16 settembre 2025

GIUSTIZIA FEDERALE: è possibile una vera riforma?

Alberto ANCARANI
Dalla pagina facebook dell’avv. Alberto ANCARANI riprendo il post inerente la sua vicenda giudiziaria sportiva, risalente a qualche tempo fa e per la quale scrissi un articolo in cui, tra l'altro, asserivo che:

La madre di tutte le riforme riguarda la Giustizia Sportiva e il nodo da sciogliere è la mescolanza tra il Potere politico e quello Giudiziario. Attualmente i Presidenti, attraverso il Consiglio, scelgono i procuratori ed i Giudici Federali e, come si può ben intuire, in questo senso non esiste alcuna imparzialità. Si potrà avere una autentica riforma togliendo alle Federazioni la possibilità di nominarsi i Giudici altrimenti la montagna avrà partorito il classico topolino. Subito dopo andrebbe rivisto il Regolamento di Giustizia Federale.”

Alla luce di quanto pubblicato dall’avv. Ancarani ritengo doveroso proporre al Consiglio federale l’esame di una possibile riforma che darebbe molta più credibilità al sistema scherma e che, evidentemente, eviterebbe possibili contrasti, discussioni e dubbi vari.

Ezio RINALDI

 Alberto Ancarani

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Cari amici della Scherma, le sale sono riaperte ormai da due settimane e si ritorna nel vivo del nostro sport.

Questa è la prima stagione schermistica interamente gestita dalla nuova dirigenza nazionale, dunque il primo anno nel quale si potrà testare in tutto e per tutto la mano di chi ha ottenuto la maggioranza dei consensi all'assemblea del Gennaio 2025.

Personalmente ho lasciato che la "luna di miele con gli elettori" tipica di chi ha appena vinto le elezioni non venisse disturbata da alcuna contestazione "politica" perchè trovo sacrosanto che chi ha vinto esprimendo un programma elettorale sia messo nelle condizioni di metterlo in pratica.

Ovviamente al termine di questo primo anno schermistico ci saranno ampiamente le condizioni per esprimersi e per valutare, ma farlo prima, perlomeno da parte di chi ha governato fino all'altro ieri, rischia di apparire un esercizio infantile tipo "Volpe e Uva" che non mi appartiene.

Significa che quanto messo in pratica fin qui è apparso privo di motivi di contestazione? Tutt'altro. Ma molte delle scelte sono state conseguenze di ciò che è stato raccontato agli elettori, ed è giusto che gli elettori - che erano stati avvisati dalle controparti su quanto alcune promesse fossero discutibili o per meglio dire non applicabili - tocchino con mano ciò che hanno scelto.

Tutt'altro argomento è invece quello relativo a ciò che agli elettori non è stato raccontato o a ciò che le alleanze elettorali hanno costretto a determinare.

Mi riferisco alla mancanza di prese di distanze della Federazione su certe questioni relative a tesserati condannati per reati relativi alla sfera personale della persona.

Quando feci notare la questione su questo social, una cheerleader dell'attuale dirigenza, Anna Ferraro, mi segnalò alla Procura Federale, la quale aprì, per mano della Sostituto Procuratore Stefania Cappa, nominata dal nuovo consiglio federale e di cui consiglio ai tesserati FIS la ricerca del curriculum su google esclusivamente ai fini della massima trasparenza sugli organi di giustizia che potrebbero occuparsi di ciascuno di noi, un immediato procedimento nei miei confronti.

L'esito di questo procedimento nel quale il Tribunale Federale ha sancito la totale insindacabilità delle mie considerazioni, è reperibile al link "Giustizia federale" del sito federale. Purtroppo la Federazione, nonostante la rinuncia da me espressa al mio diritto alla privacy, si è rifiutata di pubblicare il mio nome nel pdf pubblicato, ma attraverso questo post risolviamo anche questo problema.

Da ultimo: se continueranno questi metodi non mancherò di rispondere colpo su colpo a prescindere da quanto tempo è passato dalle precedenti o manchi alle prossime elezioni federali.

#federscherma #cheerleader #giustiziafederale #assoluzionetotale #insindacabilita



13 settembre 2025

Andrea BORELLA e Francesca BORTOLOZZI dopo 20 anni lasciano la Comini. Andrea si consola con l’entrata nella Hall of fame della FIE.

Più che una intervista è una chiacchierata tra amici dalla quale emergono delusione ed orgoglio di un maestro, un uomo e un marito. Sono convinto che Andrea e Francesca andranno incontro ad altri successi e soddisfazioni e continueranno a contribuire al consolidamento del prestigio dell’Italia schermistica. IN BOCCA AL LUPO!

Ezio RINALDI

Andrea BORELLA
Intervista a cura di Fabrizio Orsini

Era già accaduto alcuni anni fa che la FIE aveva chiesto ad Andrea Borella il Curriculum di atleta. Lo scopo era forse farlo entrare nella Hall of fame della FIE, ma poi non era accaduto nulla. Quando poi alcune settimane fa era arrivata la medesima richiesta, Andrea aveva capito che forse i tempi erano maturi e infatti oggi sulla pagina Insta della FIE, troneggia la sua foto annunciando la notizia. È così che ci ha raccontato come tutto è accaduto con un interessante corollario di dettagli moto intriganti.

Come hai accolto la notizia?

Io ormai lo sapevo, perché la notizia è arrivata tramite lettera e ammetto che mi ha fatto un piacere enorme. E' un importantissimo riconoscimento che dedico e condivido con il mio caro Maestro Livio Di Rosa, senza di lui questo non sarebbe potuto accadere.

Francesca (Bortolozzi) tua moglie ne faceva già parte vero?

Francesca Bortolozzi

Sì. Lei lo era in quanto appartenente alla grande squadra di fioretto, quel “dream team” che vinse tutto per molti anni.

Bisognava pareggiare i conti quindi.

Noi in famiglia non sentivamo questo bisogno, ma era giusto in qualche modo che si colmasse la lacuna.

E la Federazione?

Ho chiamato per ringraziare perché di certo hanno avuto un ruolo in tutto questo, nella persona del Presidente Mazzone e del Vice Garozzo,

Questa notizia l'avete festeggiata in casa, e purtroppo non in palestra, non è così?

Un tornado. Dopo una stagione di continue tensioni, abbiamo avuto un'estate drammatica che ha demolito tutto quanto Francesca e io abbiamo costruito in venti anni lei e quindici anni io. Ricordo che quando Francesca arrivò alla Comini c'erano dodici atleti e siamo arrivati ad averne centoottanta. Pertanto quando in una drammatica riunione a luglio, il Consiglio Direttivo della società, senza alcun preavviso e senza propormi un progetto alternativo, mi ha sollevato dal ruolo di Direttore di sala e responsabile del settore fioretto nominando al posto mio il Maestro più giovane della società (Alberto Dei Rossi ndr) senza tenere conto di Francesca, abbiamo capito che il nostro ruolo non era più centrale e che si voleva svilire la nostra autorità all'interno della società. Ovviamente non convinti delle motivazioni che hanno portato a questo cambio, abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni. Tutto questo al termine dell'ultima stagione agonistica dove sono stati raggiunti risultati eccezionali grazie a Davide Filippi che ha raggiunto il traguardo di entrare nel top 16 del ranking mondiale assoluto, Matilde Molinari oro agli Europei U20, argento ai campionati del Mondo U20, Marco Panazzolo argento agli Europei cadetti e oro a squadre, bronzo ai Mondiali cadetti, Nicolò Collini bronzo agli Europei cadetti e oro a squadre. A questi successi individuali va detto che le nostre due squadre di fioretto maschile e femminile sono rimaste i A1 nonostante molti altri nostri atleti fossero già nelle squadre dei Gruppi militari. Non parliamo degli ottimi piazzamenti negli U14. In soli venti anni abbiamo reso la Comini una delle società più importanti d'Europa. A valle di questa vicenda stiamo infatti ricevendo moltissimi messaggi di solidarietà e di conforto dall'Italia e dall'estero, molti ci hanno portato come esempio di società modello.

