05 marzo 2024
LA NOTA DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SIENA
04 marzo 2024
CHE SPORTIVI SIAMO?
Il volano non è nemmeno lento, anzi, lo sport della
cavalleria, del rispetto, del saluto, del decalogo di Mangiarotti e Cerchiari,
e poi quella formula unica in cui maschi e femmine si allenano assieme,
precorrendo e superando quella che oggi viene considerata la disparità di
genere in cui non ci sono allenamenti per maschi né per femmine, ma avvengono
tutti assieme, mi faceva gloriare di essere uno schermitore. Era una novità
assoluta, e anche per le donne lo era e credo lo sia ancora.
Quando andavo a scuola maschi e femmine avevano addirittura
grembiuli di colore diverso, ma c’erano anche classi differenziate, e materie
diverse, per non parlare della ginnastica, diversa anche quella, come se gli
esercizi e gli sport maschili fossero differenti da quelli femminili. Ma la
scherma no, eravamo e siamo stati sempre tutti mischiati, prima ancora di
quando si pensava che maschi e femmine, dopotutto possono fare le stesse cose.
Forse ai tempi di Giovanni Franceschinis a Vienna, c’erano corsi per sole
donne, ma in Austria a quel tempo c’era anche l’Imperatore.
A quei tempi i maestri di scherma scrivevano Codici di
cavalleria, sulla Partita d’onore, sul duello, perché gli schermitori erano i
difensori dell’onore, e la reputazione andava difesa a ogni costo. Inutile dire
che mancavano anche le leggi per colmare le lacune giudiziarie, quelle che si
applicano oggi quando per l’appunto l’onore viene compromesso. Chi faceva
scherma lo sapeva bene, il rispetto era ed è la prima cosa e in palestra vanno
insegnati questi valori, anche se siamo tutti presi a vincere, o a non perdere.
I maestri in primis sono i difensori ancora adesso di valori ancestrali, quei
valori che chiameremmo cavallereschi che poi sono stati travasati nella
totalità degli altri sport, che come si può immaginare sono nati ben dopo il
combattimento. E infatti, vedere perdere lo stile agli schermitori, cioè i più
antichi paladini della lealtà, quelli che non hanno mai dato scandalo, ma che
in questi casi perdono l’applomb, il controllo, le redini del buon senso e del
buon gusto, e precipitano fino in fondo alla scala della reputazione sociale,
ferisce. E sgomenta anche. Per questo diventa notizia, crassa e succulenta.
Tanto bianchi, tanto vincenti, tanto lindi, che quando si sporca un solo
schermitore, la macchina del fango arriva ovunque con i suoi schizzi. E la
macchia resta.
Va registrato che lo schermitore non è solo frutto
dell’attività schermistica, ma di una società. In palestra il maestro e la
società sportiva fanno il loro dovere fino a un certo punto, poi subentrano
altri fattori educativi, che chi opera nel settore conosce bene. Famiglia,
scuola, social, amicizie, il tutto che viene frullato assieme in un gran
marmittone che va verso una sola direzione, la vittoria. Vincere a scuola con i
bei voti, vincere nella scherma nel torneo, vincere nella vita con una montagna
di soldi, vincere nella società diventando famoso con i followers e i likes,
vincere con una bella ragazza/ragazzo e acquisire con questa serie di vittorie
quella vittoria globale che può far dire alla gente quando uno di questi vincenti
apre bocca o fa una cosa “l’ha detto lui/lei” o “l’ha fatto lui/lei”. A quel
punto si può usare quella cosa o quella parola in milioni di
declinazioni e così andare avanti, di esempio in esempio. Questi sono gli
influencers, non quelli che ammalano la società, nooo! Quelli che la dirigono
con uno schizzo di penna sulla tastiera. È una forma di atomizzazione della
vita, e soprattutto di omologazione delle aspettative e dello stile di vita che
sta facendo corto circuito su sé stesso. Perché se non si è vincenti si
è perdenti che in america (e lasciatemela scrivere con la “a” minuscola, tanto
è piccola questa faccenda!) chiamano losers. Per questo una volta
scappati da casa, e fuggiti dalle regole tipiche ordinarie, in quello che può
essere un momento di ritiro, e di concentrazione e focalizzazione su
un’attività importante, certe persone si abbandonano all’evasione totale? Era
evasione giusto? Che poi è degenerata? Oppure c’era premeditazione? O
addirittura incoscienza? Le domande sono tante e altrettante se non di più le
risposte.
