20 maggio 2014

DIAMOCI UNA REGOLATA


http://www.fontriver.com/i/fonts/sportive/sportive_specimen.jpgMi è stato segnalato l’articolo che segue e che pubblico su Piazza della scherma in quanto è argomento, in questo momento, molto sentito, scritto da Gualtiero Becchetti sul suo blog. Al di la del fatto che l’autore è principalmente interessato al pugilato, il pezzo pone in evidenza l’importanza di una regolamentazione sulla gestione dello sport nella sua interezza, cioè sport svolto da club civili e dai Gruppi Sportivi in divisa.

Sull’argomento mi sono già espresso, affermando che i tempi sono maturi per una seria riforma del settore ed auspico l’apertura di un franco dibattito, dal quale emergano proposte interessanti, tenendo sempre conto delle varie realta e dai fini che esse si pongono.



Rai 3, nella trasmissione “Report” del 5 maggio condotta da Milena Gabbanelli, incentrata sugli scandali eclatanti e nascosti (…più o meno) che si annidano nelle federazioni sportive, non ha svelato grandi novità. Non c’è infatti persona in Italia che non abbia sentore delle nefandezze che si celano in un settore che dovrebbe invece offrire un contributo fondamentale all’educazione e alla salute dei cittadini, bambini e adolescenti per primi.

A sua volta, lo scorso 14 gennaio sul suo blog, Dario Torromeo ha parlato dello sport e dei corpi militari; alle ultime Olimpiadi di Londra, su 290 atleti azzurri ben 194 indossavano una divisa (il 67%!) e TUTTE le medaglie d’oro sono arrivate per merito loro. Praticamente come la DDR e l’URSS di alcuni decenni orsono. Quindi, i 2500 tra atleti, tecnici e dirigenti che operano all’interno di suddetti corpi, ottengono grandi risultati. Su questo non ci piove, ma viene spontaneo dire: “Ci mancherebbe che ciò non accadesse!”. Certo, perché con il reclutamento dei migliori italiani di ciascuna disciplina agonistica mediante la prospettiva di uno stipendio sicuro, che diventano quasi sempre tre “abbondanti” (allo statale, si sommano pure quello della rispettiva federazione e il contributo Coni riservato ai probabili “medagliati”, con l’aggiunta dei premi per i risultati conseguiti), la disponibilità di strutture adeguate, tempo in abbondanza per allenamenti, ritiri, stage, ecc…beh, non è poi così difficile ottenere risultati, almeno rispetto ai semplici “figli” di piccole società, dirette e allenate da volontari costretti a strappare ogni minimo alloro con tanto sudore e con le tasche vuote.

Nel pugilato, ad esempio, agli ultimi Mondiali non c’era un solo atleta (nemmeno uno!), che non appartenesse ad una squadra militare. E’ normale tutto ciò? No, sia che si guardi al passato della rappresentativa azzurra, sia che si confronti tale realtà con quella degli altri paesi evoluti. Inoltre, la Fpi (come tutte le altre federazioni), riversa sui potenziali “medagliati” la stragrande parte delle risorse ricevute dal Coni, cioè denaro pubblico, creando così un minuscolo circolo di “eletti” e una vasta base di “esclusi”, però con un’eclatante contraddizione: coloro che diventano componenti del circolo degli “eletti” sono “creati” proprio dalla trascurata base degli “esclusi”, dal momento che vengono prescelti solo DOPO che hanno dimostrato il loro valore e non PRIMA! In poche parole, l’avviamento allo sport e successivamente all’agonismo, ma soprattutto la selezione dei migliori, avviene per ESCLUSIVO merito delle società periferiche, sulle cui fragilissime spalle pesa di fatto l’esistenza stessa dello sport nel nostro Paese. E’ una follia totale, perché se un brutto giorno i volontari delle varie discipline decidessero di non aprire più le strutture che a proprie spese accolgono bambini, giovani e anziani, si andrebbe incontro ad un vero e proprio disastro sociale. Senza calcio, basket, pallavolo, atletica, boxe, nuoto, ecc., non resterebbe che la play station…
Per non parlare di un altro aspetto negativo. I “professionisti” di Stato di tutti gli sport, sia per la loro forza intrinseca (comprovata dal solo fatto di essere stati arruolati) , sia per i vantaggi sopra ricordati, con il passare del tempo allargano una “forbice” incolmabile rispetto agli altri per cui, almeno in Italia, i primi continuano a vincere con sempre maggiore facilità e i secondi “mollano”, non avendo prospettive reali di emergere e così ci si trova poi a dover fare i conti con Nazionali attempate e con “ricambi” lontanissimi dal livello dei titolari…Ai campionati italiani di pugilato, ad esempio, atleti con 10/15 anni di carriera e Olimpiadi, Europei e Mondiali alle spalle possono battersi con ragazzi che svolgono la loro saltuaria attività quando e come possono. Grottesco. Ma la musica è uguale in qualsiasi settore agonistico: o un giovane può e ha voglia di fare l’atleta a tempo pieno con l’escamotage di una divisa militare oppure, per frequentare i ritiri della Nazionale, non deve lavorare o frequentare la scuola, altrimenti dallo sport ad alto livello é FUORI!
E a livello politico-elettorale? Si sa che le squadre che hanno ottenuto i maggiori risultati (titoli italiani, europei e olimpici) moltiplicano i propri voti e quindi diventano determinanti per l’elezione di presidenti e consiglieri federali. E quali sono detti club?…I mercanteggiamenti, le pressioni, le intromissioni politiche, gli scambi di favori, assumono allora i toni di un “crescendo rossiniano” ed è facile immaginare come va a finire. Facilissimo…

