avv. Gaspare FARDELLA |
Proseguendo nella lettura
della relativa pagina, ho però trovato una esternazione, pubblicata il 29/1/21,
resa a proposito dei ricorsi presentati da alcuni iscritti FIS, per vicende afferenti
le elezioni dei Rappresentanti di tecnici e atleti del mese scorso, che non mi
sarei mai aspettato dal possessore di un tale “biglietto da visita”, che mi
ha lasciato abbastanza perplesso e che riporto testualmente: “Prendiamo una federazione a caso. Questa
federazione deve rinnovare i suoi vertici e per il rinnovo corrono due
candidati con le rispettive squadre. Una di queste squadre [opposta a quella cui
lui appartiene, ndr] contesta continuamente per vie legali l’esito di
ogni fase elettorale o l’iter di ogni provvedimento che porta all’esito
elettorale. Questa squadra [opposta,
ndr] che non riconosce neppure la legittimità delle operazioni di
voto nella vigilanza delle quali erano coinvolti addirittura propri esponenti
su sua esplicita richiesta, pretende di fare un «democratico confronto fra
candidati» e ha il coraggio di lamentarsi perché l’altro candidato, stufo dei
ricorsi anche sul colore dei suoi lacci delle scarpe, non intende confrontarsi
con chi va avanti a colpi di carte bollate. Per fortuna che entro il 15 marzo queste cose dovranno avere, per legge,
una fine”.
Ora, tralasciando ogni considerazione
sulle “capacità divinatorie”
dell’autore,
espresse in chiusura del post (fra l’altro,
non si capisce a cosa egli si riferisca, se al risultato finale delle votazioni,
che sarebbe cosa grave, o a quello dei giudizi de quibus, che sarebbe più grave, visto che mostrerebbe di
conoscerne l’esito,
ancor prima della redazione e pubblicazione delle rispettive sentenze), non
posso fare a meno di osservare come emerga chiaramente da tale affermazione -
che non esito a definire suggestiva, parziale, inesatta, provocatoria ed in
stridente contraddizione col superiore “biglietto da visita” - tutto
il profondo suo fastidio e la elevata sensazione di disturbo, misti ad un
insopportabile senso di disagio e netto disgusto, verso chi sta soltanto cercando
CIVILMENTE di difendere i propri diritti, perché ritenuti lesi, unicamente
attraverso il percorso fissato dalla LEGGE; nemmeno poi è condivisibile l’assunto
che il supposto malessere (però, mai da lui stranamente avvertito, quando si è
trovato a percorrere, in veste di ricorrente, uguale strada) sia di tale veemenza
da addirittura averlo indotto a rivolgere implicitamente al suo capo squadra
(Azzi/Scarso) l’invito
a negare quel DEMOCRATICO confronto più volte invocato da un’icona della scherma mondiale,
Michele MAFFEI, soggetto notoriamente elegante, gentile, serio, equilibrato e
pacato.
Non vorrei sembrare irriguardoso,
ma sento il bisogno di chiarire talune inesattezze che mal si conciliano con l’atteggiamento
gratuitamente attribuito a MAFFEI e ai componenti del suo schieramento, e che invece
sono soltanto il frutto di una gran confusione che alberga nell’animo di
qualcuno, tale da aver generato l’errore
in cui è precipitato l’Ancarani.Consigliere FIS avv.Alberto ANCARANI |
A ben vedere, né Michele MAFFEI, singolarmente, né la sua squadra, collettivamente, nè i rispettivi componenti, individualmente, hanno presentato alcun ricorso; la tanto lamentata e sofferta iniziativa giudiziaria è stata, invece, promossa personalmente ed individualmente da alcuni iscritti FIS (affiliati e tesserati), i quali, in occasione delle ultime elezioni dei cc.dd. Grandi elettori, hanno inteso contestare la legittimità di certi altri tesserati ad esercitare l’elettorato attivo e passivo, diritto che - come tutti sanno, tranne, a quanto pare, i vertici federali - è riservato unicamente ai Maestri in possesso di un valido titolo all’insegnamento, ed in considerazione del fatto che numerosi soggetti, benché privi di un siffatto titolo, sembrerebbero essere stati ugualmente ammessi all’esercizio di entrambi i tipi di elettorato, a tutto dispetto ed in totale spregio delle ben note sentenze del TAR/Consiglio di Stato (cioè due organi giurisdizionali dello STATO), inopinatamente dimenticate - e, dunque, disattese - dai vertici della federscherma.
Ma l’argomento che sembra proposto in modo maggiormente travisato e distorto attiene al momento della sollevata contestazione, atteso che - a detta ancora del dolente Ancarani - le lagnanze sarebbero state sollevate dalla “squadra di Maffei”, asseritamente presente alle operazioni di voto, anche a supporto della apposita commissione Verifica Poteri, solo a giochi conclusi, allorquando cioè i rispettivi presunti “vigilanti” si avvidero dell’esito per loro negativo delle elezioni.