Lascia che ti chieda come vi state riorganizzando.

Francesca è stata contattata per aprire una sezione di fioretto presso la Petrarca scherma. Un gesto davvero importante e ammirevole. Ha scelto quindi di gettarsi totalmente in un nuovo progetto perché essendo padovana, era nata schermisticamente in Comini quando aveva dodici anni. Poi per necessità agonistica si spostò a Mestre dove siamo cresciuti come atleti e lì ha mosso i primi passi di insegnante, non appena diventai maestro. E siccome nacquero le nostre figlie i suoi primi guadagni venivano versati direttamente alla baby sitter per poter continuare a insegnare a Mestre, pur vivendo a Padova. Infine lasciammo Mestre per far ripartire la nostra storia in Comini. È per questo che per non pensare a tutto quello che è successo vuole guardare sempre e solo avanti, quindi ora è concentrata altrove e la capisco anche.

E tu?

Io preferirei prendermi del tempo per metabolizzare quanto accaduto. Da sportivo e da schermitore sono abituato a pensare che dietro di me ci siano gli amici, il gruppo, lo staff che ti supporta, che ti segue e ti protegge, mentre mi sono accorto che forse non era proprio così. Per cui sento che devo guardare avanti, ma essere più attento anche a quello che accade dietro alle mie spalle.

Suppongo però che ci siano state delle ragioni ufficiali?

Mah ho saputo che in una riunione con i soci del fioretto è stato detto che era il momento di rendere la società più moderna, più al passo con i tempi e soprattutto in linea con la gestione delle altre società, immagino che forse vogliano adottare uno stile più americano.

Visto che storicamente gli italiani “non vincono poi così tanto e anche voi, siete stati così poco capaci in termini di risultati...”

(ride) effettivamente sarebbe da capire questa nuova filosofia di lavoro.

Pensi che ti sostituiranno con un maestro americano?

(ride) credo che andrà il Maestro Omeri. E con lui potranno forse raggiungere l'obiettivo di avere una società più dinamica, moderna, con nuovi metodi di lavoro, che sono le ragioni che mi sono state dette a voce.

Si erano lamentati in molti per i vostri metodi?

Che io sappia no, ma si può immaginare che quando lavori in una sala con così tanti atleti c'è sempre qualcuno che mormora, soprattutto se non vengono ottenuti i risultati sperati e quindi diventa comodo scaricare le responsabilità sui Maestri. Per esperienza ho visto che nelle pieghe dei successi si annidano le invidie e le gelosie. Quello del Maestro di scherma è un lavoro artigianale fatto su misura, che non può essere meccanizzato, e non c'è un metodo che vada bene a tutti. Anzi il metodo è semmai cercare un sistema per allenare ognuno. Poi comunque il mio riferimento è e rimane il mio Maestro, Livio Di Rosa, un maestro, una persona che era centrale nella vita della palestra e degli atleti e ritengo che dovrebbe essere così anche adesso. Dico questo perché giorni fa ho sentito un dirigente che affermava "che la figura centrale di una società sportiva è il presidente, perché è il primo ad entrare in palestra e l'ultimo che ne esce".

Da lavoratore della pedana, mi sembra di poter dire che sia del tutto falso. Pur non negando il ruolo di ogni presidente di ogni sodalizio sportivo, chi bagna la pedana di sudore ogni giorno è di certo il maestro.

Guarda un maestro rimane tale per sempre, e sinceramente non amo molto la suddivisione in Istruttore di primo, secondo e terzo livello. Lo trovo anche un po' deprimente. Le parole vogliono dire molto, a volte anche più di quello che pensiamo. Alla fine sono anche disposto a pensare che sia giusto cambiare staff in una società, ma anche che vi sia un buon motivo per farlo.

Oltre a riposarti, quindi cosa farai?

Vorrei esplorare nuove possibilità, magari all'estero.

In Olanda?

Purtroppo no perché non ci sono le risorse economiche. La Federazione Olandese ha avuto fiducia in me e li ho formato maestri e strutturato tutto lo staff della nazionale, purtroppo ero troppo lontano logisticamente per portare avanti il progetto in prima persona. Per cui da poco ho lasciato l'incarico ma sono sicuro che i miei amici e colleghi sapranno continuare con successo il progetto. Per il momento ritengo di dover valutare le mie opzioni, poi vedremo. Resto comunque patrimonio della scherma italiana.

 Esarebbe più che giusto sfruttarti e non perderti.

Siamo abituati a vedervi assieme alle gare, tu e tua moglie, anche perché forse siete una delle poche se non l'unica coppia di maestri di scherma italiani uniti anche nella vita, sarà dura non vedervi assieme alle prossime gare.

Questa vicenda alla fine ci ha separati professionalmente, ma non ha distrutto né la grinta né la passione.

È di certo un nuovo inizio.

Che in parte è ancora misterioso e va quindi scoperto.

 

 

07 settembre 2025

CALENDARIO E QUALCHE PREOCCUPAZIONE

Qualche giorno fa, sulle pagine di questa “PIAZZA”, ho scritto poche righe in merito alla messa in opera del calendario gare. Approfondendo la questione, e chiedo scusa anticipatamente per qualche omissione o strafalcione, a mio avviso ritengo che Vertiginoso sia l’aggettivo più adatto per descrivere l’abbandono schermistico, paragonabile solo a un altro, cioè preoccupante. Dall’intervista al Vice presidente federale Daniele Garozzo, la sensazione che più traspare dalle sue parole, sempre che non abbia interpretato male quanto espresso, e che per contrastare questo fenomeno, sia necessario cambiare qualcosa. Reputo che non ci voglia un genio della finanza per capire che forse, una federazione con pochi iscritti, deve dipendere in modo famelico dai premi ottenuti dai successi della Nazionale maggiore, senza i quali non può mantenersi in quanto gli introiti derivanti dalle società, proprio a causa degli abbandoni, sono scarsi.

Qualche idea è stata partorita e come prima azione efficace, pare sia stato fatto non proprio un ritocco al calendario gare, ma un vero e proprio riordino.

Per la sciabola è rimasta l’impostazione della scorsa stagione, con i tutti i Cadetti che prendono parte ad almeno una prova nazionale di categoria grazie alla quale potranno partecipare alla prova nazionale GOLD. Invece, a dispetto della parità di genere di cui si parla tanto, nulla di tutto ciò per le ragazze del fioretto, alle quali viene imposta la qualificazione per la gara GOLD, e nulla è previsto per chi non raggiunge la magica classifica che consente loro di accedere alla fase nazionale.

Per fare un recap più agile, credo di poter affermare che le cose stiano così:

Fioretto Maschile, Spada Maschile, Spada Femminile: selezione per i Nazionali GOLD, e per i primi esclusi campionato nazionale SILVER per i primi degli esclusi;

Sciabola Maschile e Sciabola Femminile: tutti i partecipanti alle Prove nazionali vengono ammessi anche al campionato nazionale GOLD (non esiste il Campionato silver);

Fioretto Femminile: selezione per i Nazionali GOLD, nessun Campionato Silver per le escluse che terminano l’attività annuale con questa gara.

