01 maggio 2014

POLITICHE FEDERALI



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– Posted on 17/03/2014Posted in: Atletica Italiana, Editoriale, Fidal, Politica federale

Questa notizia ha davvero del clamoroso. Non sappiamo se possa essere ascrivibile alla superficialità con […]

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Questa notizia ha davvero del clamoroso. Non sappiamo se possa essere ascrivibile alla superficialità con cui vengono fatte di questi tempi le cose in Fidal, da una svista collettiva, o da un volontà mefistofelica, o… chissà da cosa.

Fatto ne è che a soli due giorni dalla pubblicazione urbi et orbi, nel bel mezzo del vortice ci finisce ancora una volta la grande “Rivoluzione del Nuovo Modello Tecnico“, che non passa giorno in cui non presti il fianco a qualche colpo ben assestato che ne denoti la fragilità sistemica progettuale.

Come dicevo nei giorni scorsi, non si può creare un’organizzazione sulla carta così complessa ed elefantiaca dal nulla, senza step progressivi, senza la formazione in primis dei soggetti che la guideranno nei ruoli chiave, e, in questo specifico caso, senza aver analizzato tutti gli aspetti negativi della produzione dei meccanismi di affermazione, quelli relazionali e la conseguenza di certe sussunzioni. Ed ecco a voi una mastodontica contraddizione del sistema: per la Fidal più della metà degli atleti militari non sarebberodi interesse nazionale“, quindi, per deduzione, nemmeno arruolabili o in possesso dei requisiti minimi per rimanere in gruppo sportivo militare.

 A questa conclusione si arriva con quello che può essere considerato a tutti gli effetti un clamoroso autogol: in calce al Santo Modello Tecnico sono state create infatti 4 diverse liste di atleti, catalogati secondo diverse tipologie di importanza: nella prima ci sono gli atleti di “prima fascia“, quindi quelli di “seconda fascia“, e nella terza ed ultima quelli di “interesse nazionale“. Ah, esiste una fascia di “protezione” (“Progetti speciali“) per recuperare atleti di caratura internazionale attualmente infortunati o in via di recupero. Ok, va bene, archiviamo la nozione.

Orbene, un amico ha fatto per noi una scoperta talmente clamorosa, da poterla esemplificare nei freddi dati di una tabella. Il dato è incredibile ed è questo: il 54% degli atleti militari tesserati per il 2014 non è inserita in nessuna delle liste del Nuovo Modello Tecnico!

Apriti cielo! Ma come!? Ma nemmeno tra quelli di “interesse nazionale” che dovrebbe essere la conditio sine qua per far parte di un Gruppo Sportivo Militare? No, Signori: guardate qui sotto questo schemino riepilogativo assai esauriente.

RIEPILOGO

E’ chiaro? No? Allora ve lo spiego così: il 54,51% degli atleti militari non è inserita in nessuna delle liste prodotte per il Nuovo Progetto Tecnico. Certo, ok, van bene i 950 punti per rimanere ancorati ai Gruppi Sportivi vita natural durante, ma visto che il “modello” tecnico è il modello di indirizzo sportivo “ragionato” dalla stessa Federazione, la conclusione è che la Fidal ritiene che 127 atleti tesserati nei Gruppi Sportivi Militari su 233 siano… “inutili” per la causa e per il principio cardine alla base del loro tesseramento. Non è incredibile un errore politico del genere?

Ora, se guardate la tabella analitica emergono dei casi davvero limite: nelle Fiamme Azzurre addirittura il 76% degli atleti non è inserito in alcuna lista: ovvero,più di  3 atleti su 4 non raggiungono gli standard posti dalla Fidal per avere una caratura tale da essere presi in considerazione. Possibile? Per fortuna ci sono le Fiamme Gialle, è il caso di dirlo, che limitano i danni al 27% trascinano l’intero sistema militare verso il 50%, perchè altrimenti su 7 gruppi Sportivi Militari, ben in 5 posseggono percentuali di esclusione superiori al 60%!

A questo punto, fermiamoci un attimo. Sarebbe un errore clamoroso prendersela con i ragazzi esclusi dalle liste (ma tesserati per i Gruppi sportivi militari). Chiunque prenderebbe al volo un’opportunità che gli fornisse il sistema. Voi no? E guardate, io penso che oltre il 90% di quei ragazzi si alleni al proprio massimo ogni giorno. Quindi, non sono certo loro il problema, e hanno una loro dignità sportiva: è il sistema ormai obsoleto che consente di alimentare questi meccanismi di non-professionalizzazione e di non-elitarizzazione.

Torniamo a noi. Comunque la si giri, chi ha pensato al “listone” (o per opposto, chi scrive i criteri per l’arruolamento e i requisiti per rimanere nei gruppi sportivi militari) ha fatto un clamoroso errore definitorio. Nella migliore delle ipotesi ha umiliato i 127 atleti sui quali la Federazione, evidentemente, non ha nessuna aspettativa tanto da non considerarli nemmeno nell’ultima fascia. Ma a quella fascia, quella degli atleti “di interesse nazionale” in teoria avrebbero dovuto farci parte per “default”, altrimenti non sarebbero potuti essere arruolati!

Autogol ancora più clamoroso se si pensa che il Consiglio Federale è composto per la maggioranza da soggetti di estrazione “militare”, che una contraddizione così enorme avrebbero dovuta notarla ben prima di produrre tale documento.

A questo punto ci si aspetta come minimo un adeguamento generale e normativo a quelli che sono i Dettami del Progetto, ovvero la drastica riduzione di atleti militari (un taglio di oltre il 50% a quanto pare!) per non cadere nell’incoerenza di continue decisioni in palese contrasto logico tra di loro (attribuzioni di titoli di atleti di interesse nazionale a chi poi non viene inserito nel Progetto Tecnico come atleta di interesse nazionale…).

O forse, che venga modificato il “listone” e si leggano meglio i documenti prima di esporli: almeno per non umiliare o spaventare atleti che in definitiva non sulla carta non avrebbero nessuna colpa.

Nella prossima uscita, sempre grazie aalla medesima fonte informativa, pubblicheremo le liste degli atleti inclusi ed esclusi (alcuni stranamente nemmeno tesserati).

E’ davvero una notizia clamorosa ed ho voluto riportarla integralmente poiché coinvolge una grande quantità di addetti ai lavori, e non solo dell’atletica leggera ma di tutto il mondo sportivo. Credo sia arrivato il momento per un serio esame della situazione e programmare una riforma al passo con i tempi. Ritengo altresì che i quadri dirigenziali debbano possedere adeguati requisiti per la gestione del settore. Non basta frequentare corsi o seminari, avere diplomi o lauree, bensì è necessario conoscere il settore in cui si lavora. Sono molti i cosiddetti Dirigenti sportivi in possesso di una serie di diplomi, attestati e quant’altro possa dimostrare sulla carta di essere un fenomeno: un fabbro deve lavorare in officina per imparare il mestiere; un calzolaio deve lavorare in bottega per diventare un eccellente artigiano e di certo non posseggono lauree, diplomi ed attestati vari. Sicuramente devono saper leggere e scrivere (non lo intendo in senso letterale, bensì avere  capacità di lettura ed interpretativa) quindi una adeguata conoscenza della lingua Italiana. Sia chiaro è il mio pensiero e non è detto che sia il verbo.
Ezio RINALDI

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