Forse, proprio a causa di tanti fattori e rischi ancora non
evidenti, dove questo avvenimento è un precedente inaccettabile, nei prossimi
ritiri la FIS dovrà mettere il bidello nel corridoio dell’albergo, per evitare
che avvengano le fuitine notturne, specie dove ci sono in minorenni e magari
sanzionare immediatamente gli atleti esuberanti rimandandoli a casa “senza
passare dal via”, anche a costo di perdere la medaglia nella gara successiva. E
ogni maestro in sala scherma dovrà fare attività di severa e capillare
educazione.
Fabrizio ORSINI
03 marzo 2024
ANCORA UNA BRUTTA STORIA DI STUPRO
Nel mese di agosto 2023, precisamente il 4 e 5, a Chianciano Terme si è tenuto un camp la cui organizzazione è stata curata dal Maestro Sorin RADOI. Al raduno pare sia avvenuto un brutale stupro di gruppo, organizzato da tre schermidori italiani su una atleta di origine Uzbeka. Sull’abuso sta indagando la Procura della Repubblica di Siena che ha iscritto nel registro degli indagati due dei tre ragazzi poiché uno di essi è minorenne.
La vittima, un talento emergente
della scherma giovanile mondiale, all’epoca dei fatti era minorenne.
In attesa di conoscere gli esiti
delle indagini, taluni tesserati si pongono delle domande in relazione al
silenzio per il quale dell’accaduto se ne viene a conoscenza solo ora. Inoltre
si domandano del perché non ci sia stata una sanzione cautelativa nei
confronti dei tre soggetti, i quali sono potuti andare a gareggiare all’estero
ed in Italia e ciò ha comportato di incontrarsi nuovamente con la ragazza, e
immagino come costei si sia sentita.
Per quello che mi è dato
conoscere la federazione avrebbe potuto prendere un provvedimento cautelare e
non lo ha fatto, per il resto non credo avesse i poteri per intervenire più di
quanto abbia già posto in essere. Dovrà essere la magistratura ad appurarne i
fatti e, eventualmente, sanzionare i ragazzi.
Resta la sensazione di una
frustrante immobilità e di quel silenzio assordante di cui l’avvocato difensore
della ragazza accusa la federazione.
La vicenda, così come viene
raccontata, è di una gravità assoluta, più ancora di altri fatti analoghi
trattati sul blog. Infatti l’avvocato
della ragazza ha posto in evidenza l’inerzia della Procura, che non ha attivato
il codice rosso, e della federazione che non ha sospeso nessuno. Insomma
un’altra pagina nera di cui non se ne sentiva il bisogno. Sui social è stata
sentenziata una pesante condanna dei ragazzi e della federazione
La “PIAZZA” manifesta SOLIDARIETA’ ASSULUTA ALLA RAGAZZA ed alle donne in
generale.
Ezio RINALDI
ELEZIONI FEDERALI 2024: giro di poltrone e fine corsa
È risaputo che qualche
consigliere in carica non vorrà ricandidarsi, cedendo il posto ad altri della
stessa regione; taluni dirigenti regionali di primo piano intenderebbero dare
la scalata al consiglio federale. Qualche settuagenario, onnipresente in ogni
gara, con incarichi di rilievo, probabilmente sarà costretto a lasciare gli
affidi e cercherà la scalata al vertice regionale. Molto probabilmente in
questo 2024 si avranno dei giri di poltrone, cosa che potrebbe vedere le
presidenze di alcuni Comitati avvicendarsi con elementi bramosi di una cadrega.
E chissà, magari, aspirare, nonostante l’età, alla carica di consigliere
nazionale federale, sfiorando in quell’epoca anche gli ottant’anni(!?).
