30 ottobre 2025
GIUSTIZIA SPORTIVA: si riuscirà mai a realizzare una vera riforma?
15 ottobre 2025
FEDERAZIONI CHE CORRONO E LA SCHERMA CAMMINA: i numeri sono numeri
Un successo dietro l'altro nello sport italiano. Prima il tennis, poi il volley, per non parlare del nuoto e l'atletica. Maluccio il basket, che evidentemente sta passando un momentaccio, ma si intravvede che gli anticorpi per guarire li ha tutti e infine la scherma. Medaglie, trofei, e successo e soprattutto pubblicità.
Interessantissimo quello che ha
pubblicato la Federazione Tennis e Padel, nel 2020 c'erano 325.974 tesserati,
3.168 affiliati (cioè società sportive), 9.944 campi da tennis, 270.846
partecipazioni a tornei agonistici. I dati di oggi sono ancora più notevoli
perchè i tesserati sono 1.151.769 (esatto più di un milione), 4.096 gli
affiliati, e ben 14.603 campi da tennis. Pressochè raddoppiati i partecipanti
ai tornei agonistici. Numeri da capogiro, di una federazione che ha non solo il
professionismo il quale viene utilizzato anche (forse soprattutto) a proprio beneficio
per far crescere i numeri dei cosiddetti dilettanti, e rendere il movimento
tennistico sempre più grande perché il potere di una federazione sono i suoi
tesserati.
Alcuni giorni fa, nemmeno a farlo
apposta, Anna Danesi (capitana della nazionale volley), ricevuta dal Presidente
della repubblica, Sergio Mattarella ha ringraziato le 281.349 tesserate del
volley, cioè solo le donne, le quali a suo dire fanno pensare “che il futuro
della pallavolo femminile italiana non possa essere che fantastico” aggiungendo
poi una riflessione ammirevole sul conflitto sport e studio che è il grande
dramma della scuola italiana, la quale ci insegna che i greci hanno inventato
le olimpiadi, ma poi se uno studente partecipa a una gara, è la prima a
indignarsi per la trascuratezza scolastica.
Questi successi, che si
affiancano a quelli del nuoto e del basket, sono figli di una politica degli
impianti di carattere nazionale sia federale che extra federale. Non c'è
progettista che si metta a disegnare una palestra, che non pensi alle
dimensioni “standard” degli ambienti, ovvero che siano calzanti per il basket e
la pallavolo, così come non c'è comunello anche misero, che non aspiri ad avere
nel suo territorio una piscina. Per il tennis poi non ne parliamo. Paese che
vai, campetto che trovi.
C'è quindi da chiedersi a quando
una politica federale ed extrafederale che si occupi in modo aperto e deciso
degli spazi per la scherma, ovvero di un annoso problema che è sotto gli occhi
di tutti, ma che nessuno vuole vedere.
Molte le testimonianze in merito,
alcune anche autorevoli, e spiace dirlo, ma in nessun Consiglio federale, anche
del passato, si è mai affrontato il tema degli impianti schermistici in maniera
nazionale, soprattutto in modo concreto. Diverse le motivazioni, tutte a mio
avviso risibili ed inaccettabili.
Qualche eccezione la si trova in
taluni eccellenti dirigenti periferici della scherma, i quali hanno saputo
trovare le risorse adatte per creare palestre favolose, con metodi virtuosi e
soprattutto con la complicità splendida delle amministrazioni locali, ma non
per tutti è così.
Eppure il metodo, ve lo assicuro,
sarebbe relativamente facile ed il relativo marketing a costo zero. Se tutti
sognano i dollari di Sinner, parimenti aspirano ai successi delle farfalle
della ritmica, che dal punto di vista economico sono ben più magri e anche lì
lo spazio gigantesco per tale disciplina salta sempre fuori dove là dove viene
praticata.
Mi chiedo, quindi, come mai i
giovani, pur aspirando ai successi, magari per una partecipazione a
trasmissioni televisive dalle quali ricavare degli introiti significativi, non
debbano avere spazi appropriati alla pratica schermistica, ma anche adeguati
impianti per l’organizzazione delle gare? E’ mai possibile che sia così
difficile porre in atto una politica impiantistica per la scherma? La scherma
sta perdendo il fascino che aveva fino a qualche anno fa: si è forse incrinato
qualcosa da qualche parte? Eppure anche a Viale Tiziano i numeri hanno
spaventato, lo stesso Daniele Garozzo ha detto su questo blog che i Cadetti
sono di un numero mostruosamente inferiore rispetto al GPG, il che vuol dire
che l'abbandono è vertiginoso.
Era stata promessa una app, che
avrebbe fatto meraviglie, e che stiamo “app..ettando” con trepidazione, ma
oramai la stagione è partita, le società per la maggior parte continuano
montare e smontare apparecchi e pedane, e i numeri, che sono numeri, sono sempre
gli stessi.
Qualcosa deve assolutamente
cambiare, il CdF in tal senso dovrà attuare una politica molto più incisiva.
18 settembre 2025
IL MONDIALE PARALIMPICO: quasi un fantasma!
E
ora parliamo del mondiale paralimpici di IKSAN. Era partito con grande slancio per
poi trasformarsi in un evento quasi fantasma.
Prima
di partire abbiamo visto con piacere, il video del Capo delegazione Bebe Vio
Grandis, ma anche la presentazione di ogni atleta su Instagram, cosa
piacevolissima, visto che non conosciamo molti dei ragazzi che sono in
nazionale. E anche una narrazione precisa e puntuale per ogni medaglia, ma poi,
non sappiamo per quale motivo, tutta la concentrazione mediatica si è come
spenta. Un breve e succinto riepilogo sul Sito federale, cioè un elenco di
quanto vinto e i risultati degli atleti e un’archiviazione quasi
irrintracciabile nel mare magnum del web, che solo Google è stato capace di
trovare.
Interviste?
Poche grazie! Medagliere? Sì ma senza vanteria, sebbene l’Italia abbia chiuso
la classifica in seconda posizione, dietro la Cina! Highliths degli assalti?
Quanto basta per non trovarli. Prossimi appuntamenti paralimpici? Chi può
dirlo?
Insomma
il mondiale paralimpico sembra diventato un mondiale fantasma, tenendo conto
che l’unico soggetto che ne ha parlato è stato Sky sport, solo per pochi
spettatori paganti, grazie alla voce di Sara Cometti, e rimbalzato dalla
Federscherma.
Eppure
meritavano di più le 7 medaglie azzurre. Due ori (Sciabola maschile a
squadre) e Andreea Mogos (fioretto femminile Cat.B); due argenti
(Squadra femminile fioretto) e Leonardo Rigo /Fioretto Cat.C); tre bronzi
(Edoardo Giordan Sciabola Cat.A) Emanuele Lambertini (fioretto Cat.A) e Squadra
fioretto maschile.
Noi
del blog ci associamo alla nazionale paralimpica, e li sosteniamo in maniera
totale, anche perchè questo secondo posto fa molto riflettere, infatti non si è
vista la Francia, e nemmeno gli Stati uniti, sebbene la Cina abbia raccolto
ventotto medaglie e noi, si fa per dire, solo sette. Una distanza vertiginosa
che meriterebbe approfondimenti vari.
Quello
paralimpico è inoltre proporzionato al movimento dei normodotati, scarno e poco
attenzionato, sebbene la FIS abbia sempre curato con molto affetto tutto il
settore, che vanta purtroppo pochi numeri e ancora meno tecnici e società
disposte a portare avanti un discorso che varrebbe un lavoro più mirato.
Dal
medagliere emerge in modo orgoglioso e meritatissimo, non solo la bravura degli
atleti, ma quella del settore magistrale e dei preparatori fisici. Da fuori
infatti non si può capire come mai, con così pochi atleti, si possano ottenere
risultati così prestigiosi. Chi però conosce la scherma italiana sa che il
trucco è proprio nella classe magistrale e nelle società di appartenenza che
hanno saputo costruire ottimi atleti, per poi passarli alla Federazione che non
ha sprecato nemmeno una goccia del talento dei nostri nazionali.
