Nell’intervista apparsa su “sport.virgilio.it” rilasciata il 6 settembre u.s., Daniele GAROZZO, tra le tante cose dette, pone in evidenza una inefficiente capacità comunicativa della FIS. Infatti afferma:“Io sono troppo autocritico, un pessimo comunicatore di me stesso, ma spiace per come l’argento è stato raccontato. La prova a squadre è stata una tragedia, ma annunciata, perché in quasi cinque anni di Coppa del Mondo, tra Rio e Tokyo, nel fioretto a squadre abbiamo vinto solo tre gare, ma nell’individuale sul podio sono salito. La Federscherma sulla comunicazione è molto indietro: a Tokyo abbiamo vinto cinque medaglie e ne siamo usciti da stra-perdenti. E non si rendono conto che si sta facendo poco a livello giovanile”.
Ricercando la parola comunicazione sul dizionario troveremo una semplice definizione che spiega come, dal significato latino di “mettere in comune”, il termine abbia assunto pian piano il valore di “far partecipi gli altri di qualcosa”. Su questo esistono pochi dubbi; sappiamo tutti benissimo cosa fare per comunicare con qualcuno. Ma cosa significa, esattamente, comunicare? E’ semplicissimo: informare seguendo una linea logica di marketing o di immagine, quindi la comunicazione ha una finalità: sociale, professionale, sportiva o di marketing e per far ciò le grandi aziende, ma oggi anche le piccole, si affidano a dei professionisti, cioè persone specializzate nel saper porre in evidenza un messaggio o un prodotto. Nella fattispecie, che tipo di comunicazione deve fare una federazione? Anche qui la risposta è semplice e cioè deve saper vendere il proprio prodotto, il quale non può che essere riferito al proprio sport.
Daniele GAROZZO |
Nel tempo ci si è sempre crucciati per una poco
efficace capacità comunicativa della federazione italiana scherma, ma non tutto
dipende da essa anche se, in primis, evidenzia la partecipazione ai vari tornei
e successivamente i risultati che ne conseguono. Più in generale informa gli
affiliati sui provvedimenti amministrativi, organizzativi e disciplinari, rare
volte si sofferma sulla storia personale dell’atleta di spicco, dei
dirigenti e dei tecnici.
Gli atleti più in vista, di propria iniziativa,
si affidano a procuratori ed addetti stampa personali oppure alle proprie
capacità di eloquio per far parlare di sé. Ecco, a mio avviso, questo è il
punto, poichè coloro che per carattere sono introversi difficilmente trovano
visibilità sui media e qui sarebbe necessario il fondamentale aiuto della
federazione con il suo addetto stampa. E’ di questo che si è lamentato GAROZZO,
ammettendo, peraltro, che egli non è un gran comunicatore. Ci sono atleti (i
più bravi sotto questo aspetto sono MONTANO e DI FRANCISCA) che hanno saputo
raccontarsi, mettendosi anche a nudo (DI FRANCISCA), facendo una grande
operazione comunicativa e di marketing.
Con questo discorso dove voglio andare a
parare? Semplice, pur percependo il disagio di Daniele e le forti carenze
comunicative della FIS, per le quali ci sarebbe da fare una disamina profonda, è
il contesto al quale vogliamo rapportarci ed in tal senso il primo attore è la
persona interessata che deve muovere le leve: talvolta un pizzico di polemica
costruttiva non guasterebbe: ci pensino i vari protagonisti (federazione e
atleta). A Daniele GAROZZO va la mia incondizionata stima e questo mio scritto
vuole essere un semplice contributo ed un sostegno alle sue esposizioni.
Ezio
RINALDI
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