19 ottobre 2012

PAURA DI PARLARE


Ero alla ricerca di un mio vecchio scritto pubblicato su schermanet e su schermaonline quando mi sono imbattuto nell'articolo PAURA DI PARLARE datato  29 gennaio 2007. Ritenendolo interessante lo riporto integralmente sul blog.
 
"PAURA DI PARLARE

Almeno in apparenza, dunque, le affermazioni di “ibravi” esprimono una logica: l’anonimato di una larga parte dei lettori di schermanet (e probabilmente anche di schermaonline) pare sia motivato dalla paura di ipotetiche ritorsioni.
Risulta assai difficile credere che qualcuno – per quanto fornito del potere per attuare un’azione ritorsiva di qualsiasi tipo – possa metterla in pratica nei confronti di chicchessia, tanto più laddove la vittima di un tale atteggiamento dovesse essere un atleta con risultati documentabili.

Infatti, come un celebre maestro ha fatto notare in un suo intervento in questo sito, se un atleta vince, fa risultati, e dimostra in modo inequivocabile il proprio valore, sarebbe decisamente difficile, per non dire impossibile, nonché autolesionistico, espropriarlo dei propri diritti ed estrometterlo dalle convocazioni ufficiali.
A fronte di ciò, la risposta un po’ “forte” di alcuni atleti della nazionale, sempre su schermanet, lascia intendere come l’innesco di un certo tipo di dinamiche ritorsive sia tutto sommato possibile, essenzialmente sul piano delle relazioni interpersonali: determinate paure, quindi, non sono del tutto campate in aria.

Il problema serio che emerge da tutto questo insieme di valutazioni, tuttavia, consiste nel fatto che, se la supposizione di “ibravi” – basata su timori a sfondo ritorsivo – fosse nel complesso realistica, saremmo in presenza di una condizione culturale gravissima, poiché in grado di indurre molti a rinunciare al piacere di esprimere le proprie idee a viso aperto, con tanto di nome e cognome.

Questo sarebbe il vero dramma: si tratterebbe infatti di una condizione molto preoccupante, che poco avrebbe a che fare con una cultura della scherma nella quale la personalità, il piacere della sfida e il coraggio dovrebbero, almeno sulla carta, rappresentare i requisiti fondamentali di uno schermidore.
Il tutto, poi, rimanderebbe a una realtà che, se fosse come quella dipinta da “ibravi”, conterrebbe i germi di una mentalità antidemocratica e, perché no, piuttosto mafiosa.

Non possiamo credere, né possiamo accettare, che nell’Italia del terzo millennio ci sia ancora il timore di esprimere le proprie convinzioni liberamente.

Ad ogni modo, Schermaonline ha in tal senso scelto da tempo una linea rigorosa.

Lo ripetiamo: non siamo contrari all’anonimato in sé, ma all’uso scorretto che è possibile fare di tale prerogativa, specifica della Rete.

Esprimere, insomma, generiche considerazioni critiche – per quanto non condivisibili – in merito allo stato della spada in Italia, è un diritto di chiunque.

Attaccare però anonimamente, trincerandosi dietro un nickname, un professionista che ricopre un incarico pubblico, non è un comportamento accettabile, per quanto possa rapresentare il frutto di una logica basata sulla paura di subire danni, come peraltro ci spiega “ibravi” nel suo pezzo.

E’ proprio questa logica. però, che va sconfessata e combattuta: la logica dell’omertà, della paura delle ritorsioni, della mancanza del coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni.

L’uso del diritto di essere anonimi rappresenta anche l’amara constazione del fallimento della democrazia.
Ne siamo convinti: il progresso di una disciplina sportiva non si basa solo sulle medaglie vinte e sulla crescita degli interessi commerciali intorno ad essa.

Esiste anche e soprattutto una grande esigenza di immagine e di comunicazione, a sua volta basata su contenuti culturali profondi, radicati nel tempo e moralmente elevati: questo, in definitiva, rappresenta il motore vero dell’interesse della gente.

Spesso in questo sito si è parlato dell’apparente disinteresse dei giovani per il dialogo: se giungessimo alla conclusione, però, che i giovani stanno zitti proprio per la paura di eventuali conseguenze, allora dovremmo chiederci tutti se non sia il caso di cambiare rotta il più presto possibile.

L’alternativa a una rapi"
 
Che peccato che il sito non sia più vivo come un tempo, esiste ancora ma langue, d'altra parte la sua anima si è persa e non riesce più a ritrovarsi. 
Rileggendo l'articolo capisco quanta importanza avesse la sua esistenza e quanta gente esprimeva il proprio malessere o i propri pensieri, attraverso schermaonline. L'articolo è di una attualità incredbile: ANONIMATO - LIBERTA - SETTORE TECNICO - ATLETI - DEMOCRAZIA.
Da allora nulla è cambiato: il Presidente è lo stesso ed i sistemi anche.
Ezio RINALDI  

3 commenti:

  1. "Risulta assai difficile credere che qualcuno – per quanto fornito del potere per attuare un’azione ritorsiva di qualsiasi tipo – possa metterla in pratica nei confronti di chicchessia, tanto più laddove la vittima di un tale atteggiamento dovesse essere un atleta con risultati documentabili."

    ..... vogliamo parlare di Roberto Baggio?

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  2. Non voglio farti nomi ma è successo e succederà ancora (privatamente potrò dirti chi è stato penalizzato).
    Ci sono affiliati ai quali è stato detto chiaramente che se avessero sostenuto la mia candidatura il loro futuro non sarebbe stato roseo, e mi fermo qui.
    Sempre grato per i tuoi interventi, ti saluto caramente,Ezio RINALDI

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  3. Io credo che i nomi, di per se, contino poco. Uno dei peggiori retaggi della politica clientelare è proprio l'idea che le cosa assumano una certa gravità in base a chi capitano. Se un amico, allora si tratta di cosa gravissima, che un nemico si minimizza. In fondo il nemico è sempre uno che prima di tutto va distrutto sul piano umano, quindi sminuendone meriti ma anche disgrazie.
    Baggio è un campione del recentissimo passato, che è stato vittima di un inspiegabile ostracismo da parte della sua federazione. Per rientrare in certi giri dovette dimostrare non una, ma mille volte, il suo valore di campione indiscusso. E mille volte, guardando tante italiette scese in campo, ci siamo chiesti cosa sarebbe cambiato con lui. Ma non chi se lo doveva chiedere, per loro era più importante mantenere il punto politico. Questo anche perchè la meritocrazia in Italia è stata svilita, fino al punto di considerare un merito la conoscenza o familiarità con "qualcuno" e non le proprie capacità.
    Una federazione seria di un paese civilizzato dopo una debacle, come quelle dei mondiali del 2002 per esempio, avrebbe dovuto subire un radicale cambiamento, a cominciare dal CT e finire a tutto l'apparato dirigenziale. Ma nulla accadde, e cosa capità due anni dopo lo sappiamo.
    Perchè parlo di calcio? beh.....perchè temo ritorsioni, è ovvio!

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