Prima voglio precisare che il tutto nasce da una aspra quanto onesta discussione,
nata, peraltro, su supposte pugnalate virtuali ricevute.
Tengo a precisare che non intendo fare la morale a chi legge né, tampoco, rivolgermi a qualcuno in particolare.
Una frase più ricorrente, non sono riuscito a trovare l’autore, ma che mi
piace moltissimo, perché mi riconosco in tale espressione, è: “Il rispetto è molto di più di una parola. Il rispetto
non si pronuncia, si dimostra. Il rispetto è sincerità, coerenza e lealtà. E’
il saper guardare gli altri come guarderesti te tesso, esattamente allo stesso
identico modo. Se hai sofferto e sai cosa vuol dire, non far soffrire. Se sei
stato deluso, non deludere, Se sei stato ferito, non ferire.”
Sono frasi che mettono in evidenza l’essenza di quei valori, come appunto lealtà, sincerità, rispetto e rettitudine, che per tutti dovrebbero rappresentare il filo conduttore degli esseri umani, nei rapporti interpersonali.
Cosa significa tutto questo? Semplicemente che, quando si vive in una comunità, fisica o virtuale, ci sono delle regole, non scritte, che ognuno di noi dovrebbe darsi e rispettare. Purtroppo, e forse anche io non sono immune da peccati, sovente si approfitta della buona fede altrui per fare i furbi o per servire uno sciocco padrone. Approfittare di un certo consesso per riferire a terzi frasi o esternazioni pronunciate da taluno facente parte di quel determinato circolo, al quale si è aderito senza alcuna costrizione, soprattutto se accettato con fiducia da quel gruppo virtuale è da persone opportuniste, ingannevoli, in buona sostanza abominevoli e subdole.
Ora, dico io, tutto si può fare, ma, in questo caso, certamente non guardarsi allo specchio senza provare disgusto e ribrezzo per se stessi.
Una delle caratteristiche significative per i militari, di qualunque grado, è la rettitudine, la quale racchiude in sé i valori di cui stiamo parlando.
Se per ingraziarsi qualcuno, magari con carica importante, si debba fare il delatore, allora i valori di cui stiamo trattando non fanno certamente parte del bagaglio umano e culturale di siffatte persone e per loro provo una gran pena. E una gran pena dovrebbe provarla anche il destinatario di tale delazione.
La schiettezza è insita nelle persone leali che vogliono vivere nelle regole sane della legge, anche nella legge di vita, la quale, secondo il mio pensiero, decreta i principi di rispetto e amore verso il prossimo con naturale espressione e senza doppi fini. Questo è per me il significato di essere leale.
Oggi sono leale verso me stesso, rispettando
tutti e credendo ancora in alcune persone. Soprattutto in quelle che con
autenticità e pulizia morale mi hanno sbattuto in faccia la realtà o la verità.
Non nascondo che talora faccio fatica a credere nella lealtà, soprattutto quando scopri che taluni soggetti, di cui avevi una certa fiducia, sono protagonisti di episodi biasimevoli, come la delazione. A costoro poco importa di quanto possa essere ignobile il loro comportamento e quanto danno possano arrecare.
Cionondimeno, non smetto di credere nel prossimo, ma credo meno alle parole e premio i piccoli gesti.
Non ho mai avuto paura di dire ciò che penso alla gente, avendo sempre il giusto rispetto. La trasparenza è ciò che spesso mi contraddistingue e forse per questo non capirò mai chi per dire qualcosa si nasconde dietro gesti o parole di altri. L’essere sincero mi fa sentire meglio, sapendo che darò comunque la possibilità di chiarirsi a chi è stato destinatario della mia sincerità.
La rettitudine ha un prezzo, un costo, il cui valore è però difficile da quantificare ed appartiene a quelle persone che non hanno timore di affrontare gli eventi, di qualunque natura, che la vita presenta in ogni momento del loro percorso.
Tengo a precisare che non intendo fare la morale a chi legge né, tampoco, rivolgermi a qualcuno in particolare.
