11 luglio 2023

GUERRA E SPORT: due opinioni a confronto.

È decisione di qualche giorno fa che il CIO ha dato il proprio consenso alla partecipazione degli atleti russi e bielorussi ai Mondiali di scherma di Milano e di autorizzarli a partecipare a gare internazionali di qualsiasi sport, per qualificarsi alle olimpiadi di Parigi del 2024. La Russia da parte sua si è decentrata, spostandosi dal punto di vista sportivo dall’Europa all’Asia, decidendo di partecipare agli ASIAN GAMES che si terranno ad Hangzhou dal 23 settembre all’8 ottobre. Ovviamente ai giochi asiatici, non ci saranno gli Ucraini che invece hanno partecipato alla simmetrica gara denominata European games svolta a Cracovia settimane addietro. La gara sarà qualificante solo per la competizione a squadre.

LO SPORT COME VEICOLO DI PACE - di Fabrizio Orsini

La situazione che stiamo vivendo merita una considerazione più ampia e articolata di un semplice “è giusto o no”, oppure un semplicistico schierarsi con Russia o Ucraina. Vorrei quindi addentrarmi non in una disamina politica dei fatti come fanno i più importanti osservatori italiani del settore e che sono più competenti di me, ma dare un senso alle mosse del CIO e del CONI, di FIE e di FIS e ottenere una lettura dei fatti dal punto di vista storico-sportivo.

Se consideriamo le conseguenze della politica post Grande guerra, vediamo che le cinque nazioni che scatenarono il primo conflitto mondiale non parteciparono alle olimpiadi Anversa nel 1920. Russia, Turchia, Germania Austria e Ungheria rimasero fuori dalle competizioni, nonostante la Romania avesse messo in piedi una guerra personale contro l’Ungheria per annettersi alcuni territori, e mentre era in corso il Congresso (di pace) di Versailles, dove Woodrow Wilson sbraitava non solo per costituire una Organizzazione di nazioni, con base negli USA, ma anche per ridisegnare la carta geografica europea creando di sana pianta alcune nazioni su base prettamente linguistica. La Cecoslovacchia infatti nacque subito dopo la prima guerra mondiale, per poi dividersi recentemente in due repubbliche autonome. L’esclusione delle nazioni dopo la quella guerra ha oggi un po’ il sapore di un castigo, come di una maestrina alle prime armi che non potendo tenere buoni gli alunni, li punisce non facendogli fare la ricreazione o l’ora di ginnastica.

MOSCA

La lezione fu di esempio, in quanto le vicende del 1948 furono molto più sottili. Il CIO infatti non recapitò l’invito a partecipare alle olimpiadi a Germania e Giappone, perché a causa degli eventi bellici non c’era in quegli stati né un governo politico, né un Comitato olimpico di riferimento. Il messaggio però era chiaro, lo sport deve essere svincolato dalla politica, deve avere sì un occhio di riguardo, ma fa salva la sua autonomia di pensiero, di azione e di finalità.

La situazione attuale è invece di natura molto più evoluta e non a caso la scherma sta facendo la parte della protagonista e, sempre non a caso, il primo e più importante evento mondiale di questo sport si svolge in Italia. Prima di trarre delle conclusioni diamo uno sguardo generale.

Per prima cosa il presidente del CIO è tedesco, ma soprattutto uno schermitore. Allo stesso tempo il presidente della Federazione internazionale scherma, è, (era) un oligarca russo, Alisher Uzmanov celebre non solo per essere l’uomo più ricco della Russia, in quanto presidente di Gazprom, ma di essere un oligarca, cioè un uomo della grande corte di Putin. Costretto a dimettersi è rimasto comunque sempre nell’ombra a livello schermistico, e in contatto con tutta la gerarchia internazionale della scherma, come si conviene a questo sport poco praticato nel mondo e poco impattante dal punto di vista mediatico. La scherma è infatti come una specie di gioiello al collo dello sport in generale, l’unico assieme ad altri quattro sport a non essere mai stato assente dalle olimpiadi da quando sono nate. Pertanto il voler far partecipare gli atleti russi e bielorussi al mondiale milanese sembra una sorta di tentativo di usare lo sport, o meglio la scherma, per innescare l’attività di pace a un livello più ampio, poplare, sebbene gli atleti russi e bielorussi non possano rappresentare né la nazione di provenienza, né tantomeno in caso di vittoria, cantare l’inno o sventolare la bandiera del proprio paese. Dalla gara sono poi esclusi gli atleti militari di quei due paesi, il che dà il sospetto che al mondiale ci saranno ben pochi atleti.

