Poco o nulla è stato fatto in questi anni per favorire questa gestione. Anzitutto la percezione sociale dello sport come “tempo perso” è ancora molto forte. Gli stessi insegnanti spesso storcono il naso quando lo studente si assenta per una gara o semplicemente si giustifica a causa di un allenamento. A questo riguardo manca quasi del tutto la cultura, tipica del mondo anglosassone, per cui l’attività fisica è una delle componenti essenziali nella formazione integrale del ragazzo (contribuendo sia dal punto di vista fisico che psicologico). Sembra abbiamo dimenticato la nostra tradizione classica: nell’antica Grecia l’attività fisica era parte integrante della formazione dei giovani: il grande filosofo Platone si chiamava in effetti Aristocle, e il nomignolo di Platone, "dalle spalle larghe", pare gli venga dalle ore passate in palestra!; per non parlare del motto latino mens sana in corpore sano. Negli ultimi anni si è tentato di intervenire con il progetto sperimentale studente-atleta, che però non agisce su un numero rilevante di ragazzi, in quanto permette solo ai primi 36 atleti del ranking di categoria di avere delle agevolazioni nel rapporto con l’impegno scolastico. Inoltre appare necessaria un’attività culturale che permetta di far comprendere come l’attività sportiva abbia una sua rilevanza notevole nella formazione del ragazzo.
Ma in cosa consiste questa rilevanza? E la scherma, nello specifico, è uno sport formativo? A questa domanda possiamo rispondere di sì con assoluta certezza: praticare la scherma può aiutare i ragazzi a sviluppare disciplina, grinta, concentrazione. La combinazione di abilità fisiche, mentali e tattiche proprie di questo sport offre enormi benefici nella crescita fisica e psicologica dei ragazzi.
Resta però il problema fondamentale se e come sia possibile conciliare scherma e studio. Ma la domanda è: perché sforzarsi di farlo? Perché cercare di conciliare due attività che sembrano talvolta inconciliabili? E la scherma può avere una ricaduta positiva sullo studio?
Analizziamo nello specifico i tre fattori mentali legati alla pratica della scherma:
- La disciplina è essenziale nello sport, e nella scherma in particolare. La pratica costante negli allenamenti, il rispetto delle regole e degli avversari nelle gare aiuta il ragazzo a crearsi una forma psicologica di autodisciplina, che è il primo fattore di successo anche nello studio. Il ragazzo impara a gestire il proprio tempo e le proprie priorità, ad avere determinazione nel perseguimento degli obiettivi e costanza nel raggiungerli.
- La scherma, come sport individuale di combattimento, richiede grinta per recuperare uno svantaggio o per affrontare un avversario più forte. Grinta che permette al ragazzo di affrontare anche le difficoltà dello studio, gli ostacoli di una verifica difficile, gli scogli di una materia ostica. Inoltre lo schermidore è avvantaggiato su uno dei punti deboli dei ragazzi di oggi: la gestione dello stress e dell’ansia. L’atleta, abituandosi in allenamento e soprattutto in competizione a gestire le emozioni e a controllare l'ansia, può affrontare i momenti di crisi che inevitabilmente segnano la vita scolastica. La capacità di trovare strategie per affrontare le situazioni di pressione si ripercuote positivamente anche nella scuola, perché aiuta il ragazzo a gestire interrogazioni e compiti in classe in modo lucido, rendendo al massimo delle proprie possibilità.
- La concentrazione assoluta richiesta dalla pratica schermistica, specialmente in competizione, aiuta a mettere da lato le distrazioni e a far sì che si sia “presenti nel momento presente”. Focalizzarsi sull’obiettivo permette al ragazzo di migliorare le performance scolastiche, concentrandosi sulla lezione e sullo studio (non è la “quantità” di studio che conta, ma la sua qualità).
Evidentemente non tutto è rose e fiori, e anche le rose hanno sempre le loro spine. Come qualsiasi altra attività, la pratica schermistica presenta anche dei punti critici. Anzitutto - come abbiamo già sottolineato - quello della gestione dei tempi. Ovviamente ci possono essere differenze, in base all’età dello schermidore e al livello di agonismo affrontato, nel tempo impegnato nelle attività di allenamento e in quello delle competizioni. Trattandosi di un sport di combattimento, quasi sempre l’attività schermistica non si limita agli allenamenti in sala, ma prevede un certo numero di gare che possono provocare assenze scolastiche o interruzioni nello studio. Diventa dunque essenziale imparare a bilanciare la pratica sportiva con gli impegni scolastici. È importante che i ragazzi imparino a gestire efficacemente il loro tempo, trovando un sano equilibrio tra la scherma e la scuola.
Inoltre l'impegno richiesto dalla pratica sportiva può comportare una maggiore stanchezza negli studenti-atleti, che hanno bisogno di tempi di recupero e anche di “tempi morti” per dedicarsi ai loro hobby (come suonare uno strumento o leggere un libro) o anche semplicemente per stare con gli amici o dedicarsi al dolce far niente. Dunque è necessario considerare il fattore del carico fisico e mentale e permettere il dovuto recupero, senza voler riempire il tempo ad ogni costo.
Augusto COSENTINO
Egr. Professore, una analisi semplicemente perfetta che mi sento di condividere totalmente. Peraltro è anche un eccellente spot per la scherma. Ciò che mi delude è la mancanza di interventi su un argomento così importante. Eppure lo hanno letto e continuano a leggerlo, evidentemente esporsi, sia pure su un argomento che nulla ha a che fare con la polemica e la politica schermistica, procura ancora tanta paura. Comunque, grazie per il Suo contributo.
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