Talchè non vi sono trattamenti equi per le varie armi, e a comandare sono i numeri, in quanto se sono esigui , le gare sono poche o vengono eliminate.

Resta in essere una sola competizione per gli U23 nel calendario, cioè il Campionato Italiano, che ha il sapore di un “andiamoci tutti e vediamo che succede”.

La musica cambia non appena si parla di categoria GPG, perché è stato introdotto il Campionato regionale a squadre con la possibilità di formare un team con atleti di società diverse, il punto debole è che, nonostante sia inserita nel calendario federale, non dà punteggio, né può essere utile per qualificarsi al Gran Premio Giovanissimi di Riccione, al contrario delle gare regionali/interregionali individuali.

Curioso, se non incomprensibile la strategia delle gare di Eurofence league, dove la Conference, cioè la Federazione europea di scherma, la quale ha creato un nuovo campionato aperto anche agli U23, e senza limite numerico di partecipazione.

Il fine sarebbe quello di aumentare la voglia di fare gare, a vario livello, approfittando del desiderio di chi ha voglia di parteciparvi. Evidentemente l’EL sperava di trovare appoggio da parte della FIS, la quale, al contrario, ha deciso di limitare la partecipazione degli italiani a solo 20 atleti (per arma), forse per non sobbarcarsi il costo di più di 4 arbitri così come imposto da regolamento. Peraltro, la partecipazione è rivolta solo ai Cadetti, e non ai Giovani. Sarebbe interessante conoscere il parere del Consigliere De Bartolomeo, che siede nel consiglio della Conference federation.

Incuriosisce il Trofeo Outsider. Spicca la terminologia, ancora una volta scelta nel grande e oramai consunto vocabolario anglosassone e che si accosta a Silver e Gold alla nuova nomenclatura della sempre più probabile futura “Italian Fencing Federation”.

Si tratta di un campionato facoltativo, riservato agli esclusi della categoria Gold, ma solo per i Cadetti. I Comitati regionali non hanno obbligo di organizzarlo, e forse, sempre a causa di esigui numeri  degli esclusi o di regioni poco popolose di schermitori, ups! Perdonatemi, di fencers, verrà deciso di dare la possibilità di organizzare, permettetemi la correzione, un Interregional Outsider trophy.

Ma la novità maggiore è quella relativa all’aumento delle quote di gara, da 20 a 25€/cad. L’ultimo aumento avvenne nel 2012, da 15 a 20€, e in effetti un aumentino dopo tredici anni, ci sta tutto, ma va ricordato che da almeno otto anni, il plateau dei tesserati federali è stabile, e forse in alcuni casi è addirittura in decrescita. Per usare un termine inglese, lo spread di atleti è low. Se fosse inflazione sarebbe ottimo, ma non è così.

In questa nuovissima federazione, assistiamo a una mancanza totale di idee promozionali, che invece altri sport fanno con eccellenti risultati, cavalcando l’onda dei loro rarissimi successi, ma che mediaticamente sono efficacissimi. Se pensiamo infatti che i nostri campioni sono numeri uno del mondo da anni e si avvicendano con altri italiani, in altri sport i cui numeri sono di gran lunga superiori alla scherma, nasce un campione ogni morte di Papa: mi si conceda la battuta, negli ultimi 20 anni abbiamo assistito alla dipartita di quattro Papi e qualche campione in più è nato.

Ovviamente, invece di premiare i qualificati alla gara nazionale, non dico evitandogli la cifra di partecipazione, ma di far loro lo sconto di 5€/cad, ritornando così ai 20€ dell’anno scorso, la New Italian Fencing Federation, aumenta il costo di gara a 30€. Se non fosse vero direi che è una barzelletta.

Qualcosa quindi deve essere rivista e poco importa se a qualcuno possa non piacere, perché, è bene non dimenticarlo, il fine ultimo è l’aumento degli iscritti e conseguentemente dei praticanti. Credo sia sbagliato ritenere che poche presenze in sala scherma possa essere il giusto viatico. L’ideale sarebbe evitare di insegnare scherma in strutture reliquati degli impianti sportivi, o che si debba sempre fare promozione nelle scuole, per poi essere demoliti da uno spot del nuoto, ma sparato in TV e nel momento migliore delle prestazioni dei suoi atleti. Poi, vedere batterie, anche le più noiose, dell’atletica, dalle otto del mattino alle dieci di sera, ma non la scherma per la quale vengono trasmesse solo le fasi finali fa male. In buona sostanza, ci sono sport la cui appetibilità è certamente superiore alla scherma ma affinché questa possa essere attrattiva e seguita, parimenti all’atletica, nuoto, rugby, ciclismo etc, è necessario studiare un progetto che possa favorirne la visibilità. Insomma, fare in modo che la scherma sia vista dai gironi fino alla fine. Ammetto che non è né semplice e tantomeno facile, per questo si rende necessario un efficace progetto, magari la FIS lo avrà anche fatto ma a tutt’oggi non si è ancora visto.

Sembrerebbe che la scherma, secondo un non ben chiaro disegno, debba essere per pochi (in sala), costosa (vedi materiale e gare e trasferte e tesseramento), e con la pretesa di accrescere il numero dei praticanti, salvo ravvisare esattamente il contrario e piangere per il fatidico abbandono, anzi scusate “drop out”.

Sappiamo però che botte piena e moglie ubriaca, non è possibile averle. Credo quindi di poter dire che questo quadriennio stia partendo male, molto male, anzi very bad.

Infine vi chiedo scusa per il sarcasmo sull’uso dei termini in inglese ma sono Italiano e l’inglesizzazione mi è particolarmente antipatica, anche se dobbiamo conviverci.

Ezio RINALDI

28 agosto 2025

MONDIALI PARALIMPICI 2025 E NOVITA' AGONISTICHE

IKSAN
Manca pochissimo all’inizio dei mondiali di scherma paralimpica che si svolgeranno a Iksan in Corea del sud dal 2 al 7 settembre.

Virale il video di Bebe Vio Grandis nel descrivere la felicità nell’essere Capo delegazione per questo evento, rinunciando per la prima volta alla casacca di atleta, come dice lei, anche a causa di qualche acciacco fisico.

Atleti esordienti assieme ad altri veterani che parteciperanno all’evento che li vede protagonisti in una gara a sé, posizionata ben lontana da quella degli olimpici, che tempo addietro li vedeva accorpati o per lo meno consequenziali a questi.

Tale separazione darà loro di certo una visibilità ben diversa, tenendo conto che la scherma su carrozzina è uno sport completamente diverso da quello che siamo abituati a vedere, capace di entusiasmare, mi si conceda la civetteria, ben più di altri sport paralimpici.

L’anno scorso in questo periodo si sono svolti i mondiali Master, che invece si svolgeranno a Manama, capitale del Bahrein, ma dal 10 al 20 novembre. Anche in questo caso, delegazione nutrita, da tenere d’occhio le categorie 1 e 2, dei quaranta e dei cinquantenni, non da meno le altre due dei sessanta e over settanta, che sono un inno alla longevità di questo sport e alla passione di chi lo pratica.

Bebe VIO

Stagione sportiva quindi sui blocchi di partenza, con le novità relative all’aumento dei costi, e alla creazione di una serie di nuove gare così suddivise:

GPG

Campionato regionale a squadre, di nuova concezione, accoglie favorevolmente la possibilità di chiedere in prestito 1 o 2 atleti da altre società per formare la prima squadra, non la seconda. Ipotesi che da anni da questo blog invocavamo ad alta voce. (Art.23 del Regolamento attività agonistica)

Campionato Giovani

Il Campionato regionale Silver regionale di fioretto viene eliminato, per introdurre un Trofeo Outsider di Fioretto, a cura dei Comitati regionali, posto su due gare al fine di qualificarsi per il Campionato Gold nazionale. (Art.33 del Regolamento attività agonistica)

Assoluti

Rimane invariato, benché sia stato sistemato il Campionato Regionale/interregionale per il Gold e il Silver nazionale.