Affinché
ci sia una maggiore promozione e, quindi una conoscenza più approfondita del
settore, sarebbe necessario un potenziamento delle disponibilità a
disposizione, sia come infrastrutture che di pubblicità. Siamo tutti a
conoscenza delle carenze logistiche che i club devono affrontare quotidianamente,
le quali non sono all’altezza dell’attività schermistica paralimpica. Insomma
il settore meriterebbe di più, molto di più.
Sono
già molti che segnaliamo una carente attività politica degli spazi
schermistici, e, quindi, invitiamo la Federazione ad assumere significative
iniziative per qualcosa di concreto, di serio. Crediamo anche che la
federazione, con il coinvolgimento di tutte le federazioni, spinga verso il
Coni talché l’intero sport fosse promotore di proposte di leggi speciali
affinché tutti gli atleti paralimpici abbiano un adeguato supporto per la loro
attività. In altre parole non rendiamo il paralimpico un settore quasi invisibile.
Ezio RINALDI
16 settembre 2025
GIUSTIZIA FEDERALE: è possibile una vera riforma?
| Alberto ANCARANI |
“La madre di
tutte le riforme riguarda la Giustizia Sportiva e il nodo da sciogliere è la
mescolanza tra il Potere politico e quello Giudiziario. Attualmente i
Presidenti, attraverso il Consiglio, scelgono i procuratori ed i Giudici
Federali e, come si può ben intuire, in questo senso non esiste alcuna
imparzialità. Si potrà avere una autentica riforma togliendo alle Federazioni
la possibilità di nominarsi i Giudici altrimenti la montagna avrà partorito il
classico topolino. Subito dopo andrebbe rivisto il Regolamento di Giustizia
Federale.”
Alla luce di quanto pubblicato dall’avv.
Ancarani ritengo doveroso proporre al Consiglio federale l’esame di una
possibile riforma che darebbe molta più credibilità al sistema scherma e che,
evidentemente, eviterebbe possibili contrasti, discussioni e dubbi vari.
Ezio RINALDI
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Cari amici della Scherma, le sale sono riaperte ormai
da due settimane e si ritorna nel vivo del nostro sport.
Questa è la prima stagione schermistica interamente
gestita dalla nuova dirigenza nazionale, dunque il primo anno nel quale si
potrà testare in tutto e per tutto la mano di chi ha ottenuto la maggioranza
dei consensi all'assemblea del Gennaio 2025.
Personalmente ho lasciato che la "luna di miele
con gli elettori" tipica di chi ha appena vinto le elezioni non venisse
disturbata da alcuna contestazione "politica" perchè trovo sacrosanto
che chi ha vinto esprimendo un programma elettorale sia messo nelle condizioni
di metterlo in pratica.
Ovviamente al termine di questo primo anno
schermistico ci saranno ampiamente le condizioni per esprimersi e per valutare,
ma farlo prima, perlomeno da parte di chi ha governato fino all'altro ieri,
rischia di apparire un esercizio infantile tipo "Volpe e Uva" che non
mi appartiene.
Significa che quanto messo in pratica fin qui è
apparso privo di motivi di contestazione? Tutt'altro. Ma molte delle scelte
sono state conseguenze di ciò che è stato raccontato agli elettori, ed è giusto
che gli elettori - che erano stati avvisati dalle controparti su quanto alcune
promesse fossero discutibili o per meglio dire non applicabili - tocchino con
mano ciò che hanno scelto.
Tutt'altro argomento è invece quello relativo a ciò
che agli elettori non è stato raccontato o a ciò che le alleanze elettorali
hanno costretto a determinare.
Mi riferisco alla mancanza di prese di distanze della
Federazione su certe questioni relative a tesserati condannati per reati
relativi alla sfera personale della persona.
Quando feci notare la questione su questo social, una
cheerleader dell'attuale dirigenza, Anna Ferraro, mi segnalò alla Procura
Federale, la quale aprì, per mano della Sostituto Procuratore Stefania Cappa,
nominata dal nuovo consiglio federale e di cui consiglio ai tesserati FIS la
ricerca del curriculum su google esclusivamente ai fini della massima
trasparenza sugli organi di giustizia che potrebbero occuparsi di ciascuno di
noi, un immediato procedimento nei miei confronti.
L'esito di questo procedimento nel quale il Tribunale
Federale ha sancito la totale insindacabilità delle mie considerazioni, è
reperibile al link "Giustizia federale" del sito federale. Purtroppo
la Federazione, nonostante la rinuncia da me espressa al mio diritto alla
privacy, si è rifiutata di pubblicare il mio nome nel pdf pubblicato, ma
attraverso questo post risolviamo anche questo problema.
Da ultimo: se continueranno questi metodi non mancherò
di rispondere colpo su colpo a prescindere da quanto tempo è passato dalle
precedenti o manchi alle prossime elezioni federali.
#federscherma #cheerleader #giustiziafederale #assoluzionetotale #insindacabilita
13 settembre 2025
Andrea BORELLA e Francesca BORTOLOZZI dopo 20 anni lasciano la Comini. Andrea si consola con l’entrata nella Hall of fame della FIE.
Più che una intervista è una chiacchierata tra amici dalla
quale emergono delusione ed orgoglio di un maestro, un uomo e un marito. Sono
convinto che Andrea e Francesca andranno incontro ad altri successi e
soddisfazioni e continueranno a contribuire al consolidamento del prestigio
dell’Italia schermistica. IN BOCCA AL LUPO!
Ezio RINALDI
Intervista a cura di Fabrizio OrsiniAndrea BORELLA
Era già accaduto alcuni anni fa che la FIE aveva chiesto ad
Andrea Borella il Curriculum di atleta. Lo scopo era forse farlo entrare nella
Hall of fame della FIE, ma poi non era accaduto nulla. Quando poi alcune
settimane fa era arrivata la medesima richiesta, Andrea aveva capito che forse
i tempi erano maturi e infatti oggi sulla pagina Insta della FIE, troneggia la
sua foto annunciando la notizia. È così che ci ha raccontato come tutto è
accaduto con un interessante corollario di dettagli moto intriganti.
Come hai accolto la notizia?
Io ormai lo sapevo, perché la notizia è arrivata tramite lettera e
ammetto che mi ha fatto un piacere enorme. E' un importantissimo riconoscimento
che dedico e condivido con il mio caro Maestro Livio Di Rosa, senza di lui
questo non sarebbe potuto accadere.
Francesca (Bortolozzi) tua moglie ne faceva già parte vero?Francesca Bortolozzi
Sì. Lei lo era in quanto appartenente alla grande squadra di
fioretto, quel “dream team” che vinse tutto per molti anni.
Bisognava pareggiare i conti quindi.
Noi in famiglia non sentivamo questo bisogno, ma era giusto
in qualche modo che si colmasse la lacuna.
E la Federazione?
Ho chiamato per ringraziare perché di certo hanno avuto un
ruolo in tutto questo, nella persona del Presidente Mazzone e del Vice Garozzo,
Questa notizia l'avete festeggiata in casa, e purtroppo non
in palestra, non è così?