Che fare? Tanto per cominciare il Coni, dopo avere acceso ogni mattina ceri di ringraziamento ai gruppi militari per le medaglie che gli portano in dote, dovrebbe però subito dopo impegnarsi affinché TUTTI gli atleti possano conseguire risultati importanti, senza dovere essere costretti o ad arruolarsi o a trascurare lavoro e scuola. Il Coni e le federazioni dirigono l’attività sportiva nazionale e internazionale, possiedono strutture pagate con le tasse della gente comune e quindi devono assicurare, pure in quest’Italia cialtrona e sfiduciata, un CONTROLLO ATTENTISSIMO sull’utilizzo delle risorse e le PARI opportunità per tutti gli atleti. TUTTI. Ogni euro sprecato-rubato-occultato è infatti sottratto incontestabilmente alla comunità.

Nessuno dimentica gli impianti sportivi iniziati e mai finiti e i saccheggi che hanno accompagnato quasi regolarmente le grandi manifestazioni internazionali svoltesi in Italia, gli stipendi da nababbi distribuiti tra amici, amici degli amici e parenti vicini e lontani… Persino dalle casse di una federazione di non grandi “numeri” come la Fpi sono sparite 5 anni fa “carriolate” di euro eppure NESSUNO è mai stato chiamato a giustificare almeno il mancato controllo, cioè il minimo, ma proprio il minimo richiesto a chi appoggia il sedere su una poltrona e non si dimentichi che anche in molte altre federazioni si sono riscontrate gravissime irregolarità amministrative. Pure in questo 2014, nonostante la crisi, il Coni concederà alla federazioni 150 milioni 462.684 euro (dei quali 62 milioni 541.620 se li metterà in tasca il Calcio), mentre una fetta ingentissima di denaro pubblico servirà invece per l’autoalimentazione dell’apparato, composto da uno stuolo di dipendenti con normali retribuzioni, ma anche da personaggi che si portano a casa centinaia di migliaia di euro all’anno, alla faccia delle palestre fatiscenti o inesistenti, delle associazioni dilettantistiche allo stremo e dei volontari che per nutrire la loro passione e quella degli utenti devono rompere il salvadanaio di famiglia….

Il discorso sarebbe lunghissimo e le mie parole non contano nulla, come succede quasi sempre per qualsiasi persona comune; però contano i bla-bla-bla vuoti, infiniti e ripetitivi, che alla fine lasciano tutto sempre uguale a se stesso e i risultati si vedono… Sarebbe ora che lo Stato, il quale predica sacrifici al prossimo, desse un’occhiata seria alle strutture sportive esistenti, agli eventuali sprechi, ai viaggi, al numero dei dirigenti, dei tecnici, dei “distaccati” perché il tutto grava sulle spalle dei cittadini e non su quello di Babbo Natale, a partire persino dalle spese dovute alle forze dell’ordine preposte ogni domenica al presidio degli stadi di calcio, magari lasciando campo quasi libero, in quelle ore, alla delinquenza da “strada”!