Pochi sono a
fine mandato, avendone portato a termine ben tre, e potrebbero anch’essi
aspirare al vertice regionale, pur possedendo legittime aspirazioni in altri
settori dell’amministrazione dello Stato. Altri, incandidabili, sempre per fine
mandato, potrebbero trovare locazione in ambito di
confederazioni varie, desiderando occupare qualche carica che alle ultime
elezioni FIE è sfuggita all’Italia. L’esperienza potrebbe qualificarli quali autorevoli
aspiranti. Poi ci sarebbero rampanti, energici ed inossidabili personaggi, vogliosi
di tornare in auge. Di taluni non è dato conoscerne le intenzioni e forse la Regione
di appartenenza vorrebbe confermarli nella posizione attuale. Gli spifferi
riferiscono delle ambizioni di attuali ed autorevoli (!?) presidenti di
comitato regionale a voler arrivare al soglio consigliare poiché si definiscono
“politici avveduti e scaltri”.
Per quanto
riguarda il GSA nazionale, la carica non mi sembra sia mai stata ricoperta da
una donna, e forse c’è più di un nome nella lista delle candidabili.
Restano da
vedere le intenzioni dei fedelissimi del Presidente (vicini di poltrona), che
sognano la Presidenza, ma dei quali non è dato conoscere quali siano le loro
reali aspettative.
La voce che più
mi ha intrigato è quella relativa a cordate, alcune delle quali farebbero capo
a vecchi e ben noti personaggi. Ho fatto delle indagini da cui è emerso che
nessun vecchio dirigente avrebbe intenzione di capeggiare possibili cordate di
sorta, ma si sa le bugie hanno le gambe corte e nel movimento schermistico
girano interessanti chiacchiericci da cui sembra che sia possibile una cordata,
con tanto di candidato alla Presidenza. Secondo questi dicunt, ciò dovrebbe portare ad un accordo secondo il quale il
candidato alla presidenza (proveniente dal sud) farebbe un passo indietro, convergendo
sull’attuale presidente, ma con un consiglio che vedrebbe il massimo vertice
federale in minoranza. Il che significherebbe una instabilità governativa per
cui alle prime divergenze si avrebbe una crisi federale con conseguente caduta
del consiglio e successive elezioni, risultato: il presidente in carica, cioè
l’attuale, verrebbe sostituito da qualche consigliere uscente, magari anch’esso
meridionale. E’ un film già visto (Nostini - Di Blasi). Avendo io vissuto in
prima persona quella fase della vita federale, mi sento di dare un consiglio,
anche se non richiesto: il Presidente AZZI scelga bene i compagni di avventura
affinchè non abbia problemi durante il suo percorso. Cerchi persone
assolutamente affidabili, sulle quali poter contare, sia per la carica di
consigliere che per quelli fuori dal consiglio, che gli devono guardare le
spalle. Scarso in ciò è stato insuperabile.
Comunque, il chiacchiericcio rimane tale, poiché, a mio avviso, se ci fossero cordate, a questo punto dovremmo già conoscerne l’esistenza, con programmi e nomi componenti la squadra. Mancano poco meno di tre mesi al Gran Premio Giovanissimi, manifestazione che dura diversi giorni e durante la quale si può incontrare un notevole numero di dirigenti societari, maestri ed arbitri, ai quali esporre le ragioni per cui è giustificata l’esistenza di una cordata, ovvero l’aspirazione a voler diventare consiglieri della FIS. Ora delle due l’una: o sono solo pettegolezzi oppure non esistono cordate, ma alleanze tra soggetti per raggiungere la meta.
Di certo le
prossime elezioni federali in tutta Italia mostreranno un volto del tutto
diverso dal precedente.
Ezio RINALDI
02 marzo 2024
SEMINARIO SUI VARI ASPETTI DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA.
Ezio RINALDI
29 febbraio 2024
Gare di scherma: formule diverse?
Periodo di gare intense nella Federscherma. Bolzano in particolare ha visto la bellezza di quattro gare, la Qualificazione assoluti fioretto e sciabola, la Gara di Spada Serie C2 maschile e femminile a squadre Zona 1 e i due Grand Prix di spada a squadre maschile e femminile del GPG per categorie Allievi-ragazzi, e Bambini-giovanissimi.
Luogo ineccepibile,
organizzazione ottima non c’è che dire, se non una piccola osservazione lo
svolgimento della gara per gli Assoluti di Fioretto e sciabola.
Nelle quattro armi appaiono la
bellezza di 445 atleti. Vista la distanza va fatto un plauso agli stakanovisti
delle gare che si sono spostati in Trentino, che a onor del vero regala sempre
una splendida accoglienza.