Un tornado. Dopo una stagione di continue tensioni, abbiamo avuto
un'estate drammatica che ha demolito tutto quanto Francesca e io abbiamo
costruito in venti anni lei e quindici anni io. Ricordo che quando Francesca
arrivò alla Comini c'erano dodici atleti e siamo arrivati ad averne
centoottanta. Pertanto quando in una drammatica riunione a luglio, il Consiglio
Direttivo della società, senza alcun preavviso e senza propormi un progetto
alternativo, mi ha sollevato dal ruolo di Direttore di sala e responsabile del
settore fioretto nominando al posto mio il Maestro più giovane della società
(Alberto Dei Rossi ndr) senza tenere conto di Francesca, abbiamo capito che il
nostro ruolo non era più centrale e che si voleva svilire la nostra autorità
all'interno della società. Ovviamente non convinti delle motivazioni che hanno
portato a questo cambio, abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni. Tutto
questo al termine dell'ultima stagione agonistica dove sono stati raggiunti
risultati eccezionali grazie a Davide Filippi che ha raggiunto il traguardo di
entrare nel top 16 del ranking mondiale assoluto, Matilde Molinari oro agli
Europei U20, argento ai campionati del Mondo U20, Marco Panazzolo argento agli
Europei cadetti e oro a squadre, bronzo ai Mondiali cadetti, Nicolò Collini
bronzo agli Europei cadetti e oro a squadre. A questi successi individuali va
detto che le nostre due squadre di fioretto maschile e femminile sono rimaste i
A1 nonostante molti altri nostri atleti fossero già nelle squadre dei Gruppi
militari. Non parliamo degli ottimi piazzamenti negli U14. In soli venti anni
abbiamo reso la Comini una delle società più importanti d'Europa. A valle di
questa vicenda stiamo infatti ricevendo moltissimi messaggi di solidarietà e di
conforto dall'Italia e dall'estero, molti ci hanno portato come esempio di
società modello.
Lascia che ti chieda come vi state riorganizzando.
Francesca è stata contattata per aprire una sezione di
fioretto presso la Petrarca scherma. Un gesto davvero importante e ammirevole.
Ha scelto quindi di gettarsi totalmente in un nuovo progetto perché essendo
padovana, era nata schermisticamente in Comini quando aveva dodici anni. Poi
per necessità agonistica si spostò a Mestre dove siamo cresciuti come atleti e
lì ha mosso i primi passi di insegnante, non appena diventai maestro. E siccome
nacquero le nostre figlie i suoi primi guadagni venivano versati direttamente
alla baby sitter per poter continuare a insegnare a Mestre, pur vivendo a
Padova. Infine lasciammo Mestre per far ripartire la nostra storia in Comini. È
per questo che per non pensare a tutto quello che è successo vuole guardare
sempre e solo avanti, quindi ora è concentrata altrove e la capisco anche.
E tu?
Io preferirei prendermi del tempo per metabolizzare quanto
accaduto. Da sportivo e da schermitore sono abituato a pensare che dietro di me
ci siano gli amici, il gruppo, lo staff che ti supporta, che ti segue e ti
protegge, mentre mi sono accorto che forse non era proprio così. Per cui sento
che devo guardare avanti, ma essere più attento anche a quello che accade
dietro alle mie spalle.
Suppongo però che ci siano state delle ragioni
ufficiali?
Mah ho saputo che in
una riunione con i soci del fioretto è stato detto che era il momento di
rendere la società più moderna, più al passo con i tempi e soprattutto in linea
con la gestione delle altre società, immagino che forse vogliano adottare uno
stile più americano.
Visto che storicamente gli italiani “non vincono poi così
tanto e anche voi, siete stati così poco capaci in termini di risultati...”
(ride) effettivamente sarebbe da capire questa nuova
filosofia di lavoro.
Pensi che ti sostituiranno con un maestro americano?
(ride) credo che andrà il Maestro Omeri. E con lui potranno
forse raggiungere l'obiettivo di avere una società più dinamica, moderna, con
nuovi metodi di lavoro, che sono le ragioni che mi sono state dette a voce.
Si erano lamentati in molti per i vostri metodi?
Che io sappia no,
ma si può immaginare che quando lavori in una sala con così tanti atleti c'è
sempre qualcuno che mormora, soprattutto se non vengono ottenuti i risultati
sperati e quindi diventa comodo scaricare le responsabilità sui Maestri. Per
esperienza ho visto che nelle pieghe dei successi si annidano le invidie e le
gelosie. Quello del Maestro di scherma è un lavoro artigianale fatto su misura,
che non può essere meccanizzato, e non c'è un metodo che vada bene a tutti.
Anzi il metodo è semmai cercare un sistema per allenare ognuno. Poi comunque il
mio riferimento è e rimane il mio Maestro, Livio Di Rosa, un maestro, una
persona che era centrale nella vita della palestra e degli atleti e ritengo che
dovrebbe essere così anche adesso. Dico questo perché giorni fa ho sentito un
dirigente che affermava "che la figura centrale di una società sportiva è
il presidente, perché è il primo ad entrare in palestra e l'ultimo che ne
esce".
Da lavoratore della pedana, mi sembra di poter dire che sia
del tutto falso. Pur non negando il ruolo di ogni presidente di ogni sodalizio
sportivo, chi bagna la pedana di sudore ogni giorno è di certo il maestro.
Guarda un maestro rimane tale per sempre, e sinceramente non
amo molto la suddivisione in Istruttore di primo, secondo e terzo livello. Lo
trovo anche un po' deprimente. Le parole vogliono dire molto, a volte anche più
di quello che pensiamo. Alla fine sono anche disposto a pensare che sia giusto
cambiare staff in una società, ma anche che vi sia un buon motivo per farlo.
Oltre a riposarti, quindi cosa farai?
Vorrei esplorare nuove possibilità, magari all'estero.
In Olanda?
Purtroppo no
perché non ci sono le risorse economiche. La Federazione Olandese ha avuto
fiducia in me e li ho formato maestri e strutturato tutto lo staff della
nazionale, purtroppo ero troppo lontano logisticamente per portare avanti il
progetto in prima persona. Per cui da poco ho lasciato l'incarico ma sono
sicuro che i miei amici e colleghi sapranno continuare con successo il
progetto. Per il momento ritengo di dover valutare le mie opzioni, poi vedremo.
Resto comunque patrimonio della scherma italiana.
Siamo abituati a vedervi assieme alle gare, tu e tua moglie,
anche perché forse siete una delle poche se non l'unica coppia di maestri di
scherma italiani uniti anche nella vita, sarà dura non vedervi assieme alle
prossime gare.
Questa vicenda alla fine ci ha separati professionalmente,
ma non ha distrutto né la grinta né la passione.
È di certo un nuovo inizio.
Che in parte è ancora misterioso e va quindi scoperto.
07 settembre 2025
CALENDARIO E QUALCHE PREOCCUPAZIONE
Qualche idea
è stata partorita e come prima azione efficace, pare sia stato fatto non
proprio un ritocco al calendario gare, ma un vero e proprio riordino.
Per la
sciabola è rimasta l’impostazione della scorsa stagione, con i tutti i Cadetti
che prendono parte ad almeno una prova nazionale di categoria grazie alla quale
potranno partecipare alla prova nazionale GOLD. Invece, a dispetto della parità
di genere di cui si parla tanto, nulla di tutto ciò per le ragazze del
fioretto, alle quali viene imposta la qualificazione per la gara GOLD, e nulla
è previsto per chi non raggiunge la magica classifica che consente loro di
accedere alla fase nazionale.
Per fare un
recap più agile, credo di poter affermare che le cose stiano così:
Fioretto
Maschile, Spada Maschile, Spada Femminile: selezione per i Nazionali GOLD,
e per i primi esclusi campionato nazionale SILVER per i primi degli esclusi;
Sciabola
Maschile e Sciabola Femminile: tutti i partecipanti alle Prove nazionali
vengono ammessi anche al campionato nazionale GOLD (non esiste il Campionato
silver);
Fioretto
Femminile: selezione per i Nazionali GOLD, nessun Campionato Silver per le
escluse che terminano l’attività annuale con questa gara.
Talchè non
vi sono trattamenti equi per le varie armi, e a comandare sono i numeri, in
quanto se sono esigui , le gare sono poche o vengono eliminate.
Resta in
essere una sola competizione per gli U23 nel calendario, cioè il
Campionato Italiano, che ha il sapore di un “andiamoci tutti e vediamo che
succede”.
