LO SPORT COME VEICOLO DI PACE - di Fabrizio Orsini
La situazione che stiamo vivendo
merita una considerazione più ampia e articolata di un semplice “è giusto o
no”, oppure un semplicistico schierarsi con Russia o Ucraina. Vorrei quindi
addentrarmi non in una disamina politica dei fatti come fanno i più importanti
osservatori italiani del settore e che sono più competenti di me, ma dare un
senso alle mosse del CIO e del CONI, di FIE e di FIS e ottenere una lettura dei
fatti dal punto di vista storico-sportivo.
Se consideriamo le conseguenze
della politica post Grande guerra, vediamo che le cinque nazioni che
scatenarono il primo conflitto mondiale non parteciparono alle olimpiadi
Anversa nel 1920. Russia, Turchia, Germania Austria e Ungheria rimasero fuori
dalle competizioni, nonostante la Romania avesse messo in piedi una guerra
personale contro l’Ungheria per annettersi alcuni territori, e mentre era in
corso il Congresso (di pace) di Versailles, dove Woodrow Wilson sbraitava non
solo per costituire una Organizzazione di nazioni, con base negli USA, ma anche
per ridisegnare la carta geografica europea creando di sana pianta alcune
nazioni su base prettamente linguistica. La Cecoslovacchia infatti nacque
subito dopo la prima guerra mondiale, per poi dividersi recentemente in due
repubbliche autonome. L’esclusione delle nazioni dopo la quella guerra ha oggi
un po’ il sapore di un castigo, come di una maestrina alle prime armi che non
potendo tenere buoni gli alunni, li punisce non facendogli fare la ricreazione
o l’ora di ginnastica.
MOSCA |
La lezione fu di esempio, in
quanto le vicende del 1948 furono molto più sottili. Il CIO infatti non
recapitò l’invito a partecipare alle olimpiadi a Germania e Giappone, perché a
causa degli eventi bellici non c’era in quegli stati né un governo politico, né
un Comitato olimpico di riferimento. Il messaggio però era chiaro, lo sport
deve essere svincolato dalla politica, deve avere sì un occhio di riguardo, ma
fa salva la sua autonomia di pensiero, di azione e di finalità.
La situazione attuale è invece di
natura molto più evoluta e non a caso la scherma sta facendo la parte della
protagonista e, sempre non a caso, il primo e più importante evento mondiale di
questo sport si svolge in Italia. Prima di trarre delle conclusioni diamo uno sguardo
generale.
Per prima cosa il presidente del
CIO è tedesco, ma soprattutto uno schermitore. Allo stesso tempo il presidente
della Federazione internazionale scherma, è, (era) un oligarca russo, Alisher
Uzmanov celebre non solo per essere l’uomo più ricco della Russia, in quanto
presidente di Gazprom, ma di essere un oligarca, cioè un uomo della grande
corte di Putin. Costretto a dimettersi è rimasto comunque sempre nell’ombra a
livello schermistico, e in contatto con tutta la gerarchia internazionale della
scherma, come si conviene a questo sport poco praticato nel mondo e poco
impattante dal punto di vista mediatico. La scherma è infatti come una specie
di gioiello al collo dello sport in generale, l’unico assieme ad altri quattro
sport a non essere mai stato assente dalle olimpiadi da quando sono nate.
Pertanto il voler far partecipare gli atleti russi e bielorussi al mondiale
milanese sembra una sorta di tentativo di usare lo sport, o meglio la scherma,
per innescare l’attività di pace a un livello più ampio, poplare, sebbene gli
atleti russi e bielorussi non possano rappresentare né la nazione di
provenienza, né tantomeno in caso di vittoria, cantare l’inno o sventolare la
bandiera del proprio paese. Dalla gara sono poi esclusi gli atleti militari di quei
due paesi, il che dà il sospetto che al mondiale ci saranno ben pochi atleti.
Quindi l’aver cominciato da così lontano per reinserire gli atleti in gare internazionali, fa presagire la riscoperta delle olimpiadi quali eventi ellenici religiosi che si svolgevano in onore degli dei dell’Olimpo, e grazie ai quali si interrompevano tutte le ostilità in essere a quel tempo. Se è vero che nel 2024 la guerra fra Russia e Ucraina sarà terminata o sarà in via di risoluzione, di certo l’olimpiade parigina sarà vista come il palcoscenico ideale per far ripartire l’Europa secondo un nuovo assetto politico, e con ogni probabilità anche con un nuovo presidente americano, forse repubblicano. Macron sarà visto come uno dei protagonisti di questo evento tanto sospirato, rafforzando quel ruolo dominante della Francia in una Europa che sta cercando un nuovo equilibrio, post Merkel e non si esclude che le successive olimpiadi invernali del 2026 che avranno sede sempre a Milano, serviranno consolidare quel processo che si sta innescando grazie a Bach, la scherma e il mondiale meneghino, secondo un asse Roma Parigi che anni fa era del tutto impensabile e che passa per Ginevra.