Poiché molto lungo e dettagliato, rimando la lettura della descrizione del Campionato Silver a livello nazionale, (Art.34 del Regolamento attività agonistica, pag.40 e seg.) che a nostro avviso diventerà uno dei campionati più frequentati dell’intera stagione agonistica e quello che sarà oggetto di continue modifiche nel corso dei prossimi anni, evidenziando che l’attività agonistica di medio e basso livello, rimane quella che regala numeri (e introiti) migliori, ma si svolgerà solo a livello regionale e per categoria Cadetti e nelle armi di Fioretto Maschile, Spada Maschile e Femminile, in quanto non vi sono numeri parificabili a queste, nelle altre armi.

Importanti allo stesso modo le prescrizioni per il Campionato Assoluto e quello Gold. Cambiano le percentuali e i qualificati per la fase finale.

Invariate le prescrizioni per le divise e le armi, anche se ci chiediamo perché sia valido avere: Giacca 350N e Corazzina 800N, ma non il contrario.

Al di la della valenza che le nuove riforme impongono ad una attività agonistico ed al suo calendario ciò che rimarchiamo è una sensibilità inferiore verso i costi a carico di famiglie ed atleti: per esempio avrei evitato l’aumento delle iscrizioni alle gare ed avremmo posto una maggiore concentrazione sui materiali (divise-armi etc) senza abbassare il livello di sicurezza. Non è facile, lo sappiamo, ma in un momento in cui tutti lamentano una crescente povertà e che gli stipendi o salari in Italia sono bassi rispetto alla media europea, far spendere meno sarebbe una buona cosa.

In relazione a tutto ciò vedremo cosa ci riserverà il futuro prossimo.

Nella certezza che, come sempre, i nostri ragazzi sapranno farsi valere, in bocca al lupo a tutta la nostra rappresentativa per i mondiali in Korea del Sud.

A tutti gli atleti della scherma buon divertimento per l’inizio della nuova stagione sportiva/agonistica.

Ezio RINALDI

20 agosto 2025

Il MONDIALE DELL’EX PRESIDENTE ED OGGI COMPONENTE DEL CONSIGLIO DELLA FIE Paolo AZZI: grandi premi e Russi e Bielorussi riammessi nelle gare a squadre

Paolo AZZI
Intervista a cura di Fabrizio ORSINI

Di ritorno da Tiblisi, in veste di Consigliere FIE, abbiamo intervistato Paolo Azzi.

Buongiorno Paolo, come è andato questo mondiale?

Nel complesso bene: il medagliere ci consolida sempre ai vertici della scherma mondiale per cui, al di là di alcune medaglie mancate, ritengo che nell’insieme sia andato bene. Poi, naturalmente, le valutazioni tecniche vanno fatte arma per arma, gara per gara.

Che clima c’era a Tiblisi dal punto di vista federale internazionale?

La lettera aperta della Confederazione europea di scherma che si lamentava per l’ammissione degli atleti AIN anche nelle prove a squadre (peraltro già avvenuta in occasione degli ultimi mondiali giovani) ha inizialmente fatto partire il tutto con un po’ di polemica. Il Presidente ad interim della FIE Abdelmonaim el Hussein non ha preso la cosa di petto, perché ha voluto approfondire scegliendo il dialogo, piuttosto che lo scontro. Ne è nato quindi un dibattito, che poi è sfociato in una seconda lettera della Confederazione europea in cui si ricalibravano gli intenti e i toni. La strada della moderazione e del dialogo è sempre vincente e mi auguro che questo percorso, appena iniziato, possa proseguire. 

In molti parlano degli atleti russi, che hanno finalmente partecipato a un Campionato mondiale, vorresti aggiungere qualcosa dal tuo osservatorio?

Russi e Bielorussi sono già rientrati da tempo nel circuito delle gare di Coppa del mondo; il problema si poneva per la riammissione, ovviamente sotto bandiera FIE, delle squadre, soprattutto in vista dell’Olimpiade di Los Angeles del 2028. Personalmente, pur consapevole che la decisione di riammettere le squadre non è stata apprezzata dal CIO, la ritengo tuttavia ragionevole anche per fare in modo di ricostituire, sin dall’inizio del quadriennio olimpico, un ranking corrispondente ai reali valori tecnici in vista della qualifica per i Giochi di Los Angeles 2028: tutti noi sappiamo quanto, nella scherma olimpica, la qualifica a squadre sia determinante anche ai fini della composizione dei tabelloni delle prove individuali. La questione era già stata ampiamente dibattuta in ambito FIE e in qualche modo anche definita.

Alla fine senza di loro forse alcune medaglie sarebbero state messe al collo di altri atleti.

Kirill Borodachev era già ampiamente conosciuto e accreditato, invece la Egorian, che aveva smesso circa sei anni fa, è arrivata dritta all’oro. Ci ha sorpresi, forse ha tirato con meno pressione rispetto ad altre e questo l’ha avvantaggiata; la sua, comunque, resta una grande impresa sportiva.

Degli italiani cosa vorresti dire?

Il discorso sarebbe lungo, visto che, per forza di cose, tutti gli atleti che si sono cimentati provengono dalla precedente gestione federale che io stesso presiedevo; questo vale, in particolare, per gli esordienti, tra i quali emergono Cristino e Galassi, che hanno disputato un mondiale da protagonisti.

A questo proposito, ci tengo a dire che mi ha fatto particolarmente piacere rivedere Matteo Neri impegnato a questi livelli, dopo due anni durissimi per lui.

Detto questo, la vittoria degli sciabolatori, tornati all’oro dopo dieci anni, è molto importante e poco conta che sia stata “agevolata” dalla precoce eliminazione di squadre che partivano con i favori del pronostico: le occasioni vanno sfruttate e i ragazzi hanno legittimato il titolo con una prestazione molto convincente nella finale contro l’Ungheria (che, per parte sua, ha schierato una strana formazione, rinunciando all’apporto di Szatmari).

Bello anche l’oro dei fiorettisti, che hanno riscattato una prova individuale al di sotto delle aspettative. Una vittoria importante, perché i nostri atleti sono riusciti a ottenerla pur non esprimendo, Bianchi a parte, la loro scherma migliore.

Per il resto, si è trattato del primo mondiale del quadriennio, e, come ho detto, le valutazioni tecniche è bene che vengano fatte, a mente fredda, nelle sedi opportune: la strada per Los Angeles è lunga e la concorrenza numerosa e agguerrita.

In questa edizione abbiamo visto anche la consegna dei premi in denaro, cosa ci puoi dire?

È una novità che la FIE ha voluto introdurre da quest’anno, stanziando risorse ed elargendole ai primi tre classificati individuali e a squadre.

Sapevo che erano stati dati anche in edizioni passate, non è così?

Si, in passato erano stati assegnati dei premi in denaro, ma si trattava di somme elargite direttamente da Alisher Usmanov, attraverso la sua fondazione. Questa volta è diverso. I premi sono stati messi in palio direttamente dalla FIE con risorse proprie.

E continuerete?

Per quanto riguarda i Campionati mondiali ritengo di sì, non per la Coppa del mondo.

E per le gare Continentali?

È una decisione che spetta alle singole Confederazioni. Per ora non credo ne daranno.

Si sta profilando uno scenario simile a quello del tennis.