La musica
cambia non appena si parla di categoria GPG, perché è stato introdotto
il Campionato regionale a squadre con la possibilità di formare un team con
atleti di società diverse, il punto debole è che, nonostante sia inserita nel
calendario federale, non dà punteggio, né può essere utile per qualificarsi al
Gran Premio Giovanissimi di Riccione, al contrario delle gare
regionali/interregionali individuali.
Curioso, se non incomprensibile
la strategia delle gare di Eurofence league, dove la Conference, cioè la
Federazione europea di scherma, la quale ha creato un nuovo campionato aperto
anche agli U23, e senza limite numerico di partecipazione.
Il fine sarebbe
quello di aumentare la voglia di fare gare, a vario livello, approfittando del
desiderio di chi ha voglia di parteciparvi. Evidentemente l’EL sperava di
trovare appoggio da parte della FIS, la quale, al contrario, ha deciso di
limitare la partecipazione degli italiani a solo 20 atleti (per arma), forse
per non sobbarcarsi il costo di più di 4 arbitri così come imposto da
regolamento. Peraltro, la partecipazione è rivolta solo ai Cadetti, e non ai
Giovani. Sarebbe interessante conoscere il parere del Consigliere De
Bartolomeo, che siede nel consiglio della Conference federation.
Incuriosisce
il Trofeo Outsider. Spicca la terminologia, ancora una volta scelta nel
grande e oramai consunto vocabolario anglosassone e che si accosta a Silver
e Gold alla nuova nomenclatura della sempre più probabile futura “Italian
Fencing Federation”.
Si tratta di
un campionato facoltativo, riservato agli esclusi della categoria Gold, ma solo
per i Cadetti. I Comitati regionali non hanno obbligo di organizzarlo, e forse,
sempre a causa di esigui numeri degli
esclusi o di regioni poco popolose di schermitori, ups! Perdonatemi, di fencers,
verrà deciso di dare la possibilità di organizzare, permettetemi la correzione,
un Interregional Outsider trophy.
Ma la novità
maggiore è quella relativa all’aumento delle quote di gara, da 20 a 25€/cad.
L’ultimo aumento avvenne nel 2012, da 15 a 20€, e in effetti un aumentino dopo
tredici anni, ci sta tutto, ma va ricordato che da almeno otto anni, il plateau
dei tesserati federali è stabile, e forse in alcuni casi è addirittura in
decrescita. Per usare un termine inglese, lo spread di atleti è low.
Se fosse inflazione sarebbe ottimo, ma non è così.
In questa
nuovissima federazione, assistiamo a una mancanza totale di idee promozionali,
che invece altri sport fanno con eccellenti risultati, cavalcando l’onda dei
loro rarissimi successi, ma che mediaticamente sono efficacissimi. Se pensiamo
infatti che i nostri campioni sono numeri uno del mondo da anni e si
avvicendano con altri italiani, in altri sport i cui numeri sono di gran lunga
superiori alla scherma, nasce un campione ogni morte di Papa: mi si conceda la
battuta, negli ultimi 20 anni abbiamo assistito alla dipartita di quattro Papi
e qualche campione in più è nato.
Ovviamente,
invece di premiare i qualificati alla gara nazionale, non dico evitandogli la
cifra di partecipazione, ma di far loro lo sconto di 5€/cad, ritornando così ai
20€ dell’anno scorso, la New Italian Fencing Federation, aumenta il costo di
gara a 30€. Se non fosse vero direi che è una barzelletta.
Qualcosa quindi deve essere rivista
e poco importa se a qualcuno possa non piacere, perché, è bene non
dimenticarlo, il fine ultimo è l’aumento degli iscritti e conseguentemente dei
praticanti. Credo sia sbagliato ritenere che poche presenze in sala scherma possa
essere il giusto viatico. L’ideale sarebbe evitare di insegnare scherma in
strutture reliquati degli impianti sportivi, o che si debba sempre fare
promozione nelle scuole, per poi essere demoliti da uno spot del nuoto, ma
sparato in TV e nel momento migliore delle prestazioni dei suoi atleti. Poi, vedere
batterie, anche le più noiose, dell’atletica, dalle otto del mattino alle dieci
di sera, ma non la scherma per la quale vengono trasmesse solo le fasi finali
fa male. In buona sostanza, ci sono sport la cui appetibilità è certamente
superiore alla scherma ma affinché questa possa essere attrattiva e seguita,
parimenti all’atletica, nuoto, rugby, ciclismo etc, è necessario studiare un
progetto che possa favorirne la visibilità. Insomma, fare in modo che la
scherma sia vista dai gironi fino alla fine. Ammetto che non è né semplice e tantomeno
facile, per questo si rende necessario un efficace progetto, magari la FIS lo
avrà anche fatto ma a tutt’oggi non si è ancora visto.
Sembrerebbe
che la scherma, secondo un non ben chiaro disegno, debba essere per pochi (in
sala), costosa (vedi materiale e gare e trasferte e tesseramento), e con la
pretesa di accrescere il numero dei praticanti, salvo ravvisare esattamente il
contrario e piangere per il fatidico abbandono, anzi scusate “drop out”.
Sappiamo
però che botte piena e moglie ubriaca, non è possibile averle. Credo quindi di
poter dire che questo quadriennio stia partendo male, molto male, anzi very
bad.
Infine vi
chiedo scusa per il sarcasmo sull’uso dei termini in inglese ma sono Italiano e
l’inglesizzazione mi è particolarmente antipatica, anche se dobbiamo conviverci.
Ezio RINALDI
28 agosto 2025
MONDIALI PARALIMPICI 2025 E NOVITA' AGONISTICHE
| IKSAN |
Virale il video di Bebe Vio
Grandis nel descrivere la felicità nell’essere Capo delegazione per questo
evento, rinunciando per la prima volta alla casacca di atleta, come dice lei,
anche a causa di qualche acciacco fisico.
Atleti esordienti assieme ad
altri veterani che parteciperanno all’evento che li vede protagonisti in una
gara a sé, posizionata ben lontana da quella degli olimpici, che tempo addietro
li vedeva accorpati o per lo meno consequenziali a questi.
Tale separazione darà loro di
certo una visibilità ben diversa, tenendo conto che la scherma su carrozzina è
uno sport completamente diverso da quello che siamo abituati a vedere, capace
di entusiasmare, mi si conceda la civetteria, ben più di altri sport
paralimpici.
L’anno scorso in questo periodo si sono svolti i mondiali Master, che invece si svolgeranno a Manama, capitale del Bahrein, ma dal 10 al 20 novembre. Anche in questo caso, delegazione nutrita, da tenere d’occhio le categorie 1 e 2, dei quaranta e dei cinquantenni, non da meno le altre due dei sessanta e over settanta, che sono un inno alla longevità di questo sport e alla passione di chi lo pratica.
| Bebe VIO |
Stagione
sportiva quindi sui blocchi di partenza, con le novità relative all’aumento dei
costi, e alla creazione di una serie di nuove gare così suddivise:
GPG
Campionato
regionale a squadre, di nuova concezione, accoglie favorevolmente la
possibilità di chiedere in prestito 1 o 2 atleti da altre società per formare
la prima squadra, non la seconda. Ipotesi che da anni da questo blog invocavamo
ad alta voce. (Art.23 del Regolamento attività agonistica)
Campionato Giovani
Il
Campionato regionale Silver regionale di fioretto viene eliminato, per
introdurre un Trofeo Outsider di Fioretto, a cura dei Comitati regionali, posto
su due gare al fine di qualificarsi per il Campionato Gold nazionale. (Art.33
del Regolamento attività agonistica)
Assoluti
Rimane
invariato, benché sia stato sistemato il Campionato Regionale/interregionale
per il Gold e il Silver nazionale.
