere ancor più rigide e
stringenti, e possano guidare il singolo che, smarrito il senso civico, dello
stato e della collettività, riesca finalmente a ritrovare il giusto equilibrio
nella comunità in cui vive.
Per concludere,
non posso fare a meno di citare Herman Hesse che, nel “Giuoco delle Perle di
Vetro, afferma testualmente: “.. “Se l’’Autorità superiore ti chiama a una
carica sappi che ogni avanzamento nelle graduatoria delle cariche non è un
passo verso la libertà, ma verso il legame. Quanto più alta la carica, tanto
più stretto il legame. Quanto più vasto il potere, tanto più rigoroso il
servizio. Quanto più forte la personalità, tanto più vietato l’’arbitrio”.
Alberto COLTORTI
Complimenti, Alberto.
RispondiEliminaIo avrei aggiunto, alla fine, un bel: MEDITATE, GENTE, MEDITATE!
Gaspare Fardella
Solo tu lo avresti potuto fare ...
EliminaMi sono pervenuti due commenti, uno a firma di un certo Nerio Di Bartolomeo e l'altro a firma del Prefetto del IV Pilastro, che, mio malgrado, non posso pubblicare poichè la linea editoriale del Blog non lo consente più. Cercherò di girare i commenti al M° Coltorti.
RispondiEliminaCaro Ezio,
RispondiEliminami hai inviato, in privato, alcuni commenti che non potevano essere pubblicati perché anonimi o rispondenti a pseudonimi.
Vorrei, però, soddisfare la curiosità di chi mi ha chiesto perché non avessi fatto riferimento, nel mio scritto, al CT della sciabola.
Sicuramente non per piaggeria poiché se avessi qualcosa da dire a Giovanni Sirovich lo farei sicuramente e, nel caso lo ritenessi legittimo, anche pubblicamente.
Ognuno è libero di pensarla come vuole riguardo alla politica e le scelte dei nostri CT al riguardo sono più che lecite (oserei dire, talvolta, anche ovvie). Chi detiene il potere, nello specifico la selezione di atleti o maestri e, quindi, di incidere sul loro lavoro, ha però il dovere, oltre che il buon gusto, di rinunciare a esternare pubblicamente il proprio pensiero o consiglio avendo facile gioco su coloro che dipendono dalle sue decisioni, tanto più nel nostro ambiente dove la tendenza all'adulazione è particolarmente radicata.
Personalmente non ho assistito ad alcuna esternazione pubblica di Giovanni Sirovich che, contrariamente ai suoi colleghi, non ha divulgato "urbi et orbi" il suo pensiero mantenendo l'opportuno distacco. Almeno per quanto sia io a conoscenza. Ecco svelato l'arcano di aver ignorato il CT della sciabola.