Il paragone col tennis viene spontaneo, ma, come sappiamo bene, si tratta di due realtà assolutamente non paragonabili dal punto di vista economico.  Forse fra alcuni decenni si potrà dire di aver costruito un modello nostro, sulla falsariga di quello, ma per ora è una cosa molto lontana.

Abbiamo visto un calendario strano, con giorni vuoti rispetto alle edizioni passate.

Un esperimento non riuscito: l’intenzione era quella di concentrare i tempi di permanenza delle singole specialità, sul modello di quanto avviene al mondiale cadetti e giovani. A livello giovanile, però, le gare si svolgono in un solo giorno, mentre a livello senior i giorni di gara sono due e questo, inevitabilmente, crea delle sovrapposizioni poco sensate. Risultato: la soluzione adottata ha ricevuto molte critiche e spero vivamente che verrà abbandonata per le future edizioni.

Puoi dirci qualcosa di più in merito al mondiale?

Avrei molte cose da dire, come per esempio sui regolamenti. Si tratta di un capitolo importante.

Faccio due esempi: il primo riguarda la comprensibilità del nostro sport per il grande pubblico. E’ chiaro che il problema riguarda in prevalenza le armi convenzionali, ma mentre la sciabola ha dalla sua la velocità delle azioni che la rende comunque spettacolare, il fioretto, anche a causa degli attuali criteri di applicazione del regolamento, rischia di offrire allo spettatore profano uno spettacolo noioso oltreché incomprensibile.

Il secondo riguarda la sicurezza: mi riferisco in particolare all’eccessiva tolleranza, da parte degli arbitri, dei contatti fisici violenti, che si verificano ormai con una certa frequenza sia per la prestanza fisica degli atleti, sia per l’importanza che lo scambio ravvicinato riveste nella scherma moderna. L’anno scorso abbiamo registrato un caso di lussazione della mandibola; a Tbilisi un atleta di alto livello è finito in terapia intensiva per un forte trauma. Credo che sia giunto il momento di intervenire con misure appropriate volte a prevenire il ripetersi di situazioni simili, se non addirittura peggiori.

Vedo che hai molto lavoro da fare in FIE

Dopo Los Angeles il programma olimpico verrà ridiscusso e la scherma, a mio giudizio, dovrà farsi trovare pronta, come già fu capace di fare prima dei giochi di Pechino. La globalizzazione del nostro sport è un fatto di grande importanza, ma non basta; lo stesso dicasi per la tradizione: nuovi sport più telegenici e seducenti si affacciano ogni giorno e reclamano spazio. La scherma dovrà mostrarsi in grado di raccogliere la sfida e di rinnovarsi pur senza rinnegare la sua tradizione.

Di questi temi si parlerà alla conferenza dal titolo “Sviluppo globale della Scherma nel mondo: problemi, soluzioni e innovazione” in programma a Tashkent il prossimo 30 agosto. Sarà l’occasione, spero, per avviare tutti insieme una seria riflessione sul futuro del nostro sport.

Spero quindi tramite te, di poter seguire di più le attività della Federazione internazionale, a vantaggio di tutta la scherma italiana e non solo.

Grazie vi terrò aggiornati.


14 agosto 2025

12 agosto 2025

QUALCOSA E' CAMBIATO: il pensiero del neo CT della sciabola maschile Andrea TERENZIO.

A cura di Fabrizio Orsini

Quando Melvin Udall, un personaggio interpretato da Jack Nicholson nel film “Qualcosa è cambiato”, scopre che la cameriera che lo serviva ogni giorno a pranzo si era licenziata per problemi familiari comincia a capire qualcosa di sé di cui non si era accorto e fa di tutto per far ritornare le cose come un tempo.

Il suo e quilibrio psichico era stato minato da un evento del tutto imprevedibile cosicché la fatalità costruita per la commedia cinematografica fa sì che le cose comincino a rodare in direzioni farsesche e assurde, come nei migliori film sentimentali americani in cui la catastrofe è sempre dietro l’angolo.

Evidentemente anche nella nazionale maggiore di sciabola maschile, con l’arrivo di Andrea Terenzio in veste di CT, fa capire che “qualcosa è cambiato”. I vecchi equilibri o quel che erano, sono stati ricalibrati grazie a un metodo che con entusiasmante energia, Terenzio ha voluto raccontarci, mostrando una visione del tutto nuova del lavoro ad alto livello.

Daniele Garozzo ha detto nella precedente intervista, che Luca Curatoli è stato “l’uomo mondiale” di Tiblisi, mi viene da dire allora che tu sei il “CT mondiale”.

Mah, non saprei. Certo il lavoro è stato tanto, ma il Luca che avete visto così in forma, deve il suo successo a un lavoro di squadra, assiduo e costante, ma che partiva da uno scenario globale complesso.

Non immaginavamo.

Eh lo so che dalla televisione le cose sembrano diverse, ma la realtà è che Michele Gallo dopo l’europeo si è infortunato all’anca, e da allora a Tbilisi ha fatto solo due allenamenti e potete immaginare come. A causa di questo ci siamo perciò concentrati su protocolli di recupero funzionale e questioni di tipo mentale. Pietro Torre dopo essere uscito dalla sciabola di Zanotti è passato per quella di Bauer, per poi arrivare a Bologna e lavorare con me, tutte cose che nell’arco di un breve periodo e a un preciso livello agonistico, incidono parecchio. Infine Matteo Neri rientrante da una serie di infortuni lunga due anni.

Perdonami, ma con una nazionale così messa, non conveniva lavorare con altre persone e sperimentare?

No. Perché se un allenatore, o un CT aspetta il “giusto allineamento dei pianeti” per avere la squadra migliore del mondo, praticamente non vincerà mai, o comunque la probabilità di avere la giusta combinazione è molto bassa. Bisogna saper ottimizzare tutte le situazioni, anche quelle negative come un infortunio o problemi personali. Gli atleti, quelli davvero forti, non aspettano la giornata di grazia per fare una buona gara.

Tieni presente però che anche le altre nazionali sono nella medesima condizione. Nessuna nazionale al mondo ha una quaterna di atleti tutti al massimo della forma fisica e mentale, perciò noi siamo stati bravi a costruire un risultato che si fonda sullo studio degli atleti, e degli avversari e la preparazione che ne consegue a valle di tutti questi dati.

Un grande lavoro che proviene da una formazione specifica.

Ecco, questo è il centro della questione. Io mentre mi trovavo a lavorare al CS Roma, studiavo presso la facoltà di Scienze motorie con specializzazione in Scienze e tecnologie dello sport, perché volevo fare l’allenatore di scherma. Benché fossi già maestro, sentivo che non mi bastava conoscere solo la tecnica che ha reso grande l’Italia della scherma, perché questo sport e lo sport in generale, è sempre in forte evoluzione. Poi mi sono anche formato come rieducatore funzionale perché avevo bisogno di capire come lavorare sulle persone infortunate e come prevenire gli infortuni. Per questo ho lavorato alla clinica Villa Stewart per un certo periodo, dove ho sviluppato una conoscenza sui carichi di lavoro e i recuperi degli infortunati. Competenze specifiche che hanno contribuito a costruire un modello tuo personale.

Sì. Al punto che se non avessi potuto lavorare come volevo qui in Italia, avrei di certo pensato di cercare un incarico all’estero, ma poiché il progetto immaginato dalla Federazione mi è piaciuto, e corrispondeva alle mi attese, tanto da metterle al centro del lavoro, sono rimasto di buon grado.

Quindi il lavoro con la squadra di sciabola è andato in maniera naturale verso una direzione calcolata, vuoi dirci come ci sei riuscito?