Poiché molto lungo e dettagliato, rimando la lettura della
descrizione del Campionato Silver a livello nazionale, (Art.34 del Regolamento
attività agonistica, pag.40 e seg.) che a nostro avviso diventerà uno dei
campionati più frequentati dell’intera stagione agonistica e quello che sarà
oggetto di continue modifiche nel corso dei prossimi anni, evidenziando che
l’attività agonistica di medio e basso livello, rimane quella che regala numeri
(e introiti) migliori, ma si svolgerà solo a livello regionale e per categoria
Cadetti e nelle armi di Fioretto Maschile, Spada Maschile e Femminile, in
quanto non vi sono numeri parificabili a queste, nelle altre armi.
Importanti allo stesso modo le
prescrizioni per il Campionato Assoluto e quello Gold. Cambiano le percentuali
e i qualificati per la fase finale.
Invariate le prescrizioni per le
divise e le armi, anche se ci chiediamo perché sia valido avere: Giacca 350N e
Corazzina 800N, ma non il contrario.
Al di la della valenza che le
nuove riforme impongono ad una attività agonistico ed al suo calendario ciò che
rimarchiamo è una sensibilità inferiore verso i costi a carico di famiglie ed
atleti: per esempio avrei evitato l’aumento delle iscrizioni alle gare ed
avremmo posto una maggiore concentrazione sui materiali (divise-armi etc) senza
abbassare il livello di sicurezza. Non è facile, lo sappiamo, ma in un momento
in cui tutti lamentano una crescente povertà e che gli stipendi o salari in
Italia sono bassi rispetto alla media europea, far spendere meno sarebbe una
buona cosa.
In relazione
a tutto ciò vedremo cosa ci riserverà il futuro prossimo.
Nella certezza che, come sempre,
i nostri ragazzi sapranno farsi valere, in bocca al lupo a tutta la nostra
rappresentativa per i mondiali in Korea del Sud.
A tutti gli
atleti della scherma buon divertimento per l’inizio della nuova stagione sportiva/agonistica.
Ezio RINALDI
20 agosto 2025
Il MONDIALE DELL’EX PRESIDENTE ED OGGI COMPONENTE DEL CONSIGLIO DELLA FIE Paolo AZZI: grandi premi e Russi e Bielorussi riammessi nelle gare a squadre
| Paolo AZZI |
Di ritorno da Tiblisi, in veste di Consigliere FIE, abbiamo intervistato Paolo Azzi.
Buongiorno
Paolo, come è andato questo mondiale?
Nel
complesso bene: il medagliere ci consolida sempre ai vertici della scherma
mondiale per cui, al di là di alcune medaglie mancate, ritengo che nell’insieme
sia andato bene. Poi, naturalmente, le valutazioni tecniche vanno fatte arma
per arma, gara per gara.
Che clima
c’era a Tiblisi dal punto di vista federale internazionale?
La lettera
aperta della Confederazione europea di scherma che si lamentava per
l’ammissione degli atleti AIN anche nelle prove a squadre (peraltro già
avvenuta in occasione degli ultimi mondiali giovani) ha inizialmente fatto
partire il tutto con un po’ di polemica. Il Presidente ad interim della FIE
Abdelmonaim el Hussein non ha preso la cosa di petto, perché ha voluto
approfondire scegliendo il dialogo, piuttosto che lo scontro. Ne è nato quindi
un dibattito, che poi è sfociato in una seconda lettera della Confederazione
europea in cui si ricalibravano gli intenti e i toni. La strada della
moderazione e del dialogo è sempre vincente e mi auguro che questo percorso,
appena iniziato, possa proseguire.
In molti
parlano degli atleti russi, che hanno finalmente partecipato a un Campionato
mondiale, vorresti aggiungere qualcosa dal tuo osservatorio?
Russi e
Bielorussi sono già rientrati da tempo nel circuito delle gare di Coppa del
mondo; il problema si poneva per la riammissione, ovviamente sotto bandiera
FIE, delle squadre, soprattutto in vista dell’Olimpiade di Los Angeles del
2028. Personalmente, pur consapevole che la decisione di riammettere le squadre
non è stata apprezzata dal CIO, la ritengo tuttavia ragionevole anche per fare
in modo di ricostituire, sin dall’inizio del quadriennio olimpico, un ranking
corrispondente ai reali valori tecnici in vista della qualifica per i Giochi di
Los Angeles 2028: tutti noi sappiamo quanto, nella scherma olimpica, la
qualifica a squadre sia determinante anche ai fini della composizione dei
tabelloni delle prove individuali. La questione era già stata ampiamente dibattuta
in ambito FIE e in qualche modo anche definita.
Alla fine
senza di loro forse alcune medaglie sarebbero state messe al collo di altri
atleti.
Kirill
Borodachev era già ampiamente conosciuto e accreditato, invece la Egorian, che
aveva smesso circa sei anni fa, è arrivata dritta all’oro. Ci ha sorpresi, forse
ha tirato con meno pressione rispetto ad altre e questo l’ha avvantaggiata; la
sua, comunque, resta una grande impresa sportiva.
Degli
italiani cosa vorresti dire?
Il discorso sarebbe lungo, visto
che, per forza di cose, tutti gli atleti che si sono cimentati provengono dalla
precedente gestione federale che io stesso presiedevo; questo vale, in
particolare, per gli esordienti, tra i quali emergono Cristino e Galassi, che
hanno disputato un mondiale da protagonisti.
A questo proposito, ci tengo a
dire che mi ha fatto particolarmente piacere rivedere Matteo Neri impegnato a
questi livelli, dopo due anni durissimi per lui.
Detto questo, la vittoria degli
sciabolatori, tornati all’oro dopo dieci anni, è molto importante e poco conta
che sia stata “agevolata” dalla precoce eliminazione di squadre che partivano
con i favori del pronostico: le occasioni vanno sfruttate e i ragazzi hanno
legittimato il titolo con una prestazione molto convincente nella finale contro
l’Ungheria (che, per parte sua, ha schierato una strana formazione, rinunciando
all’apporto di Szatmari).
Bello anche l’oro dei
fiorettisti, che hanno riscattato una prova individuale al di sotto delle
aspettative. Una vittoria importante, perché i nostri atleti sono riusciti a
ottenerla pur non esprimendo, Bianchi a parte, la loro scherma migliore.
Per il
resto, si è trattato del primo mondiale del quadriennio, e, come ho detto, le
valutazioni tecniche è bene che vengano fatte, a mente fredda, nelle sedi
opportune: la strada per Los Angeles è lunga e la concorrenza numerosa e
agguerrita.
In questa
edizione abbiamo visto anche la consegna dei premi in denaro, cosa ci puoi
dire?
È una novità
che la FIE ha voluto introdurre da quest’anno, stanziando risorse ed
elargendole ai primi tre classificati individuali e a squadre.
Sapevo
che erano stati dati anche in edizioni passate, non è così?
Si, in
passato erano stati assegnati dei premi in denaro, ma si trattava di somme
elargite direttamente da Alisher Usmanov, attraverso la sua fondazione. Questa
volta è diverso. I premi sono stati messi in palio direttamente dalla FIE con
risorse proprie.
E
continuerete?
Per quanto
riguarda i Campionati mondiali ritengo di sì, non per la Coppa del mondo.
E per le
gare Continentali?
È una
decisione che spetta alle singole Confederazioni. Per ora non credo ne daranno.
Si sta
profilando uno scenario simile a quello del tennis.
Il paragone
col tennis viene spontaneo, ma, come sappiamo bene, si tratta di due realtà
assolutamente non paragonabili dal punto di vista economico. Forse fra alcuni decenni si potrà dire di aver
costruito un modello nostro, sulla falsariga di quello, ma per ora è una cosa
molto lontana.
Abbiamo
visto un calendario strano, con giorni vuoti rispetto alle edizioni passate.
Un
esperimento non riuscito: l’intenzione era quella di concentrare i tempi di
permanenza delle singole specialità, sul modello di quanto avviene al mondiale
cadetti e giovani. A livello giovanile, però, le gare si svolgono in un solo
giorno, mentre a livello senior i giorni di gara sono due e questo,
inevitabilmente, crea delle sovrapposizioni poco sensate. Risultato: la
soluzione adottata ha ricevuto molte critiche e spero vivamente che verrà
abbandonata per le future edizioni.
