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– Posted on 17/03/2014Posted in: Atletica
Italiana, Editoriale,
Fidal, Politica
federale
Questa notizia ha
davvero del clamoroso. Non sappiamo se possa essere ascrivibile alla
superficialità con cui vengono fatte di questi tempi le cose in Fidal, da una
svista collettiva, o da un volontà mefistofelica, o… chissà da cosa.
Fatto ne è che a soli
due giorni dalla pubblicazione urbi et orbi, nel bel mezzo del vortice ci
finisce ancora una volta la grande “Rivoluzione del Nuovo Modello Tecnico“, che non passa
giorno in cui non presti il fianco a qualche colpo ben assestato che ne denoti
la fragilità sistemica progettuale.
Come dicevo nei giorni
scorsi, non si può creare un’organizzazione sulla carta così complessa ed
elefantiaca dal nulla, senza step progressivi, senza la formazione in primis
dei soggetti che la guideranno nei ruoli chiave, e, in questo specifico caso,
senza aver analizzato tutti gli aspetti negativi della produzione dei
meccanismi di affermazione, quelli relazionali e la conseguenza di certe
sussunzioni. Ed ecco a voi una mastodontica contraddizione del sistema: per la Fidal più della
metà degli atleti militari non sarebbero “di interesse nazionale“, quindi, per
deduzione, nemmeno arruolabili o in possesso dei requisiti minimi per rimanere
in gruppo sportivo militare.
A questa
conclusione si arriva con quello che può essere considerato a tutti gli effetti
un clamoroso
autogol: in calce al Santo Modello Tecnico sono state create infatti 4 diverse liste di atleti, catalogati secondo
diverse tipologie di importanza: nella prima ci sono gli atleti di “prima fascia“, quindi quelli di “seconda fascia“, e nella terza ed
ultima quelli di “interesse nazionale“. Ah, esiste una fascia di “protezione” (“Progetti speciali“) per recuperare
atleti di caratura internazionale attualmente infortunati o in via di recupero.
Ok, va bene, archiviamo la nozione.
Orbene, un amico ha
fatto per noi una scoperta talmente clamorosa, da poterla esemplificare nei
freddi dati di una tabella. Il dato è incredibile ed è questo: il 54% degli atleti
militari tesserati per il 2014 non è inserita in nessuna delle liste del Nuovo Modello
Tecnico!
Apriti cielo! Ma
come!? Ma nemmeno tra quelli di “interesse nazionale” che dovrebbe essere
la conditio sine qua per far parte di un Gruppo Sportivo Militare? No,
Signori: guardate qui sotto questo schemino riepilogativo assai esauriente.
E’ chiaro? No? Allora
ve lo spiego così: il 54,51% degli atleti militari
non è inserita in nessuna delle liste prodotte per il Nuovo Progetto Tecnico.
Certo, ok, van bene i 950 punti per rimanere ancorati ai Gruppi Sportivi vita
natural durante, ma visto che il “modello” tecnico è il modello di indirizzo
sportivo “ragionato” dalla stessa Federazione, la conclusione è che la Fidal
ritiene che 127 atleti tesserati nei
Gruppi Sportivi Militari su 233 siano… “inutili” per la causa e per
il principio cardine alla base del loro tesseramento. Non è incredibile un
errore politico del genere?
Ora, se guardate la
tabella analitica emergono dei casi davvero limite: nelle Fiamme Azzurre addirittura il 76% degli atleti non è
inserito in alcuna lista: ovvero,più di 3 atleti su 4 non raggiungono gli
standard posti dalla Fidal per avere una caratura tale da essere presi in
considerazione. Possibile? Per fortuna ci sono le Fiamme Gialle, è il caso di
dirlo, che limitano i danni al 27% trascinano l’intero sistema militare verso
il 50%, perchè altrimenti su 7 gruppi Sportivi Militari, ben in 5 posseggono percentuali di esclusione superiori al 60%!
A questo punto,
fermiamoci un attimo. Sarebbe un errore clamoroso prendersela con i ragazzi
esclusi dalle liste (ma tesserati per i Gruppi sportivi militari). Chiunque
prenderebbe al volo un’opportunità che gli fornisse il sistema. Voi no? E
guardate, io penso che oltre il 90% di quei ragazzi si alleni al proprio
massimo ogni giorno. Quindi, non sono certo loro il problema, e hanno una loro
dignità sportiva: è il sistema ormai obsoleto che consente di alimentare questi
meccanismi di non-professionalizzazione e di non-elitarizzazione.
Torniamo a noi. Comunque
la si giri, chi ha pensato al “listone” (o per opposto, chi scrive i criteri
per l’arruolamento e i requisiti per rimanere nei gruppi sportivi militari) ha
fatto un clamoroso
errore definitorio. Nella migliore delle ipotesi ha umiliato i 127 atleti sui quali la
Federazione, evidentemente, non ha nessuna aspettativa tanto da non
considerarli nemmeno nell’ultima fascia. Ma a quella fascia, quella degli
atleti “di interesse nazionale” in teoria avrebbero dovuto farci parte per
“default”, altrimenti non sarebbero potuti essere arruolati!
Autogol ancora più
clamoroso se si pensa che il Consiglio Federale è composto per la maggioranza da
soggetti di estrazione “militare”, che una contraddizione così enorme avrebbero
dovuta notarla ben prima di produrre tale documento.
A questo punto ci si
aspetta come minimo un adeguamento generale e normativo a quelli che sono i
Dettami del Progetto, ovvero la drastica riduzione di atleti militari (un taglio di oltre il
50% a quanto pare!) per non cadere nell’incoerenza di continue decisioni in
palese contrasto logico tra di loro (attribuzioni di titoli di atleti di
interesse nazionale a chi poi non viene inserito nel Progetto Tecnico come atleta di interesse
nazionale…).
O forse, che venga
modificato il “listone” e si leggano meglio i documenti prima di esporli:
almeno per non umiliare o spaventare atleti che in definitiva non sulla carta
non avrebbero nessuna colpa.
Nella prossima uscita,
sempre grazie aalla medesima fonte informativa, pubblicheremo le liste degli
atleti inclusi ed esclusi (alcuni stranamente nemmeno tesserati).”
E’ davvero una notizia clamorosa ed ho voluto riportarla integralmente poiché coinvolge una
grande quantità di addetti ai lavori, e non solo dell’atletica leggera ma di tutto
il mondo sportivo. Credo sia arrivato il momento per un serio esame della
situazione e programmare una riforma al passo con i tempi. Ritengo altresì che
i quadri dirigenziali debbano possedere adeguati requisiti per la gestione del
settore. Non basta frequentare corsi o seminari, avere diplomi o lauree, bensì
è necessario conoscere il settore in cui si lavora. Sono molti i cosiddetti
Dirigenti sportivi in possesso di una serie di diplomi, attestati e quant’altro
possa dimostrare sulla carta di essere un fenomeno: un fabbro deve lavorare in
officina per imparare il mestiere; un calzolaio deve lavorare in bottega per
diventare un eccellente artigiano e di certo non posseggono lauree, diplomi ed attestati
vari. Sicuramente devono saper leggere e scrivere (non lo intendo in senso
letterale, bensì avere capacità di lettura ed interpretativa) quindi una adeguata
conoscenza della lingua Italiana. Sia chiaro è il mio pensiero e non è detto
che sia il verbo.
Ezio RINALDI
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