La prima delle cose da fare è saper raccogliere dei dati, delle evidenze, sulle quali poter iniziare un lavoro, quindi con una squadra che si occupa di competenze trasversali alla scherma nuda e cruda. Io ho nella mia squadra di lavoro una psicologa, un responsabile della performance, e un analista di dati. Persone che mi aiutano a capire in primis le capacità di ogni singolo atleta con il quale ho a che fare, e di come posso lavorare io con ognuno di loro. Alla base quindi non c’è solo programmazione analitica, ma soprattutto comunicazione che deve essere efficace, per arrivare ad avere uno schermitore che alla fine o se vogliamo prima di tutto deve essere sicuro di sé.

Poi l’analista mi aiuta a lavorare sugli avversari, in modo da studiarli efficacemente e poter avere tattiche e strategie.

Vorresti approfondire meglio?

Luca è uno sciabolatore che in attacco è molto forte, insieme al suo maestro personale abbiamo strutturato dei lavori per potenziare la difesa.

Parliamo sempre di atleti di alto livello.

Ovvio. Ebbene con un serio lavoro di match analysis abbiamo evidenziato che, per esempio, la maggior parte delle squadre avevano lacune nell’attacco dalle ripartenze, pertanto se bloccati, accusavano delle difficoltà non indifferenti. Noi invece proprio sulle ripartenze degli avversari diventavamo passivi, quindi saper generare una condizione vantaggiosa, cioè le ripartenze e bloccarli è stato uno dei centri di lavoro. Un lavoro minuzioso sullo sviluppare bene e in maniera efficace una difesa attiva in queste condizioni tipiche. Tutte cose che erano già iniziate in vista dell’Europeo e negli allenamenti di Salsomaggiore, subito dopo Genova. Luca poi rispetto agli altri quattro o cinque compagni di squadra, interpretava al meglio questa cosa, e a Tiblisi si è visto, mostrandosi a centro pedana meno prevedibile di prima e perdendo in tal modo quei suoi aspetti che erano eccessivamente diretti e facilmente interpretabili.

Ha però saputo rivestire il ruolo di sciabolatore esperto in un gruppo di giovani.

Teniamo conto che ha trentadue anni, perciò andava ricalibrato il lavoro sui carichi, anche perché ha un ginocchio problematico, per cui bisognava prepararlo in modo corretto. Questo ha aiutato a gestire meglio un Curatoli in una seconda fase della sua carriera che in gara era fresco e capace di esprimersi al suo massimo.

E gli altri?

Su tutti è stato fatto un lavoro individuale a 360 gradi incidendo principalmente sull’atteggiamento di gara, la mentalità globale, per poter creare uno spirito di squadra solido e capace di affrontare le situazioni che si presentavano di volta involta, senza che sorgesse il panico, al fine di gestire solo l’assalto, e non l’arbitro, o altri fattori che avrebbero potuto influire in modo negativo.

Ora che ne parliamo, non hai paura che questo modello possa in qualche modo essere “copiato” o imitato?

Magari venisse copiato. Questa (pensiero personale) è la migliore o forse l’unica direzione da prendere, il futuro, la più efficace, quella che ti permette di avere il massimo controllo del risultato, perché il modello ti permette di cucire l’allenamento sull’atleta e per farlo devi prendere le giuste misure. È un lavoro paziente e costante, mai casuale né di proprietà di una sola persona. E comunque non è facile copiare. Se un CT sa costruire un modello, allora le idee nuove possono giovare, ma se non ha una preparazione ampia, è difficile che ci riesca.

Quindi anche con le Ukraine hai fatto lo stesso lavoro.

Certo che sì. Il cucire su misura l’allenamento su ognuna di loro, e sul gruppo, è stato diverso, ma ricalca il medesimo principio. Ma proprio perché venivano da un mondo del tutto diverso dal nostro è stato fondamentale lavorare con i maestri ukraini, la loro federazione, e una serie di componenti che servivano a realizzare un modello di allenamento efficace per loro.

Anche nel loro caso la medaglia non è stata casuale.

Per nulla. C’è stato un lungo e grande lavoro che si è visto solo nell’ultima stagione. Poi ci tengo a dire che sono uomo di numeri, e ogni successo può essere visto sotto molteplici aspetti e attribuire la vittoria al fatto che non c’erano avversarie del medesimo livello, o perché c’era una atleta forte come la Kharlan in squadra. Oppure perché è stato fatto un lavoro specifico e ben fatto. Personalmente a me non interessa la dietrologia, quanto far sapere cosa accade dietro un successo, in cui io ho preso parte.

Anche con Luigi Samele, quindi lungo lavoro.

Prima che arrivasse a Bologna nel 2016, non aveva vinto quasi nulla, se non un bronzo a Londra nel 2012 in squadra e nessun titolo nazionale. Addirittura non era nemmeno in squadra nella nazionale capeggiata da Occhiuzzi a Rio. Però dopo una programmazione adeguata, negli anni ha vinto quattro titoli italiani, due medaglie olimpiche individuali e un argento a squadre. A quel punto hanno iniziato a chiamarlo “fuoriclasse”, ignorando il lavoro che c’era dietro.

Quindi se con te “qualcosa è cambiato” prova a dirci com’era prima il sistema nazionale.

Prima il sistema nazionale si basava su di un CT che provava ad imporre una linea comune durante i ritiri della nazionale. Ma è impossibile iniziare un processo di crescita e cambiamento quando si lavora direttamente con i ragazzi solo per il 20/30 % del tempo. Si crea più confusione che altro se a casa fanno un lavoro ed in ritiro poi si programma qualcosa di diverso o non coordinato.

L’alto livello andrebbe o completamente delegato alla periferia, o al commissario tecnico.

Sono cose importanti di cui tenere conto.

Ma certo, e in molti casi si vedeva bene che i sistemi di altre nazionali superavano di gran lunga quelli italiani, al punto che non ne venivamo fuori. Il CT quindi deve avere un suo metodo, e deve saper costruire una linea di lavoro univoca su tutto il gruppo e far sentire i singoli schermitori della nazionale, tutti di eguale importanza, perché così deve essere.

Quando hai saputo che avresti lavorato solo sulla nazionale maschile, cosa hai pensato, che ti avevano tarpato un’ala del lavoro di CT?

Nessun problema, anzi proprio in questa suddivisione ho avuto l’opportunità di concentrare ulteriormente le energie in un unico progetto. Aquili poi è appena arrivato, e deve lavorare su un gruppo completo, perciò gli va dato tempo.

La nuova generazione però è in evidente difficoltà, anche rispetto alla passata generazione di sciabolatrici.

Non dimenticare che le donne della sciabola non hanno mai vinto una medaglia olimpica. Se questo è il dato non possiamo aspettarci qualcosa subito. Serve però che si lavori bene e al meglio. Nell’insieme il mondo femminile italiano, oserei dire che non lo conosco per cui non so esprimere un giudizio, se non altro superficiale e se lo facessi, sarebbe ingiusto. Parlo quindi di quello che so e che conosco.

Torniamo quindi al tuo metodo, che hai pienamente sviluppato alla Virtus.

Diciamo che mi ero preparato bene prima di arrivarci. Lì l’ho messo in pratica proprio come desideravo e in questo è stata fondamentale la fiducia di Marcello Scisciolo che dirigeva la società. Gli ho chiesto carta bianca e me l’ha data subito. Con questa premessa ho lavorato sugli U14, gli U20 e U23, con risultati significativi ed entusiasmanti. Quando poi è arrivato Samele, Neri era oramai salito di livello, ho chiesto, sempre a Marcello, di lavorare solo sull’alto livello e me lo ha nuovamente concesso. Non posso che ringraziarlo, perché se sono arrivato a tanto è anche merito suo e alla sua lungimiranza.