Puoi
dirci qualcosa di più in merito al mondiale?
Avrei molte cose da dire, come
per esempio sui regolamenti. Si tratta di un capitolo importante.
Faccio due esempi: il primo
riguarda la comprensibilità del nostro sport per il grande pubblico. E’ chiaro
che il problema riguarda in prevalenza le armi convenzionali, ma mentre la
sciabola ha dalla sua la velocità delle azioni che la rende comunque
spettacolare, il fioretto, anche a causa degli attuali criteri di applicazione
del regolamento, rischia di offrire allo spettatore profano uno spettacolo
noioso oltreché incomprensibile.
Il secondo riguarda la sicurezza:
mi riferisco in particolare all’eccessiva tolleranza, da parte degli arbitri,
dei contatti fisici violenti, che si verificano ormai con una certa frequenza
sia per la prestanza fisica degli atleti, sia per l’importanza che lo scambio
ravvicinato riveste nella scherma moderna. L’anno scorso abbiamo registrato un
caso di lussazione della mandibola; a Tbilisi un atleta di alto livello è
finito in terapia intensiva per un forte trauma. Credo che sia giunto il
momento di intervenire con misure appropriate volte a prevenire il ripetersi di
situazioni simili, se non addirittura peggiori.
Vedo che
hai molto lavoro da fare in FIE
Dopo Los Angeles il programma
olimpico verrà ridiscusso e la scherma, a mio giudizio, dovrà farsi trovare
pronta, come già fu capace di fare prima dei giochi di Pechino. La
globalizzazione del nostro sport è un fatto di grande importanza, ma non basta;
lo stesso dicasi per la tradizione: nuovi sport più telegenici e seducenti si
affacciano ogni giorno e reclamano spazio. La scherma dovrà mostrarsi in grado
di raccogliere la sfida e di rinnovarsi pur senza rinnegare la sua tradizione.
Di questi
temi si parlerà alla conferenza dal titolo “Sviluppo globale della Scherma nel
mondo: problemi, soluzioni e innovazione” in programma a Tashkent il prossimo
30 agosto. Sarà l’occasione, spero, per avviare tutti insieme una seria
riflessione sul futuro del nostro sport.
Spero
quindi tramite te, di poter seguire di più le attività della Federazione
internazionale, a vantaggio di tutta la scherma italiana e non solo.
Grazie vi terrò aggiornati.
14 agosto 2025
12 agosto 2025
QUALCOSA E' CAMBIATO: il pensiero del neo CT della sciabola maschile Andrea TERENZIO.
A cura di Fabrizio Orsini
Il suo e quilibrio psichico era stato minato da un evento
del tutto imprevedibile cosicché la fatalità costruita per la commedia
cinematografica fa sì che le cose comincino a rodare in direzioni farsesche e
assurde, come nei migliori film sentimentali americani in cui la catastrofe è
sempre dietro l’angolo.
Evidentemente anche nella nazionale maggiore di sciabola
maschile, con l’arrivo di Andrea Terenzio in veste di CT, fa capire che
“qualcosa è cambiato”. I vecchi equilibri o quel che erano, sono stati
ricalibrati grazie a un metodo che con entusiasmante energia, Terenzio ha
voluto raccontarci, mostrando una visione del tutto nuova del lavoro ad alto
livello.
Daniele Garozzo
ha detto nella precedente intervista, che Luca Curatoli è stato “l’uomo
mondiale” di Tiblisi, mi viene da dire allora che tu sei il “CT mondiale”.
Mah, non saprei. Certo il lavoro è stato tanto, ma il Luca
che avete visto così in forma, deve il suo successo a un lavoro di squadra,
assiduo e costante, ma che partiva da uno scenario globale complesso.
Non immaginavamo.
Eh lo so che dalla televisione le cose sembrano diverse, ma
la realtà è che Michele Gallo dopo l’europeo si è infortunato all’anca, e da
allora a Tbilisi ha fatto solo due allenamenti e potete immaginare come. A
causa di questo ci siamo perciò concentrati su protocolli di recupero
funzionale e questioni di tipo mentale. Pietro Torre dopo essere uscito dalla
sciabola di Zanotti è passato per quella di Bauer, per poi arrivare a Bologna e
lavorare con me, tutte cose che nell’arco di un breve periodo e a un preciso
livello agonistico, incidono parecchio. Infine Matteo Neri rientrante da una
serie di infortuni lunga due anni.
Perdonami, ma con una nazionale così messa, non conveniva
lavorare con altre persone e sperimentare?
No.
Perché se un allenatore, o un CT aspetta il “giusto allineamento dei pianeti”
per avere la squadra migliore del mondo, praticamente non vincerà mai, o
comunque la probabilità di avere la giusta combinazione è molto bassa. Bisogna
saper ottimizzare tutte le situazioni, anche quelle negative come un infortunio
o problemi personali. Gli atleti, quelli davvero forti, non aspettano la
giornata di grazia per fare una buona gara.
Tieni presente però che anche le altre nazionali sono nella
medesima condizione. Nessuna nazionale al mondo ha una quaterna di atleti tutti
al massimo della forma fisica e mentale, perciò noi siamo stati bravi a
costruire un risultato che si fonda sullo studio degli atleti, e degli
avversari e la preparazione che ne consegue a valle di tutti questi dati.
Un grande lavoro
che proviene da una formazione specifica.
Ecco, questo è il centro della questione. Io mentre mi
trovavo a lavorare al CS Roma, studiavo presso la facoltà di Scienze motorie
con specializzazione in Scienze e tecnologie dello sport, perché volevo fare
l’allenatore di scherma. Benché fossi già maestro, sentivo che non mi bastava
conoscere solo la tecnica che ha reso grande l’Italia della scherma, perché
questo sport e lo sport in generale, è sempre in forte evoluzione. Poi mi sono
anche formato come rieducatore funzionale perché avevo bisogno di capire come
lavorare sulle persone infortunate e come prevenire gli infortuni. Per questo
ho lavorato alla clinica Villa Stewart per un certo periodo, dove ho sviluppato
una conoscenza sui carichi di lavoro e i recuperi degli infortunati. Competenze specifiche che hanno contribuito
a costruire un modello tuo personale.
Sì. Al punto che se non avessi potuto lavorare come volevo
qui in Italia, avrei di certo pensato di cercare un incarico all’estero, ma
poiché il progetto immaginato dalla Federazione mi è piaciuto, e corrispondeva
alle mi attese, tanto da metterle al centro del lavoro, sono rimasto di buon
grado.
Quindi il lavoro
con la squadra di sciabola è andato in maniera naturale verso una direzione
calcolata, vuoi dirci come ci sei riuscito?
La prima delle cose da fare è saper raccogliere dei dati,
delle evidenze, sulle quali poter iniziare un lavoro, quindi con una squadra
che si occupa di competenze trasversali alla scherma nuda e cruda. Io ho nella
mia squadra di lavoro una psicologa, un responsabile della performance, e un
analista di dati. Persone che mi aiutano a capire in primis le capacità di ogni
singolo atleta con il quale ho a che fare, e di come posso lavorare io con
ognuno di loro. Alla base quindi non c’è solo programmazione analitica, ma
soprattutto comunicazione che deve essere efficace, per arrivare ad avere uno
schermitore che alla fine o se vogliamo prima di tutto deve essere sicuro di
sé.
Poi l’analista mi aiuta a lavorare sugli avversari, in modo
da studiarli efficacemente e poter avere tattiche e strategie.
Vorresti
approfondire meglio?
Luca è uno sciabolatore che in attacco è molto forte,
insieme al suo maestro personale abbiamo strutturato dei lavori per potenziare
la difesa.
Parliamo sempre
di atleti di alto livello.