Quindi l’aver cominciato da così lontano per reinserire gli atleti in gare internazionali, fa presagire la riscoperta delle olimpiadi quali eventi ellenici religiosi che si svolgevano in onore degli dei dell’Olimpo, e grazie ai quali si interrompevano tutte le ostilità in essere a quel tempo. Se è vero che nel 2024 la guerra fra Russia e Ucraina sarà terminata o sarà in via di risoluzione, di certo l’olimpiade parigina sarà vista come il palcoscenico ideale per far ripartire l’Europa secondo un nuovo assetto politico, e con ogni probabilità anche con un nuovo presidente americano, forse repubblicano. Macron sarà visto come uno dei protagonisti di questo evento tanto sospirato, rafforzando quel ruolo dominante della Francia in una Europa che sta cercando un nuovo equilibrio, post Merkel e non si esclude che le successive olimpiadi invernali del 2026 che avranno sede sempre a Milano, serviranno consolidare quel processo che si sta innescando grazie a Bach, la scherma e il mondiale meneghino, secondo un asse Roma Parigi che anni fa era del tutto impensabile e che passa per Ginevra.

CONFUSIONE ED INCOERENZA - di Ezio RINALDI

“La Russia e la Bielorussia sono state ammesse a Milano dal governo italiano che si è attenuto alle disposizioni Cio (atleti neutrali, niente inno e niente bandiera). La Federazione internazionale di scherma (Fie) ha seguito le raccomandazioni del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) di riammettere nelle competizioni gli atleti russi e bielorussi ma solo in forma individuale, neutrale, che non siano a favore dell'invasione militare di Mosca in Ucraina e appartenenti a forze armate e di polizia.”

Questo si legge dalle pagine di “Repubblica”, quindi, così come preventivabile, il CIO di fatto ha ammesso gli atleti russi e bielorussi alle competizioni internazionali con la condizione che essi “non potranno beneficiare delle medaglie. Gli atleti gareggeranno ai Giochi asiatici, che si svolgeranno tra il 23 settembre e l'8 ottobre, sotto una bandiera neutrale e non saranno ammessi simboli nazionali. “. Il tutto nella speranza che si arrivi ad una pace o, quantomeno ad una tregua, tra il paese invasore ed il paese invaso.

KIEV

L’attualità ci dice che questo auspicio sia destinato, purtroppo, a restare un sogno. Infatti l’intensità dei combattimenti non accenna a diminuire, peraltro la Russia ha più volte dichiarato che il conflitto avrà termine con la sottomissione dell’Ucraina, ovvero con la sua sconfitta.

Confusione ed incoerenza la stanno facendo da padrone, da un lato il CIO con le ondivaghe decisioni assunte, prive di qualsiasi indirizzo preciso e chiaro, dall’altro l’atteggiamento dei vari governi, e tra questi anche quello italiano, i quali stanno dimostrando che a parole sono con l’Ucraina senza se e senza ma, però nei fatti il loro atteggiamento si manifesta assai incoerente. Infatti, prendiamo l’Italia quale esempio di questa incoerenza. Il Governo ha stanziato ingenti risorse economiche per il sostegno a Kiev, quindi ha finanziato l’invio di armi e tutto il necessario per un adeguato appoggio agli invasi, contemporaneamente finanzia lo sport con 450 milioni di euro, il quale nella dichiarata autonomia segue le indicazioni del CIO (confuse ed inadeguate). Ed è qui che nascono le mie perplessità: se sostengo un’idea non posso farlo seguendo gli indicatori di direzione di un’auto, quando a destra e quando a sinistra. Nella guida devo essere fermo, concentrato e soprattutto sicuro ed autorevole. Chi viaggia con me deve sentirsi protetto e sapere dove andiamo e come ci andiamo. Pertanto, il Governo Italiano non può ammettere gli atleti Russi e Bielorussi con il conseguente boicottaggio degli Ucraini al mondiale di Milano: gigantesca mostruosità politica ed ideologica perché pregna di totale incoerenza.

Se si volesse utilizzare lo sport come mezzo per arrivare alla pace allora non bisogna inviare armi all’Ucraina ma al tempo stesso boicottare in tutto la Russia, non facendola partecipare a nessun evento sportivo: un paese isolato è un paese finito.  E’ una equazione molto semplice, lo è talmente tanto che risulta difficile porla in essere. Poi è chiaro che ci siano dinamiche a noi comuni mortali sconosciute, che riportano a risorse di ogni genere e che fanno gola alla Russia come all’Occidente. In questo contesto non vedo lo sport come viatico di pace ma come uno strumento che viene utilizzato a seconda delle convenienze, interne ed esterne.

Si è scritto che gli atleti Russi e Bielorussi per partecipare alle competizioni internazionali in pratica devono rinunciare al loro paese perché se fanno le dichiarazioni richieste come potranno rientrare in Russia? Ovvero se accettano le condizioni del CIO lo faranno con il consenso della madre patria, e con questo credo di essere stato chiaro.

Pertanto, il contesto attuale è assai confuso e questo per la negligenza dei dirigenti sportivi e della politica, che, come scrive “Repubblica”, è causa di una spaccatura in due del mondo dello sport.

Personalmente sostengo l’Ucraina, è una questione di credo e di coerenza!

Ezio RINALDI

 

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