Avrai avuto anche ottimi collaboratori che ti hanno sostituito in palestra.

Bondi e Saladini mi hanno aiutato con i gruppi giovanili in maniera egregia, e sono grato anche a loro, con i quali c’è sempre dialogo. Anche perché se lavori ad alto livello il numero di atleti su cui applicarti non possono superare i sette, otto.

Si va verso il professionismo a tutti gli effetti, come il tennis?

Magari. Avrete visto Sinner che ha uno staff ampio per poter raggiungere quei risultati. Bisogna quindi tendere a creare un team intorno agli atleti di prima fascia.

Il volto giovanile di Andrea Terenzio, si addice all’uomo umile che lavora con consapevolezza e maturità, che ringrazio di cuore per avermi rilasciato questa intervista.

08 agosto 2025

IL PENSIERO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO DELLA F.I.S., Daniele GAROZZO, SUI MONDIALI DI SCHERMA GEORGIANI.

Daniele GAROZZO
intervista a cura di Fabrizio ORSINI.

Vicepresidente federale e Capodelegazione a Tbilisi Daniele Garozzo ci racconta del mondiale e della Federazione che sarà.

Rapida la voce, a tratti inarrestabile come i suoi attacchi in pedana, è così sicuro di sé che esordisce quasi senza porgli alcuna domanda.

È stato un ottimo mondiale. L’oro della Sciabola a squadre non era scontato, ed ha fatto emergere Luca Curatoli quale “uomo mondiale”.

Parlaci del tuo amato fioretto.

Un iniziale dispiacere per vedere l’eliminazione di un fiorettista dietro l’altro, e Choi che andava verso la finale, ha prodotto il giorno dopo una reazione adeguata. Da professionisti quali sono, i ragazzi hanno saputo dare tutto nella prova a squadre e il risultato si è visto. Va comunque detto che il livello mondiale del fioretto si è alzato, per cui il percorso verso la medaglia è sempre più impervio. Ingiusto non riconoscere che Choi era in grande forma. Però i campioni sanno rifarsi quando è il momento e si è visto.

Dopo la prima giornata, quando le medaglie individuali non sono arrivate, mentre si sperava il contrario, com’era lo spogliatoio?

Sereno. Magari rammaricato, ma nell’insieme sereno. Vanni ha saputo dare i giusti input.

E visto che tu hai vissuto l’era Cerioni, mentre ora c’è Vanni, che differenze puoi rimarcare?

Cerioni aveva molta esperienza e sapeva bene come gestire una situazione del genere, mantenendo la concentrazione del gruppo. Vanni, pur essendo nuovo nel ruolo di CT della nazionale maggiore, ha portato entusiasmo, nuove idee e soprattutto ha saputo resettare il gruppo con grande lucidità, proiettandolo subito verso la gara successiva. È stato bravo a non lasciarsi sopraffare dalla sconfitta, affrontando il momento in modo efficace e costruttivo. Mi sono piaciuti molto.

Il rinnovamento prima o poi doveva arrivare.

Esattamente. Ma questo avviene in maniera fisiologica a tutti i livelli, cosa che sta accadendo poco alla volta.

La prestazione delle donne è in qualche modo simmetrica, anche se hanno fatto meglio, con Anna Cristino che potremmo dire che è la rivelazione del mondiale?

Io preferisco dire che è diventata una delle punte di diamante della nazionale. Dall’inizio della stagione ha saputo collezionare una serie di podi in Coppa del mondo, poi all’Europeo a squadre, e infine nel mondiale. Diciamo che era nell’aria una prestazione di questo livello.

Le veterane sono sembrate più affaticate o mi sbaglio?

Succede che una gara possa andare storta. Arianna Errigo arrivava da undici medaglie individuali consecutive vinte ai mondiali. Se anche una gara va storta, ci può stare. Poi però nella gara a squadre si è comportata con una prestazione di qualità, e la medaglia è arrivata. Per Martina Batini va detto che ha incrociato una Lee Kiefer che era in grazia divina quel giorno e si è visto anche nella gara a squadre. Per Alice non è stata la giornata migliore, ma dopo tante prestazioni di alto livello, una gara sottotono può accadere, fa parte del percorso.

Parliamo della spada.

Provo personalmente un sincero dispiacere per non averli visti tornare con una medaglia al collo, ma resta intatto l’apprezzamento per il percorso che hanno fatto. Venivano da una grande stagione e l’ambizione di salire sul podio era legittima. Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo hanno mancato la semifinale davvero per un soffio, entrambe fuori per una sola stoccata: segno che il livello c’è ed è alto. Non parlerei affatto di una brutta gara, anzi.

Per quanto riguarda gli uomini, siamo soddisfatti, in particolare per Galassi, che ha confermato il suo stile atipico, coraggioso e imprevedibile, capace di mettere in difficoltà chiunque. La squadra c’è, il gruppo è sano e determinato: a loro va data piena fiducia e tempo per emergere.

Siamo stati abituati a vedere Di Veroli che chiudeva nelle gare a squadre, condividi la scelta tecnica?

La scelta tattica è di certo ragionata. Se Diego (Confalonieri ndr) ha schierato così la squadra, aveva i suoi buoni motivi.

Abbiamo visto Dario Chiadò seduto sugli spalti, scoprendo che lui avrebbe seguito le donne, mentre gli uomini erano in mano a Confalonieri, come per la sciabola, ma non in maniera ufficiale, cosa ci puoi dire?

È stato Dario, a voler dare a Confalonieri, in qualità di delegato tecnico della spada maschile, la possibilità di seguire da vicino la squadra: una decisione che personalmente ritengo del tutto corretta e coerente con il suo ruolo.

Guardando il medagliere, vi aspettavate questo risultato?

Quando andiamo in gara, l’obiettivo è sempre quello di vincere in tutte le armi, o comunque di restare stabilmente tra le nazioni di vertice. Guardando i risultati, possiamo dirci soddisfatti: abbiamo chiuso terzi nel medagliere, un piazzamento solido in un contesto internazionale sempre più competitivo.

Va anche detto che le medaglie d’oro degli Stati Uniti sono tutte arrivate dalla straordinaria Kiefer: senza di lei, la classifica finale avrebbe assunto contorni molto diversi.

L’Italia deve continuare ad avere l’ambizione di vincere il medagliere, e soprattutto la sicurezza – e anche un pizzico di sana arroganza – di poter puntare all’oro in ogni gara. È questa la mentalità che ci ha resi grandi, e che dobbiamo mantenere anche oggi, in un panorama in cui le medaglie sono sempre più distribuite e le nazioni protagoniste sempre più numerose.

Mi piacerebbe parlare delle strategie federali per aumentare i numeri della Sciabola, specie quella femminile, che conta cifre molto basse.

Io non parlerei della Sciabola soltanto, ma delle armi convenzionali che soffrono molto in tal senso. I nostri obiettivi sono di migliorare la cultura formativa dei maestri, portare avanti il progetto Scherma futura, che però sono tutte soluzioni a lunga scadenza, con percorsi molto lunghi. Se i CAF (Centri di allenamento federali ndr) nella spada hanno lavorato molto bene, nelle altre armi hanno fatto più fatica, vanno pertanto ripensati in qualche modo, studiando strategie appropriate, anche perché l’obiettivo è riuscire a mantenere in piedi queste due armi. Ma non è l’unica cosa di cui ci stiamo occupando, perché i problemi che sorgono con l’abbandono sono enormi. Fra l’ultimo anno GPG e i primi due anni cadetti, fra i 13 e 16 anni di età, il drop-out schermistico è enorme, se non preoccupante. Per questo, tra le tante strategie, stiamo studiando una nuova App per migliorare l’engagement di nuovi atleti e poter far seguire la scherma come si deve ai nuovi tesserati.