Ovvio. Ebbene con un serio lavoro di match analysis abbiamo
evidenziato che, per esempio, la maggior parte delle squadre avevano lacune
nell’attacco dalle ripartenze, pertanto se bloccati, accusavano delle
difficoltà non indifferenti. Noi invece proprio sulle ripartenze degli
avversari diventavamo passivi, quindi saper generare una condizione
vantaggiosa, cioè le ripartenze e bloccarli è stato uno dei centri di lavoro.
Un lavoro minuzioso sullo sviluppare bene e in maniera efficace una difesa
attiva in queste condizioni tipiche. Tutte cose che erano già iniziate in vista
dell’Europeo e negli allenamenti di Salsomaggiore, subito dopo Genova. Luca poi
rispetto agli altri quattro o cinque compagni di squadra, interpretava al
meglio questa cosa, e a Tiblisi si è visto, mostrandosi a centro pedana meno
prevedibile di prima e perdendo in tal modo quei suoi aspetti che erano
eccessivamente diretti e facilmente interpretabili.
Ha però saputo
rivestire il ruolo di sciabolatore esperto in un gruppo di giovani.
Teniamo conto che ha trentadue anni, perciò andava
ricalibrato il lavoro sui carichi, anche perché ha un ginocchio problematico,
per cui bisognava prepararlo in modo corretto. Questo ha aiutato a gestire
meglio un Curatoli in una seconda fase della sua carriera che in gara era
fresco e capace di esprimersi al suo massimo.
E gli altri?
Su tutti è stato fatto un lavoro individuale a 360 gradi
incidendo principalmente sull’atteggiamento di gara, la mentalità globale, per
poter creare uno spirito di squadra solido e capace di affrontare le situazioni
che si presentavano di volta involta, senza che sorgesse il panico, al fine di
gestire solo l’assalto, e non l’arbitro, o altri fattori che avrebbero potuto
influire in modo negativo.
Ora che ne
parliamo, non hai paura che questo modello possa in qualche modo essere
“copiato” o imitato?
Magari venisse copiato. Questa (pensiero personale) è la
migliore o forse l’unica direzione da prendere, il futuro, la più efficace,
quella che ti permette di avere il massimo controllo del risultato, perché il
modello ti permette di cucire l’allenamento sull’atleta e per farlo devi
prendere le giuste misure. È un lavoro paziente e costante, mai casuale né di
proprietà di una sola persona. E comunque non è facile copiare. Se un CT sa
costruire un modello, allora le idee nuove possono giovare, ma se non ha una
preparazione ampia, è difficile che ci riesca.
Quindi anche con
le Ukraine hai fatto lo stesso lavoro.
Certo che sì. Il cucire su misura l’allenamento su ognuna
di loro, e sul gruppo, è stato diverso, ma ricalca il medesimo principio. Ma
proprio perché venivano da un mondo del tutto diverso dal nostro è stato
fondamentale lavorare con i maestri ukraini, la loro federazione, e una serie
di componenti che servivano a realizzare un modello di allenamento efficace per
loro.
Anche nel loro
caso la medaglia non è stata casuale.
Per nulla. C’è stato un lungo e grande lavoro che si è
visto solo nell’ultima stagione. Poi ci tengo a dire che sono uomo di numeri, e
ogni successo può essere visto sotto molteplici aspetti e attribuire la
vittoria al fatto che non c’erano avversarie del medesimo livello, o perché
c’era una atleta forte come la Kharlan in squadra. Oppure perché è stato fatto
un lavoro specifico e ben fatto. Personalmente a me non interessa la
dietrologia, quanto far sapere cosa accade dietro un successo, in cui io ho preso
parte.
Anche con Luigi
Samele, quindi lungo lavoro.
Prima che arrivasse a Bologna nel 2016, non aveva vinto
quasi nulla, se non un bronzo a Londra nel 2012 in squadra e nessun titolo
nazionale. Addirittura non era nemmeno in squadra nella nazionale capeggiata da
Occhiuzzi a Rio. Però dopo una programmazione adeguata, negli anni ha vinto
quattro titoli italiani, due medaglie olimpiche individuali e un argento a
squadre. A quel punto hanno iniziato a chiamarlo “fuoriclasse”, ignorando il
lavoro che c’era dietro.
Quindi se con te
“qualcosa è cambiato” prova a dirci com’era prima il sistema nazionale.
Prima il sistema nazionale si basava su di un CT che
provava ad imporre una linea comune durante i ritiri della nazionale. Ma è
impossibile iniziare un processo di crescita e cambiamento quando si lavora
direttamente con i ragazzi solo per il 20/30 % del tempo. Si crea più
confusione che altro se a casa fanno un lavoro ed in ritiro poi si programma
qualcosa di diverso o non coordinato.
L’alto livello andrebbe o completamente delegato alla
periferia, o al commissario tecnico.
Sono cose
importanti di cui tenere conto.
Ma certo, e in molti casi si vedeva bene che i sistemi di
altre nazionali superavano di gran lunga quelli italiani, al punto che non ne
venivamo fuori. Il CT quindi deve avere un suo metodo, e deve saper costruire
una linea di lavoro univoca su tutto il gruppo e far sentire i singoli
schermitori della nazionale, tutti di eguale importanza, perché così deve
essere.
Quando hai saputo
che avresti lavorato solo sulla nazionale maschile, cosa hai pensato, che ti
avevano tarpato un’ala del lavoro di CT?
Nessun problema, anzi proprio in questa suddivisione ho
avuto l’opportunità di concentrare ulteriormente le energie in un unico
progetto. Aquili poi è appena arrivato, e deve lavorare su un gruppo completo,
perciò gli va dato tempo.
La nuova
generazione però è in evidente difficoltà, anche rispetto alla passata
generazione di sciabolatrici.
Non dimenticare che le donne della sciabola non hanno mai
vinto una medaglia olimpica. Se questo è il dato non possiamo aspettarci
qualcosa subito. Serve però che si lavori bene e al meglio. Nell’insieme il
mondo femminile italiano, oserei dire che non lo conosco per cui non so
esprimere un giudizio, se non altro superficiale e se lo facessi, sarebbe
ingiusto. Parlo quindi di quello che so e che conosco.
Torniamo quindi
al tuo metodo, che hai pienamente sviluppato alla Virtus.
Diciamo che mi ero preparato bene prima di arrivarci. Lì
l’ho messo in pratica proprio come desideravo e in questo è stata fondamentale
la fiducia di Marcello Scisciolo che dirigeva la società. Gli ho chiesto carta
bianca e me l’ha data subito. Con questa premessa ho lavorato sugli U14, gli
U20 e U23, con risultati significativi ed entusiasmanti. Quando poi è arrivato
Samele, Neri era oramai salito di livello, ho chiesto, sempre a Marcello, di
lavorare solo sull’alto livello e me lo ha nuovamente concesso. Non posso che
ringraziarlo, perché se sono arrivato a tanto è anche merito suo e alla sua
lungimiranza.
Avrai avuto anche
ottimi collaboratori che ti hanno sostituito in palestra.
Bondi e Saladini mi hanno aiutato con i gruppi giovanili in
maniera egregia, e sono grato anche a loro, con i quali c’è sempre dialogo.
Anche perché se lavori ad alto livello il numero di atleti su cui applicarti
non possono superare i sette, otto.
Si va verso il
professionismo a tutti gli effetti, come il tennis?
Magari. Avrete visto Sinner che ha uno staff ampio per
poter raggiungere quei risultati. Bisogna quindi tendere a creare un team
intorno agli atleti di prima fascia.
Il volto giovanile di Andrea Terenzio, si addice all’uomo
umile che lavora con consapevolezza e maturità, che ringrazio di cuore per
avermi rilasciato questa intervista.
08 agosto 2025
IL PENSIERO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO DELLA F.I.S., Daniele GAROZZO, SUI MONDIALI DI SCHERMA GEORGIANI.
| Daniele GAROZZO |
Vicepresidente federale e
Capodelegazione a Tbilisi Daniele Garozzo ci racconta del mondiale e della
Federazione che sarà.