Navigando in internet mi sono imbattuto in Antonia GRAVINA, che, scusate la
mia ignoranza, non conosco, ma è autrice di frasi significative e tra queste ne
ho scelto una che riporto integralmente:” Essere sinceri è una virtù per pochi. Gli ipocriti
continuassero pure a fingere ciò che non sono e ciò che non saranno mai.”. La cosa mi ha incuriosito e ho
cercato di approfondire imbattendomi in un’altra citazione fatta da Marina
IACOPINO: “Ci sono virtù che non si
possono acquisire, sono come una tabula rasa. I valori come il rispetto, la
lealtà, il perdono, la clemenza ce li portiamo dentro e nessuno ce li ha
inculcati, ma fanno parte della nostra essenza! Il rispetto, unito alla
sincerità ed alla lealtà, dovrebbe essere il pilastro su cui si basa ogni
rapporto. Nel momento in cui ti rendi conto che dall’altra parte manca tutto
questo, sempre con sorriso e senza fartene accorgere, tratta costoro come
meritano di essere trattati.”
Sono frasi che mettono in evidenza l’essenza di quei valori, come appunto lealtà, sincerità, rispetto e rettitudine, che per tutti dovrebbero rappresentare il filo conduttore degli esseri umani, nei rapporti interpersonali.
Cosa significa tutto questo? Semplicemente che, quando si vive in una comunità, fisica o virtuale, ci sono delle regole, non scritte, che ognuno di noi dovrebbe darsi e rispettare. Purtroppo, e forse anche io non sono immune da peccati, sovente si approfitta della buona fede altrui per fare i furbi o per servire uno sciocco padrone. Approfittare di un certo consesso per riferire a terzi frasi o esternazioni pronunciate da taluno facente parte di quel determinato circolo, al quale si è aderito senza alcuna costrizione, soprattutto se accettato con fiducia da quel gruppo virtuale è da persone opportuniste, ingannevoli, in buona sostanza abominevoli e subdole.
Ora, dico io, tutto si può fare, ma, in questo caso, certamente non guardarsi allo specchio senza provare disgusto e ribrezzo per se stessi.
Una delle caratteristiche significative per i militari, di qualunque grado, è la rettitudine, la quale racchiude in sé i valori di cui stiamo parlando.
Se per ingraziarsi qualcuno, magari con carica importante, si debba fare il delatore, allora i valori di cui stiamo trattando non fanno certamente parte del bagaglio umano e culturale di siffatte persone e per loro provo una gran pena. E una gran pena dovrebbe provarla anche il destinatario di tale delazione.
La schiettezza è insita nelle persone leali che vogliono vivere nelle regole sane della legge, anche nella legge di vita, la quale, secondo il mio pensiero, decreta i principi di rispetto e amore verso il prossimo con naturale espressione e senza doppi fini. Questo è per me il significato di essere leale.
Non nascondo che talora faccio fatica a credere nella lealtà, soprattutto quando scopri che taluni soggetti, di cui avevi una certa fiducia, sono protagonisti di episodi biasimevoli, come la delazione. A costoro poco importa di quanto possa essere ignobile il loro comportamento e quanto danno possano arrecare.
Cionondimeno, non smetto di credere nel prossimo, ma credo meno alle parole e premio i piccoli gesti.
Non ho mai avuto paura di dire ciò che penso alla gente, avendo sempre il giusto rispetto. La trasparenza è ciò che spesso mi contraddistingue e forse per questo non capirò mai chi per dire qualcosa si nasconde dietro gesti o parole di altri. L’essere sincero mi fa sentire meglio, sapendo che darò comunque la possibilità di chiarirsi a chi è stato destinatario della mia sincerità.
La rettitudine ha un prezzo, un costo, il cui valore è però difficile da quantificare ed appartiene a quelle persone che non hanno timore di affrontare gli eventi, di qualunque natura, che la vita presenta in ogni momento del loro percorso.
Ezio RINALDI
Caro RINALDI, contenuti assolutamente condivisibili. Purtroppo, nella nostra società, e la scherma non ne è immune, si verificano spessissimo episodi di delazione e diventa difficile controllarli. Nessuno di noi è perfetto e può capitare di lasciarsi andare ad espressioni non molto ortodosse verso qualcuno e se ciò avviene in presenza di qualcuno di cui ci fidiamo riteniamo di essere al sicuro. E' sempre meglio evitare e se si ha qualcosa da dire lo si dica alla persona interessata guardandola negli occhi. Potrei dire che fin qui il comportamento, certamente non condivisibile, sia qualificabile come peccato da punire. Peggio, invece, è il comportamento del delatore, il quale carpendo la buona fede del peccatore riporta la confidenza ricevuta cercando di apparire al ricevitore come un amico fidato. Lei ha parlato di comportamento subdolo, io direi vigliacco.
RispondiEliminaCordiali saluti.