Cos’altro puoi dirci in merito?

Purtroppo ancora nulla, ma è un progetto che si farà, puoi starne certo.

Per le armi convenzionali però un ruolo lo hanno anche gli arbitri, cosa puoi dirci in merito?

In generale l’arbitraggio italiano è molto buono e di grande livello. Per la sciabola è addirittura intrinseco all’arma stessa, e fa parte di quel mondo in maniera risaputa. Quello dell’arbitraggio è comunque un settore che non mi preoccupa, proprio perché gli arbitri italiani sono in gamba, già come persone.

Avendo poi una consigliera esperta del settore sarete avvantaggiati, o no?

Daria Marchetti sta portando avanti un progetto per la formazione arbitrale molto interessante, che porterà di certo il frutto dovuto. Tutto il movimento arbitrale comunque deve sempre crescere e far arrivare all’apice i migliori nelle tre armi.

Vedo che ci sono molti progetti e molto entusiasmo, auguro quindi un buon lavoro a tutto il Consiglio federale.

Grazie, ne abbiamo bisogno.

06 agosto 2025

Anna CRISTINO - la rivelazione di Tbilisi: intervista ad Alessandro PUCCINI.

Intervista ad Alessandro Puccini - di Fabrizio ORSINI - 

È la rivelazione del mondiale di scherma di Tbilisi Anna Cristino, una storia singolare della scherma italiana.

Una rivelazione del fioretto femminile italiano, con un esordio in silenzio, e stoccata dopo stoccata, come all’Europeo, si è fatta notare finché è arrivata al podio. Sentiamo cosa ha da dire il suo maestro, Alessandro Puccini.

Alessandro PUCCINI
È una storia singolare che meriterebbe di essere conosciuta nella scherma, perché non ha vinto mai nulla. Né il GPG, o i nazionali cadette, ma nemmeno mondiali giovani o junior, anzi avrebbe voluto smettere qualche anno fa, ma poi è stata convinta a fare un ultimo tentativo dopo il quale è andata sempre di bene in meglio.

È la fiorettista della porta accanto?

È la fiorettista che aveva bisogno di costruire una sua scherma, di lavorare con i suoi tempi.

E alla Raggetti di Firenze ci è riuscita.

Sì siamo arrivati cinque anni fa e lì abbiamo trovato le condizioni ideali per esprimerci al meglio.

Una storia lunga.

Sì. ma se consideriamo che è giovane, nemmeno poi tanto. Comunque la costruzione dell’alteta è una faccenda lenta per un maestro di scherma, una sua peculiarità costruire l’allievo da quando è piccolo fino a farlo maturare nel momento giusto.

Quando hai visto il tabellone delle dirette cosa hai pensato?

Ero sereno. Livello alto, ma fattibile. Siamo rimasti lucidi e concentrati, studiando le avversarie che avremmo incontrato. Questo ha permesso di entrare in gara al meglio e quando si è in giornata nella scherma va tutto per il verso giusto.

Anna CRISTINO

La gara femminile arrivava dopo una prova dei maschi, purtroppo senza medaglie. Qual era il clima globale?

Bisogna precisare che la situazione contingente era minata da alcuni episodi significativi. Filippo (Macchi ndr) arrivava da un infortunio, Bianchi che era in grande forma non è riuscito a esprimersi al massimo, Marini che in qualche modo risentiva di alcuni cambi di abitudini, a valle del trasferimento a Roma, e Foconi che ha dovuto rinunciare al suo maestro Romagnoli, che attualmente è in Canada, hanno cambiato un pochino l’atmosfera globale. È comunque innegabile che il gruppo sia eccezionale, e lo ha dimostrato nella gara a squadre.

Molto carichi insomma.

Proprio così, e le donne non sono state da meno e anche un po’ investite da questo sentimento.

E com’è l’atmosfera nello spogliatoio femminile?

Molto buono direi, in quanto Anna e Martina (Favaretto ndr) c’è una buona intesa e stanno cercando di calcare le orme delle veterane Volpi ed Errigo.

Anche con il nuovo CT, Simone Vanni?

Direi ottimo. Nei collegiali sa infondere serenità e ha una buona presa sugli atleti che ne hanno stima.

Il passaggio fra Cerioni è stato importante credo.

Molto, anche perché Cerioni ha grande carisma e personalità, ma Simone non è da meno, pur mantenendo uno stile completamente diverso, grazie al quale sa infondere la giusta competitività e serenità allo stesso tempo. E comunque l’esperienza non manca. Sia da atleta, che nel periodo in cui è stato CT della paralimpica.

Ma torniamo alla gara di Anna Cristino.

Già, il tabellone. Dunque io avevo personalmente qualche cruccio, visto che avrebbe incontrato prima la Scruggs, e poi la canadese Harvey, ma poiché ha iniziato l’assalto con la dovuta concentrazione già dai primi colpi, ho avuto la percezione immediata che ce l’avrebbe fatta. Scherma pulita, idee chiare, determinazione adeguate. Nulla da dire.

Poi però la Ranvier…

Contro la francese c’è stato un calo di prestazione da parte di Anna e cercheremo di valutarne le cause. Va detto che la Ranvier ha fatto un gran bell’assalto. A proposito di questo mi chiedo se da parte della Ranvier fosse preparata quella cosa che fa nel rimettere la botta dopo aver mandato in parata l’avversaria. A tratti sembrava che le venisse spontanea, non come se fosse preparata. Di certo riguarderò bene i video per capire meglio e non farci trovare sguarniti, nell’insieme l’abbiamo vista maggiormente dotata di colpi diversi dai soliti, con una scherma in generale più varia o se vogliamo meno prevedibile del solito.

Nella prova a squadre Anna si è distinta comunque.

Esatto e credo che sia merito anche di Simone Vanni, che le ha dato fiducia nel darle l’assalto di chiusura nella finalina del terzo e quarto posto. Non è cosa da poco.

Tutto il contrario! Tuttavia le più esperte si sono espresse al di sotto delle proprie capacità, o mi sbaglio?

a sx Anna CRISTINO, a dx Alessandro PUCCINI

Sono entrambe fortissime e spetta solo a loro raccogliere le forze e proseguire dando il massimo, così come solo loro sanno fare.

Parliamo adesso di Martina Batini.

Bè la gioia è stata pari alla rabbia quando non è riuscita a qualificarsi per la semifinale. Partiamo però dall’inizio, cioè dal fatto che il rischio che si potesse incrociare con la Cristino che era piuttosto alto, poi il sorteggio le ha messe bene nel tabellone, e a quel punto la probabilità di raggiungere le prime quattro, era tangibile. Poi però qualcosa si è inceppata.

Eppure sembra rinata, schermisticamente parlando.

Per la verità due anni fa ha terminato il ranking in terza posizione, e ha conquistato il Campionato europeo individuale. Sia al mondiale di Molano che a quello di Tiblisi si è fermata ai piedi del podio e le è mancato il guizzo finale, ma è sempre stata fra le prime del mondo.

Due atlete al mondiale non sono poche per un maestro, come vi allenate?

Facciamo continui collegiali accordandoci con gli atleti di alto livello presenti nella zona, in modo da essere presenti sempre tutti assieme in sedi diverse.

Un sistema che sarebbe bello approfondire. Grazie per la tua disponibilità.

Grazie a te per questa intervista