Vediamo dai numeri che nella gara
di Fioretto maschile i 183 partecipanti sono stati ridotti a valle dei
gironi a 147, cioè solo 36 hanno fatto i sei assalti del girone, ma non la
diretta, corrispondente al 20% degli eliminati. Identica sorte per la Sciabola
maschile di 90 atleti, il 20%, cioè 18 è andato a casa prima della diretta.
Per le donne la sorte è stata diversa. Delle 113 fiorettiste, 3 non sono
andate alla diretta, il 2,6%, e fra le 59 sciabolatrici nessuna
eliminata. Come mai questa differenza di trattamento? Una forma di cavalleria
post litteram, in un’era in cui si invoca la parità di genere e di trattamento
fra i due sessi? Ma anche fra armi. Se il fioretto aumenta vanno eliminati,
mentre se sono pochi possono farsi anche la diretta?
Curiosissimo come all’inizio
della gara di sciabola maschile, la formula di gara fosse chiarissima,
ovvero tutti i partecipanti andavano alla eliminazione diretta. Forse un
refuso, ma a classifica provvisoria la formula è stata cambiata e i 18
sciabolatori esclusi sono rimasti con l’amaro in bocca. Una stranezza, che però
qualcuno sembra abbia affermato che “capita”. E tutto per non far fare la gara
a 67 atleti, corrispondente al 15% del totale degli iscritti? Incomprensibile,
anche se era concomitante la gara a squadre di spada maschile e femminile,
eppure loro non sono stati eliminati, tenendo conto che l’iscrizione alla gara
a squadre costava solo 40€ per squadra, che in rapporto ai 20€ sborsati per la
gara individuale è quantomeno una disparità evidente. Considerato che dalle
gare individuali la FIS ha incassato 4.445€ e da quella a squadre 1.120€, sarebbe
stato opportuno avere un occhio di riguardo più per le competizioni individuali
che per le squadre: forse sarebbe stato più produttivo.
L’ideale è che si facessero
regole generali più chiare e anche invocare, non solo la parità di genere, ma
anche di arma. È forse troppo? Una maggiore attenzione da parte dei
rappresentanti federali degli atleti ad interessarsi anche di questi semplici,
ma non proprio inutili problemi, onde evitare disparità tra le varie armi,
maschile e femminile, sarebbe auspicabile.
Fabrizio ORSINI
25 febbraio 2024
LE INCOMPATIBILITA DEI RUOLI: la FIE chiude gli occhi!
Fikrat Valiyev |
È il titolo di una canzone di
Vasco Rossi che mi ha ispirato questa volta, e che potremmo parafrasare con un
Cosa succede in città della scherma.
È notizia di due settimane fa che
Ysaora Thibus, la fiorettista francese, è stata trovata positiva al doping. Una
faccenda che ricorda spettri italiani del passato, e che è meglio non
rivangare. I giornali tacciono, specie quelli francesi, in attesa come noi di
una voce sugli esiti di questi risultati specie perché l’olimpiade parigina è
vicina e per lei una sentenza negativa potrebbe lasciarla sugli spalti come
spettatrice.
Altro fronte è vedere certi
scenari internazionali poco chiari, che hanno fatto riflettere non poco. Il
primo riguarda Fikrat Valiyev, che è maestro della Nzlymov Fencing in Azerbaijan
che il 10 febbraio a Lima, per la coppa del mondo di sciabola, è stato visto a
bordo pedana dei suoi atleti, mentre il giorno successivo aveva la giacca da
arbitro, ma sempre nella medesima gara, in barba al regolamento che recita “Gli
arbitri non possono cumulare lo loro funzione con nessun altro ruolo
all’interno dello stesso torneo quale membro della Direzione di torneo,
capitano di una squadra, osservatore ufficiale della propria federazione
nazionale, accompagnatore, ecc…” e per accompagnatore ed ecc…
possiamo annoverare quindi il ruolo di Valiyev. Forse sono mancati i dovuti
controlli.
Nell'immagine a dx è dimostrato come in una gara di coppa del mondo di sciabola femminile in quel di Lima, valevole per la qualificazione Olimpica, i soliti atleti dell'est europeo fanno quello che vogliono e nessuno interviene. Domanda: ma i regolamenti si rispettano? E la FIE cosa aspetta ad intervenire?
