Gent.mo sig.
Rinaldi, ritorno solo per un attimo sulla controversa questione dell’etica e
del diritto di pensiero critico.
Qualche giorno fa, spigolando sulla rete
internet, mi sono imbattuto in una intervista televisiva rilasciata ad una tv locale da un esponente
della Mazara Scherma a.s.d. nonché esponente arbitrale F.I.S Giuseppe Bucca (http://www.youtube.com/watch?v=OwzANQeBeB0).
Il suddetto
personaggio dopo aver in qualche modo esaltato le prestazioni e i risultati dei
propri atleti e ancor più del proprio
fratello Emanuele, dallo stesso definito come la Valentina Vezzali o l’Aldo
Montano del mondo schermistico arbitrale, o meglio come uno dei migliori
arbitri del panorama mondiale, ha concluso l’intervista con una inquietante
dichiarazione.
Secondo il
sig. Giuseppe Bucca suo fratello Emanuele non sarebbe stato inserito nella c.d.
elite arbitrale per il seguente motivo: << però dietro c’è la rabbia di non essere stato inserito
nell’elite arbitrale… ma sappiamo che l’inserimento nell’elite
arbitrale..purtroppo ...non è bello parlarne ma anche nello sport c’è politica
e in una situazione di equilibri politici internazionali si è preferito fare un
altro nome piuttosto che quello di mio fratello per un volemose bene…però non è
un problema….mio fratello è ben visto da tutte le Nazioni a livello
mondiale..non c’è Nazione che non parli bene di mio fratello>>.
Ma cosa avrà
voluto dire l’intervistato, che peraltro riveste anche un ruolo federale, con
l’affermazione “nello sport c’è politica”? Ha voluto esprimere forse il proprio
dramma interiore, sintomatico di una moderna e poco esaltante concezione di
tutto lo sport, scherma compresa? Qual è il prezzo che lo sport deve pagare
alla politica? Chi ha sacrificato l’eccellente arbitro Emanuele Bucca
sull’altare di oscuri equilibri internazionali? Il presidente Giorgio Scarso,
il presidente Malagò o Alisher Usmanov in persona?
Non credo che
ci sia qualcuno che possa negare come nell’ultimo ventennio lo sport abbia subito
la sua più radicale e decadente mutazione. Non
si può certo affermare che il mondo sportivo internazionale, e certamente quello italiano
distintosi più degli altri per gli innumerevoli scandali degli ultimi anni,
costituisca un ambiente del tutto sano e trasparente. Ogni competizione,
che dovrebbe tener conto del rispetto dell'avversario, dei sentimenti di
giustizia e di lealtà, viene offuscata
dallo spettro di una combine, di arbitraggi pilotati, intimidazioni, favori,
conflitti di interesse, collusioni di ogni tipo. Lo sport in quanto fenomeno di
rilevanza socio culturale è sempre stato lo specchio della società e come tale
si presta ottimamente a rappresentare anche il degrado morale, culturale ed
economico che caratterizza una nazione in un determinato momento della sua
storia! E per l’Italia quel momento non sembra essere ancora del tutto
superato. Riusciremo mai a sottrarci all’imbarbarimento dei costumi nazionali, a
valicare quei meschini interessi di bottega e la vivida venerazione per la
misera furbizia che sempre più sembra caratterizzare ogni tipo di condotta
degli italiani?
Sarei molto
lieto se il sig. Giuseppe Bucca, e magari anche il fratello Emanuele, fossero un
po’ più espliciti nel manifestare il motivo della loro “rabbia” senza, per
questo, doversi preoccupare di violare il codice etico federale. Ne avrebbero,
infatti, tutto il diritto!
Sarei
altrettanto lieto di conoscere anche l’opinione del presidente Scarso. Magari
anche questa volta potrebbe minimizzare il tutto, così come ha già fatto per la
nota vicenda del delegato GSA Barrera,
sostenendo che si tratta di una dichiarazione generata unicamente dalla straordinaria sensibilità
emotiva del dichiarante!
Cordiali saluti
Antonello
Fileccia
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