Mancano 100 giorni all’inizio delle olimpiadi giapponesi,
quelle che il presidente Shinzo Abe, nel 2016 a Rio presentò con l’aiuto di
Supermario, il celebre personaggio dei videogiochi nipponici.
Siamo certi che gli atleti si stiano già scaldando, che gli allenatori siano prontissimi, che l’aereo sia stato prenotato e che a causa del virus, tutto sarà all’insegna dell’igienismo più esasperato.
Il Giappone è famoso per l’estrema pulizia e perfezione in ogni cosa che fa, e anche in questo caso saranno di esempio per tutto il mondo.
Ci chiediamo però quali saranno le strategie della nuova Federazione Italiana, presieduta dal calmo e riflessivo Paolo Azzi, che a oggi non ha ancora fatto sentire la sua voce né tantomeno ha mostrato la sua faccia in giro per le gare. Ah già le gare sono centellinate e i partecipanti sono davvero pochi e, cosa ancora molto strana, non esiste un programma gare per la stagione 2021-’22. Il lettore dirà che è effettivamente troppo presto per poter parlare di gare della prossima stagione, ma rispondo serenamente che è meglio non aspettare, anzi, sarebbe bene anticipare e il perché ve lo spiego subito.
Con l’anno passato abbiamo perso non una, ma ben due stagioni agonistiche, metà di quella 2019-’20 e quasi tutta quella 2020-’21. Gpg andato in fumo, una classe agonistica saltata in pieno e rimandata senza un vero programma di ripresa delle attività; un campionato italiano poco significativo in mano alla lotteria del tampone.
Che fare? Mi sembra molto chiaro, si potrebbe, come auspico personalmente da molti anni, spostare una parte della stagione agonistica nei mesi che vanno da maggio a settembre. Più corta, più intensa, più performante e con un clima virale del tutto più controllabile del periodo freddo.
Sembra una follia eh!? Ma analizziamola bene.
I ragazzi finiscono la scuola a maggio e avrebbero più tempo, le palestre scolastiche non sarebbero intasate dagli studenti, e soprattutto ci si potrebbe allenare nei momenti meno caldi della giornata, la mattina per esempio, ottenendo una concordanza di orari fra allenamento e gara che di fatto non ha quasi nessuno.
Sarebbe un ottimo pretesto per fare mission fra i giovani che finalmente si sono liberati dalla scuola e soprattutto i genitori non sanno a chi lasciarli, niente di meglio che facciano un’attività che amano piuttosto che una palliativa e meno appetibile, ma soprattutto fidelizzerebbe i vecchi atleti e con l’ingaggio dei nuovi, potrebbero aumentare i numeri dei frequentanti nei mesi da settembre a maggio. Insomma una continuità che gioverebbe a tutti, con ampi vantaggi sulla popolazione delle città.
Vediamo i contro. Primo in assoluto è il caldo. Quasi il 100% delle palestre italiane non sono climatizzate, ma mi chiedo se potrebbe essere un valido pretesto per cominciare a parlarne. Direte voi che parlare di climatizzazione di un impianto sportivo con le amministrazioni è complicato. È assolutamente vero, ma non è impossibile, e se si muovesse una federazione in prima persona, sarebbe tutto più facile.
L’altro problema sono i costi, in quanto climatizzare è costoso, e poi comporta delle spese energetiche. Questi sono i contro della climatizzazione, ovvio che sì, ma la trasformazione comporterebbe anche molti vantaggi: la gente farebbe sport nei mesi estivi, e soprattutto aumenterebbero le ore di sfruttamento della palestra nell’arco dell’anno, con un bel vantaggio economico per le amministrazioni comunali.
Messa così sembrerebbe un gioco da ragazzi vero? Macchè. Stanziare soldi per lo studio e l’analisi costi benefici per palestra e poi per ora, quindi far partire le fasi di progettazione, e infine aprire le tasche dei comuni. Io le vedo già le palestre con pannelli solari che con il sole italiano, (che è il nostro vero petrolio energetico!) potremmo climatizzare ambienti che da giugno a settembre sono in moltissimi casi inutilizzati.
Avremmo società più attive, con più atleti e magari anche con benefici sociali di qualità.
Nel frattempo chi romperà il ghiaccio? Ma che domanda: i master! Gran parte di essi saranno vaccinata entro maggio, il che vuol dire che da maggio a settembre potranno riprendere la stagione sportiva, cosa che ci fa domandare se la FIS esordirà con un nuovo protocollo di gara.
Insomma ci troviamo di fronte a una situazione in cui non possiamo giocare d’attesa, ma di anticipo. Il reset sociale che ci ha imposto il virus, non ci farà tornare ai tempi andati, ci toccherà preparare un nuovo scenario sportivo, e lo dovremo fare tutti assieme, in una completamente nuova lunga e calda estate schermistica.