Eppure vi ricordate il cartellino
nero estratto contro uno spadista statunitense in una gara in cui lui per
rabbia diede un calcio a un cartellone? Quel gesto fece sì che la nazionale
americana venne esclusa dai mondiali di Milano. Due pesi e due misure verrebbe
da dire, o forse una mancanza di lucidità. O addirittura parafrasando Orwell, gli
schermitori sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri. Sono
molto dispiaciuto per questo.
Per fortuna c’è la Federazione
italiana, che ha fatto partire il Campionato cadetti e juniores a Napoli, al
cui primo esordio sono arrivati due ori uno da Michele QUEIROLI nella spada e
da Vittoria Mocci nella sciabola, contornati da un argento della fiorettista
Maria Vittoria BERRETTA, e il Bronzo di Francesca LENTINI nella sciabola. La
gara si concluderà il 29 gennaio e siamo già con il pallottoliere per il
conteggio finale dei successi dei nostri atleti.
Ezio RINALDI
24 febbraio 2024
RICORSI E SENTENZE: disponibilità.
Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "RICORSI E SENTENZE":
Carissimo Ezio, l'unico accordo possibile potrebbe essere quello che i due Enti trovasserol'intensa nel rilasciare gli attestati, insieme con parità di diritti, ma soprattutto che il diploma riportasse la dicitura di entrambi gli Enti, firmato dai due Presidenti
La proposta dovrebbe partire da persona terza per essere credibile.
Perché non ti esponi in prima persona come hai sempre fatto?
Tentare non nuoce.
Se ti esponi, ti chiamerò per darti una mano.
23 febbraio 2024
UN RICORDO Di Irene CAMBER
La prima notizia su Irene Camber
che appare sul Bollettino nazionale federale è del 1941, numero 32. Al
campionato femminile di III categoria Alberta Lorenzoni arrivò prima, Irene
seconda, terza Marcella Mac Dowal, seguite da Nives Franco e Tina Galimberti. A
maggio dello stesso anno è grazie al campionato a squadre femminile che si fece
vedere anche perché la gara era organizzata a Trieste, la sua città. Militava
infatti nella R.S. Ginnastica triestina, e passò il turno battendo il Circolo
spada Venezia, con un 14-2. La squadra era composta oltre che da lei anche da
Velasco, Lorenzoni, e Silvia Strukel, che praticamente è già o quasi la
nazionale italiana femminile, o ci mancava poco. In seminifinale la Triestina
batté il GUF Padova, accedendo al tabellone finale che la vide diventare
campionessa italiana a squadre battendo in sequenza il Dopolavoro ferroviario
Genova, dove militava Velleda Cesari, il GUF Milano, e il C.S. Torino. Fu il
primo successo, nel quale mostrò evidenti capacità schermistiche e aveva solo
quindici anni.Irene CAMBER
Da questa importante affermazione
a quella decisiva che la consacrerà campionessa olimpica nel 1952, ci sono
undici anni, ma effettivi soltanto otto, di continue gare e prestazioni che la
vedranno impegnata in un continuo ininterrotto crescendo, in cui sarà
campionessa mondiale nello stesso anno olimpico, prima donna in assoluto a
raggiungere questo traguardo.
Era nata a Trieste nel 1924 e
aveva due doti perfette di una persona impareggiabile, la bravura e l’umiltà. E
se noi schermitori sempre pronti a verificare i risultati possiamo constatare
che la prima dote fu innegabile, per la seconda c’è una testimonianza che lei
stessa riportò in una intervista dopo che vinse a Helsinki. Prima di partire
per la Finlandia si avvicinò alla porta per salutare la madre che le chiese se
avrebbe potuto vincere. Tra donne evidentemente non si poteva mentire e lei
rispose, potrei. “Allora se puoi devi anche riuscirci.” E con quel
bagaglio interiore a metà strada fra l’esortazione e l’impegno morale, assalto
dopo assalto si trovò nel girone della finale assieme a Ilona Elek, una
ungherese abituata alla vittoria e di grande esperienza. La cronaca di
quell’assalto la fece sempre Irene, che è in sé un manuale di introspezione
durante un assalto, e perdonatemi se vado a memoria: “Dopo la prima stoccata
pensai che avrei potuto mettere anche le altre e constatai che era possibile. E
misi la seconda e la terza e poi la quarta.”, il tutto avvenuto dopo uno
spareggio a tre assieme alla danese Lachmann.