Nulla di più lontano dalla verità, perché - contrariamente a quanto in modo capzioso e fuorviante è stato asserito - in tale contesto né gli esponenti della lista di Maffei, pur presenti alle fasi di voto e scrutinio, ma non in funzione di “rappresentanti di lista”, bensì solo quali semplici soggetti interessati, privi di qualsiasi potere di verifica (fra l’altro, ad alcuni è stato anche impedito di visionare le schede durante lo spoglio o di verbalizzare loro osservazioni), né soprattutto i membri delle Commissioni scrutinio e/o verifica erano legittimati ad escludere “candidati” ed “elettori” inseriti nelle liste predisposte dalla FIS. Che, poi, la Federazione, e per essa la Segreteria, abbia errato nella compilazione e formazione di detti elenchi, stante l’avvenuto inserimento di soggetti privi del titolo abilitante, è tutta un’altra storia, che sarà fatta valere nelle competenti sedi, come l’avv. Ancarani, da esperto e competente uomo di legge, sa bene e non potrà negare: per questa ragione appare del tutto fuori luogo il disagio ed il fastidio mostrati nell’articolo in commento ed evocati a motivo del rifiuto al confronto.
E’ anche doveroso riferire che sono già pervenuti i primi risultati dalla giustizia sportiva - che non è quella dello STATO - la quale, come era facile immaginare, ha rigettato i ricorsi in questione, mal digeriti da Ancarani ed Azzi, mostrando tutta la sua inadeguatezza ed inidoneità a rispondere alle esigenze di giustizia (elementi questi, peraltro, già ben evidenziati da altri autorevoli giuristi).
Infatti, pur non entrando nel merito delle decisioni assunte il 18/1/21, dal Tribunale Federale, ed il 2-2/2/21, dalla Corte Federale di Appello - perché le sentenze, da qualunque parte provengano, vanno comunque e sempre rispettate - non posso fare a meno di notare e far notare che entrambe presentano una significativa particolare caratteristica: malgrado i collegi dei due rispettivi organi giudicati risultino regolarmente formati, stante la presenza in ciascun collegio dei tre componenti, in ambedue le statuizioni manca la sottoscrizione del relatore (avv. Luca DONZELLI, per la prima; avv. Ciro RENINO, per la seconda). Tale particolarità, in genere, accade quando il relatore, che è poi l’estensore naturale della sentenza - come ha ben spiegato il dr. Fumo, nel suo articolo del 20/1/21: Discipuli iurant in verba Magistri - , è in netto dissenso con gli altri componenti del collegio e ne disapprova le conclusioni; conseguentemente, l’estensore, non potendo redigere la sentenza per le divergenze giuridiche sorte nella camera di consiglio che non si sono potute dirimere e sono così rimaste irrisolte, non la può nemmeno sottoscrivere, sicché il ruolo di estensore viene svolto da un altro membro.
E’, perciò, del tutto evidente che le suddette pronunce sono state oggetto di sofferti e per nulla condivisi scambi di opinioni tra i magistrati sportivi e che, quindi, non potrà affermarsi che le decisioni finali siano state rese in modo del tutto de plano e che siano assolutamente ineccepibili, tanto che più di un dubbio resta sulla loro inattaccabilità e inoppugnabilità.Sperando così di aver chiarito il motivo del mio intervento sulla quanto mai inopportuna “boutade” del consigliere Ancarani, mi sia permesso di ricordare a tutti, ma in particolar modo al medesimo, che chiedere giustizia non integra affatto il reato di “lesa maestà“, non è un imbarazzante e pesante fastidio, anche se a volte può provocare spiacevoli mal di pancia, né un ingombrante fardello di cui ci si deve liberare prima possibile, ma è soltanto l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito e, dunque, un ATTO DI GRANDE CIVILTA’, il cui senso qualcuno sembrerebbe aver smarrito; come è parimenti ATTO DI GRANDE DEMOCRAZIA rispondere ad una richiesta di sereno e pacato confronto, mentre non lo è di certo sbattere la porta in faccia al competitor, adducendo inutili, risibili ed immotivate scuse.
Nel ringraziare per l’attenzione mostrata, sperando di non avervi annoiato troppo, non posso che accomiatarmi porgendo il seguente invito: Alberto, stai sereno.
Cordialmente.
Gaspare Fardella
Incuriosiscono certi atteggiamenti, che restano inspiegabili talvolta.
RispondiEliminaF. Orsini
Dietro questo rifiuto leggo la mancanza di un programma credibile. Finora il candidato alla presidenza Azzi ha parlato solo di "continuità" rispetto all'impianto amministrativo del Presidente Scarso. Su molti temi caldi sarebbe in difficoltà a confrontarsi con una persona competente e preparata come Michele Maffei. Secondo me i ricorsi presentati erano prevedibili visto che si è dato il diritto di voto anche a chi non era in possesso del titolo rilasciato dalla ANS, l'unica legalmente autorizzata al rilascio dei diplomi. È solo una scusa banale!!!
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