Rapida la voce, a tratti
inarrestabile come i suoi attacchi in pedana, è così sicuro di sé che esordisce
quasi senza porgli alcuna domanda.
È stato un ottimo
mondiale. L’oro della Sciabola a squadre non era scontato, ed ha fatto emergere
Luca Curatoli quale “uomo mondiale”.
Parlaci del tuo amato
fioretto.
Un iniziale
dispiacere per vedere l’eliminazione di un fiorettista dietro l’altro, e Choi
che andava verso la finale, ha prodotto il giorno dopo una reazione adeguata.
Da professionisti quali sono, i ragazzi hanno saputo dare tutto nella prova a
squadre e il risultato si è visto. Va comunque detto che il livello mondiale
del fioretto si è alzato, per cui il percorso verso la medaglia è sempre più
impervio. Ingiusto non riconoscere che Choi era in grande forma. Però i
campioni sanno rifarsi quando è il momento e si è visto.
Dopo la prima giornata, quando
le medaglie individuali non sono arrivate, mentre si sperava il contrario,
com’era lo spogliatoio?
Sereno.
Magari rammaricato, ma nell’insieme sereno. Vanni ha saputo dare i giusti
input.
E visto che tu hai vissuto
l’era Cerioni, mentre ora c’è Vanni, che differenze puoi rimarcare?
Cerioni
aveva molta esperienza e sapeva bene come gestire una situazione del genere,
mantenendo la concentrazione del gruppo. Vanni, pur essendo nuovo nel ruolo di
CT della nazionale maggiore, ha portato entusiasmo, nuove idee e soprattutto ha
saputo resettare il gruppo con grande lucidità, proiettandolo subito verso la
gara successiva. È stato bravo a non lasciarsi sopraffare dalla sconfitta,
affrontando il momento in modo efficace e costruttivo. Mi sono piaciuti molto.
Il rinnovamento prima o poi
doveva arrivare.
Esattamente.
Ma questo avviene in maniera fisiologica a tutti i livelli, cosa che sta
accadendo poco alla volta.
La prestazione delle donne è
in qualche modo simmetrica, anche se hanno fatto meglio, con Anna Cristino che
potremmo dire che è la rivelazione del mondiale?
Io
preferisco dire che è diventata una delle punte di diamante della nazionale.
Dall’inizio della stagione ha saputo collezionare una serie di podi in Coppa
del mondo, poi all’Europeo a squadre, e infine nel mondiale. Diciamo che era
nell’aria una prestazione di questo livello.
Le veterane sono sembrate più
affaticate o mi sbaglio?
Succede che
una gara possa andare storta. Arianna Errigo arrivava da undici medaglie
individuali consecutive vinte ai mondiali. Se anche una gara va storta, ci può
stare. Poi però nella gara a squadre si è comportata con una prestazione di
qualità, e la medaglia è arrivata. Per Martina Batini va detto che ha
incrociato una Lee Kiefer che era in grazia divina quel giorno e si è visto
anche nella gara a squadre. Per Alice non è stata la giornata migliore, ma dopo
tante prestazioni di alto livello, una gara sottotono può accadere, fa parte
del percorso.
Parliamo della spada.
Provo
personalmente un sincero dispiacere per non averli visti tornare con una
medaglia al collo, ma resta intatto l’apprezzamento per il percorso che hanno
fatto. Venivano da una grande stagione e l’ambizione di salire sul podio era
legittima. Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo hanno mancato la semifinale
davvero per un soffio, entrambe fuori per una sola stoccata: segno che il
livello c’è ed è alto. Non parlerei affatto di una brutta gara, anzi.
Per quanto
riguarda gli uomini, siamo soddisfatti, in particolare per Galassi, che ha
confermato il suo stile atipico, coraggioso e imprevedibile, capace di mettere
in difficoltà chiunque. La squadra c’è, il gruppo è sano e determinato: a loro
va data piena fiducia e tempo per emergere.
Siamo stati abituati a vedere
Di Veroli che chiudeva nelle gare a squadre, condividi la scelta tecnica?
La scelta
tattica è di certo ragionata. Se Diego (Confalonieri ndr) ha schierato così la
squadra, aveva i suoi buoni motivi.
Abbiamo visto Dario Chiadò
seduto sugli spalti, scoprendo che lui avrebbe seguito le donne, mentre gli
uomini erano in mano a Confalonieri, come per la sciabola, ma non in maniera
ufficiale, cosa ci puoi dire?
È stato
Dario, a voler dare a Confalonieri, in qualità di delegato tecnico della spada
maschile, la possibilità di seguire da vicino la squadra: una decisione che personalmente
ritengo del tutto corretta e coerente con il suo ruolo.
Guardando il medagliere, vi
aspettavate questo risultato?
Quando andiamo in gara,
l’obiettivo è sempre quello di vincere in tutte le armi, o comunque di restare
stabilmente tra le nazioni di vertice. Guardando i risultati, possiamo dirci
soddisfatti: abbiamo chiuso terzi nel medagliere, un piazzamento solido in un
contesto internazionale sempre più competitivo.
Va anche detto che le medaglie
d’oro degli Stati Uniti sono tutte arrivate dalla straordinaria Kiefer: senza
di lei, la classifica finale avrebbe assunto contorni molto diversi.
L’Italia
deve continuare ad avere l’ambizione di vincere il medagliere, e soprattutto la
sicurezza – e anche un pizzico di sana arroganza – di poter puntare all’oro in
ogni gara. È questa la mentalità che ci ha resi grandi, e che dobbiamo
mantenere anche oggi, in un panorama in cui le medaglie sono sempre più
distribuite e le nazioni protagoniste sempre più numerose.
Mi piacerebbe parlare delle
strategie federali per aumentare i numeri della Sciabola, specie quella
femminile, che conta cifre molto basse.
Io non
parlerei della Sciabola soltanto, ma delle armi convenzionali che soffrono
molto in tal senso. I nostri obiettivi sono di migliorare la cultura formativa
dei maestri, portare avanti il progetto Scherma futura, che però sono tutte
soluzioni a lunga scadenza, con percorsi molto lunghi. Se i CAF (Centri di
allenamento federali ndr) nella spada hanno lavorato molto bene, nelle altre
armi hanno fatto più fatica, vanno pertanto ripensati in qualche modo,
studiando strategie appropriate, anche perché l’obiettivo è riuscire a
mantenere in piedi queste due armi. Ma non è l’unica cosa di cui ci stiamo
occupando, perché i problemi che sorgono con l’abbandono sono enormi. Fra
l’ultimo anno GPG e i primi due anni cadetti, fra i 13 e 16 anni di età, il
drop-out schermistico è enorme, se non preoccupante. Per questo, tra le tante
strategie, stiamo studiando una nuova App per migliorare l’engagement di nuovi
atleti e poter far seguire la scherma come si deve ai nuovi tesserati.
Cos’altro puoi dirci in
merito?
Purtroppo
ancora nulla, ma è un progetto che si farà, puoi starne certo.
Per le armi convenzionali però
un ruolo lo hanno anche gli arbitri, cosa puoi dirci in merito?
In generale
l’arbitraggio italiano è molto buono e di grande livello. Per la sciabola è
addirittura intrinseco all’arma stessa, e fa parte di quel mondo in maniera
risaputa. Quello dell’arbitraggio è comunque un settore che non mi preoccupa,
proprio perché gli arbitri italiani sono in gamba, già come persone.
Avendo poi una consigliera
esperta del settore sarete avvantaggiati, o no?
Daria
Marchetti sta portando avanti un progetto per la formazione arbitrale molto
interessante, che porterà di certo il frutto dovuto. Tutto il movimento
arbitrale comunque deve sempre crescere e far arrivare all’apice i migliori
nelle tre armi.
Vedo che ci sono molti
progetti e molto entusiasmo, auguro quindi un buon lavoro a tutto il Consiglio
federale.
Grazie, ne abbiamo bisogno.