I capelli ricci e corti e un
sorriso accattivante fu il suo marchi distintivo. Quando la incontrai alla
commemorazione del M° Marcello Lodetti anni fa, arrivò da sola a Milano,
facendo il tragitto con treno e metropolitana da Monza, alla tenera età di ottantotto
anni e mentre le chiedevo alcune notizie della sua formazione, mi raccontava
che la foto del maestro che la formò, la teneva sul comò di casa, ma non
ricordava il nome per un improvviso vuoto di memoria, ma la medaglia d’oro era
nel cassetto, quindi non in bella vista.
Nelle ricerche l’ho poi ritrovata
in moltissimi eventi della scherma italiana, come se fosse stata la madrina
della scherma femminile il cui battesimo si ebbe con Marisa Cerani e Germana
Schwaiger, ma chi la svezzò nei vent’anni successivi fu lei, che ne diresse il
gruppo delle fiorettiste e ne curò per la federazione i molteplici aspetti di
una scherma femminile che cambiava in continuazione e aveva di fronte a sé il
blocco sovietico che cercava una egemonia e che raggiunse, ma non durò molto.
La rividi dopo quell’incontro in
un filmato dell’Istituto Luce, durante un incontro dimostrativo, durante il
quale erano stati invitati i migliori campioni italiani e stranieri, e poi
sarebbe seguito un gala elegante, come un tempo si faceva. Tirava con impeto,
consapevole di sé e di quello che faceva, e nell’ultima stoccata di
quell’assalto, sembrò girata da un regista, ma interpretato da una grande
attrice. Dopo un’azione veloce e ben eseguita, si toglieva la maschera e
sorrideva soddisfatta, noncurante della ricostruzione dell’arbitro che non
poteva non darle il punto della vittoria. La sequenza successiva mostrava
Edoardo Mangiarotti in smoking e lei che sorseggiava un drink con uno splendido
abito di pizzo nero, rossetto, matita e ombretto, perché era anche
clamorosamente femminile. E siccome alle donne di talento non serve altro che
mostrare quello che hanno dentro, più di quello che hanno fuori, si laureò in
chimica e lavorò con il marito per una vita, mettendo su famiglia con la stessa
umiltà con la quale vinse un’olimpiade, che, strano a dirsi, oggi inebrierebbe
chiunque, ma evidentemente non lei. Il 12 febbraio aveva compiuto la splendida
età di novantotto anni.
Fabrizio Orsini
22 febbraio 2024
RICORSI E SENTENZE

Inoltre, da una parte, si afferma che l’ANS deve coordinarsi con la FIS e le decisioni di quest’ultima “possono e devono investire l’attività dell’Accademia” nel rispetto di quel principio di autonomia che ha da sempre portato quest’ultima a rivestire la qualità di “Membro d’ Onore” e non di affiliato della Federazione, dall’altra, si riconosce alla Federazione di aver rispettato le regole, lo statuto e le direttive CONI.
In buona sostanza, così come enunciato nella sentenza, il TAR dà un colpo al cerchio ed uno alla botte, spinge i due Enti a coordinarsi e collaborare, perché, da una parte, sancisce il campo in cui possono operare i tecnici federali, considerati dilettanti, ignorando la riforma del lavoro sportivo, e dall’altra indica l’ANS come unico Ente deputato al rilascio di Diplomi magistrali, definendo i Maestri di Scherma dei professionisti, che possono operare anche in altri campi, come la scuola.
Dal Comunicato pubblicato sul proprio sito, l’Accademia si riserva l’opzione di impugnare la sentenza del TAR innanzi al Consiglio di Stato: Continua dunque la sequela dei ricorsi e contro ricorsi che certamente non fa bene al movimento. NON SAREBBE MEGLIO SE GLI ATTORI IN CAMPO SI SEDESSERO CON SERIETA’ INTORNO AD UN TAVOLO ED ADDIVENISSERO AD UN ACCORDO TRA LE PARTI NELL’INTERESSE PROPRIO E DI TUTTO IL MOVIMENTO?
In realtà un accordo era stato raggiunto e documentato, ma poi la FIS ci ha ripensato e siamo di nuovo punto e accapo.
Ezio RINALDI