CONFUSIONE ED INCOERENZA - di Ezio RINALDI
“La Russia e la Bielorussia sono state ammesse a
Milano dal governo italiano che si è attenuto alle disposizioni Cio (atleti
neutrali, niente inno e niente bandiera). La Federazione internazionale di
scherma (Fie) ha seguito le raccomandazioni del Comitato Olimpico
Internazionale (Cio) di riammettere nelle competizioni gli atleti russi e
bielorussi ma solo in forma individuale, neutrale, che non siano a favore
dell'invasione militare di Mosca in Ucraina e appartenenti a forze armate e di
polizia.”
Questo si legge dalle pagine di “Repubblica”, quindi,
così come preventivabile, il CIO di fatto ha ammesso gli atleti russi e
bielorussi alle competizioni internazionali con la condizione che essi “non
potranno beneficiare delle medaglie. Gli atleti gareggeranno ai Giochi
asiatici, che si svolgeranno tra il 23 settembre e l'8 ottobre, sotto una
bandiera neutrale e non saranno ammessi simboli nazionali. “. Il tutto
nella speranza che si arrivi ad una pace o, quantomeno ad una tregua, tra il
paese invasore ed il paese invaso. KIEV
L’attualità ci dice che questo auspicio sia destinato,
purtroppo, a restare un sogno. Infatti l’intensità dei combattimenti non
accenna a diminuire, peraltro la Russia ha più volte dichiarato che il
conflitto avrà termine con la sottomissione dell’Ucraina, ovvero con la sua
sconfitta.
Confusione ed incoerenza la stanno facendo da padrone,
da un lato il CIO con le ondivaghe decisioni assunte, prive di qualsiasi
indirizzo preciso e chiaro, dall’altro l’atteggiamento dei vari governi, e tra
questi anche quello italiano, i quali stanno dimostrando che a parole sono con
l’Ucraina senza se e senza ma, però nei fatti il loro atteggiamento si
manifesta assai incoerente. Infatti, prendiamo l’Italia quale esempio di questa
incoerenza. Il Governo ha stanziato ingenti risorse economiche per il sostegno
a Kiev, quindi ha finanziato l’invio di armi e tutto il necessario per un
adeguato appoggio agli invasi, contemporaneamente finanzia lo sport con 450
milioni di euro, il quale nella dichiarata autonomia segue le indicazioni del
CIO (confuse ed inadeguate). Ed è qui che nascono le mie perplessità: se
sostengo un’idea non posso farlo seguendo gli indicatori di direzione di
un’auto, quando a destra e quando a sinistra. Nella guida devo essere fermo,
concentrato e soprattutto sicuro ed autorevole. Chi viaggia con me deve
sentirsi protetto e sapere dove andiamo e come ci andiamo. Pertanto, il Governo
Italiano non può ammettere gli atleti Russi e Bielorussi con il conseguente boicottaggio
degli Ucraini al mondiale di Milano: gigantesca
mostruosità politica ed ideologica perché pregna di totale incoerenza.
Se si volesse utilizzare lo sport come mezzo per
arrivare alla pace allora non bisogna inviare armi all’Ucraina ma al tempo
stesso boicottare in tutto la Russia, non facendola partecipare a nessun evento
sportivo: un paese isolato è un paese finito.
E’ una equazione molto semplice, lo è talmente tanto che risulta
difficile porla in essere. Poi è chiaro che ci siano dinamiche a noi comuni
mortali sconosciute, che riportano a risorse di ogni genere e che fanno gola
alla Russia come all’Occidente. In questo contesto non vedo lo sport come
viatico di pace ma come uno strumento che viene utilizzato a seconda delle
convenienze, interne ed esterne.
Si è scritto che gli atleti Russi e Bielorussi per
partecipare alle competizioni internazionali in pratica devono rinunciare al
loro paese perché se fanno le dichiarazioni richieste come potranno rientrare
in Russia? Ovvero se accettano le condizioni del CIO lo faranno con il consenso
della madre patria, e con questo credo di essere stato chiaro.
Pertanto, il contesto attuale è assai confuso e questo
per la negligenza dei dirigenti sportivi e della politica, che, come scrive
“Repubblica”, è causa di una spaccatura in due del mondo dello sport.
Personalmente sostengo l’Ucraina, è una questione di
credo e di coerenza!
Ezio RINALDI
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