Fabrizio Orsini
Siamo certi che gli atleti si stiano già scaldando, che gli allenatori siano prontissimi, che l’aereo sia stato prenotato e che a causa del virus, tutto sarà all’insegna dell’igienismo più esasperato.
Il Giappone è famoso per l’estrema pulizia e perfezione in ogni cosa che fa, e anche in questo caso saranno di esempio per tutto il mondo.
Ci chiediamo però quali saranno le strategie della nuova Federazione Italiana, presieduta dal calmo e riflessivo Paolo Azzi, che a oggi non ha ancora fatto sentire la sua voce né tantomeno ha mostrato la sua faccia in giro per le gare. Ah già le gare sono centellinate e i partecipanti sono davvero pochi e, cosa ancora molto strana, non esiste un programma gare per la stagione 2021-’22. Il lettore dirà che è effettivamente troppo presto per poter parlare di gare della prossima stagione, ma rispondo serenamente che è meglio non aspettare, anzi, sarebbe bene anticipare e il perché ve lo spiego subito.
Con l’anno passato abbiamo perso non una, ma ben due stagioni agonistiche, metà di quella 2019-’20 e quasi tutta quella 2020-’21. Gpg andato in fumo, una classe agonistica saltata in pieno e rimandata senza un vero programma di ripresa delle attività; un campionato italiano poco significativo in mano alla lotteria del tampone.
Che fare? Mi sembra molto chiaro, si potrebbe, come auspico personalmente da molti anni, spostare una parte della stagione agonistica nei mesi che vanno da maggio a settembre. Più corta, più intensa, più performante e con un clima virale del tutto più controllabile del periodo freddo.
Sembra una follia eh!? Ma analizziamola bene.
I ragazzi finiscono la scuola a maggio e avrebbero più tempo, le palestre scolastiche non sarebbero intasate dagli studenti, e soprattutto ci si potrebbe allenare nei momenti meno caldi della giornata, la mattina per esempio, ottenendo una concordanza di orari fra allenamento e gara che di fatto non ha quasi nessuno.
Sarebbe un ottimo pretesto per fare mission fra i giovani che finalmente si sono liberati dalla scuola e soprattutto i genitori non sanno a chi lasciarli, niente di meglio che facciano un’attività che amano piuttosto che una palliativa e meno appetibile, ma soprattutto fidelizzerebbe i vecchi atleti e con l’ingaggio dei nuovi, potrebbero aumentare i numeri dei frequentanti nei mesi da settembre a maggio. Insomma una continuità che gioverebbe a tutti, con ampi vantaggi sulla popolazione delle città.
Vediamo i contro. Primo in assoluto è il caldo. Quasi il 100% delle palestre italiane non sono climatizzate, ma mi chiedo se potrebbe essere un valido pretesto per cominciare a parlarne. Direte voi che parlare di climatizzazione di un impianto sportivo con le amministrazioni è complicato. È assolutamente vero, ma non è impossibile, e se si muovesse una federazione in prima persona, sarebbe tutto più facile.
L’altro problema sono i costi, in quanto climatizzare è costoso, e poi comporta delle spese energetiche. Questi sono i contro della climatizzazione, ovvio che sì, ma la trasformazione comporterebbe anche molti vantaggi: la gente farebbe sport nei mesi estivi, e soprattutto aumenterebbero le ore di sfruttamento della palestra nell’arco dell’anno, con un bel vantaggio economico per le amministrazioni comunali.
Messa così sembrerebbe un gioco da ragazzi vero? Macchè. Stanziare soldi per lo studio e l’analisi costi benefici per palestra e poi per ora, quindi far partire le fasi di progettazione, e infine aprire le tasche dei comuni. Io le vedo già le palestre con pannelli solari che con il sole italiano, (che è il nostro vero petrolio energetico!) potremmo climatizzare ambienti che da giugno a settembre sono in moltissimi casi inutilizzati.
Avremmo società più attive, con più atleti e magari anche con benefici sociali di qualità.
Nel frattempo chi romperà il ghiaccio? Ma che domanda: i master! Gran parte di essi saranno vaccinata entro maggio, il che vuol dire che da maggio a settembre potranno riprendere la stagione sportiva, cosa che ci fa domandare se la FIS esordirà con un nuovo protocollo di gara.
Insomma ci troviamo di fronte a una situazione in cui non possiamo giocare d’attesa, ma di anticipo. Il reset sociale che ci ha imposto il virus, non ci farà tornare ai tempi andati, ci toccherà preparare un nuovo scenario sportivo, e lo dovremo fare tutti assieme, in una completamente nuova lunga e calda estate schermistica.
Fabrizio Orsini
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