Sarebbe bello contare su squadre nazionali e gruppi militari non quasi sovrapponibili, come oggi, ma con funzioni e organizzazione diverse, decentrate, coscienti del fatto di essere, nel bene e nel male, nell’ Italia del 2014 e non in quella degli anni ‘50. Le prime magari consapevoli che i lunghi e periodici ritiri sono sorpassati; che le figure dei tecnici “maghi” non esistono, ma esistono quelle dei silenziosi e laboriosi allenatori di società; che gli atleti azzurri non sono nati sotto i cavoli, ma in piccole associazioni meritevoli di ben altro sostegno; i secondi, i gruppi militari, svolgerebbero dal canto loro un compito assai più educativo e utile se non fossero di fatto al di sopra e al di fuori delle altre società, ma essi stessi votati a creare talenti e non solo a prendersi i migliori, anche se con i tagli ai bilanci, é sempre più ristretto e selettivo il “manipolo” che possono conglobare nelle proprie fila . Ma soprattutto, sarebbe importante contare su una realtà sportiva organizzata in maniera diversa, che non obblighi i giovani a dovere fare la scelta scuola-Nazionale o lavoro-Nazionale. Se ciò accadesse, forse finirebbe la “sotterranea” ma fastidiosa e dannosa contrapposizione che spesso oppone il mondo dello sport “per tutti” alle Nazionali e ai gruppi militari.

Un tempo, neppure troppo remoto, era così. Oggi è forse un’utopia…e forse, senza “forse”!

Gualtiero Becchetti”

 

3 commenti:

  1. Caro Ezio
    ho letto con interesse l'articolo di G. Becchetti e non ho potuto non apprezzarlo nella sua interezza.
    Come sai cerco da almeno 10 anni di denunciare la problematica dei Gruppi Sportivi Militari, soprattutto per quanto riguarda l'evidente sfruttamento del lavoro delle piccole società e (aggiungo io) dei Maestri.
    Ho scritto in questi anni numerose lettere, soprattutto al C.F. della FIS, al suo
    Presidente e a molti Maestri e Presidenti di Società, senza riuscire a smuovere alcunché .
    Trovo che non sia un caso che l'argomento sia stato trattato dalla Gabanelli, poiché è evidentemente impregnato di quel misto di furberia, paraculismo, scorrettezza,corruzione e, in una parola, "mafiosità" tipiche del nostro paese.
    Ogni paragrafo della lettera di Becchetti, contiene argomenti degni di essere trattati nel particolare e in sedi valide a prendere decisioni
    Per esempio di fronte a questa affermazione - " Pure in questo 2014, nonostante la crisi, il Coni concederà alla federazioni 150 milioni 462.684 euro (dei quali 62 milioni 541.620 se li metterà in tasca il Calcio), mentre una fetta ingentissima di denaro pubblico servirà invece per l’autoalimentazione dell’apparato, ….."- viene spontaneo chiedersi come mai non si elimina questo spreco, che senso ha dare 62.000.000 di euro al Calcio (che se si guarda con attenzione, non veicola nessuno dei valori dello sport) e viene, ancora, spontaneo chiedersi perché non dimezzare le spese del CONI spa, che oltre a mantenere un buon numero di funzionari capaci e indispensabili a garantire "l'organizzazione"del mondo sportivo, è costretto a foraggiare un numero non certo inferiore di "mangiapaneatradimento".
    Per non fare, però, vuote chiacchiere bisognerebbe che chi gestisce il potere , smessi gli abiti dell'abituale ipocrisia, riunisse gli interessati per prendere delle decisioni che vadano nella direzione indicata nella lettera del sig.Becchetti.
    In questo caso, sono certo che ci sarebbe la collaborazione sincera degli interessati
    (io tra questi) e l'individuazione di soluzioni valide.

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    1. Gent. sig. Sperlinga, con il suo commento Lei ha posto una domanda fondamentale: che senso ha dare 62.000.000 di euro al Calcio (che se si guarda con attenzione, non veicola nessuno dei valori dello sport)?
      Le rispondo subito. Basta sfogliare qualche pagina di storia per rendersi conto che da tempi immemorabili ogni potere politico ha utilizzato lo sport come strumento necessario per intrattenere, ottenebrare e rimbecillire le masse. Sarà d’accordo con me nel ritenere che nel nostro paese questa finalità è preminentemente assicurata dallo sport calcistico. Mi preme tuttavia sottolineare, per mia personale esperienza, come anche l’attuale FIS non sia depositaria di quella auspicabile inclinazione al rispetto dei valori da Lei richiamati, che a mio modesto parere, anche nella scherma italiana, rilevano soltanto come illusorie parole inutilmente trascritte nei regolamenti.

      Antonello Fileccia

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  2. Ciao Gianni, non ho mai dimenticato i nostri discorsi sull'argomento e come vedi cerco di dare il mio contributo. Sai bene che la trattazione della tematica coinvolge una serie di interessi, per i quali ne tu ne io possiamo fare molto. A mio avviso è necessario parlarne sempre affinché qualcuno si svegli per prendere in mano la situazione: personalmente avrei un progetto e ne parleremo appena possibile. Intanto grazie per il tuo intervento.
    Ezio

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