Due giorni
formidabili a Busto Arsizio, quelli del 18 e19 febbraio alla seconda prova
nazionale Master. Tre saloni per 20 pedane con 810 schermitori che si sono
cimentati senza sosta, con entusiasmo giovanile da far invidia. Dai 24 anni
della categoria 0, agli over 70, categoria 4, è stato un susseguirsi
ininterrotto di scherma spesso di alto livello. Presenti svariate nazioni, fra cui
la svizzera, il Giappone e la Russia. Molti gli atleti che agevolmente si sono
cimentati con disinvoltura nel biathlon e nel triathlon schermistico,
affrontando due, se non tre armi e giova sapere che qualcuno lo ha raggiunto
con successo pieno.
Anche se
certi esterni, e purtroppo interni alla scherma non li giudica pienamente
atleti e talvolta nemmeno schermitori, dobbiamo ammettere che nel movimento
master i valori dello sport sono vissuti con brillante genuinità, cosa che
andrebbe mostrata a molti giovani, fatto salvo per qualche soggetto di mezza
età che passati gli "anta", pare non aver ancora risolto certi
problemi adolescenziali.
La gara
inoltre lasciava acquisire il diritto a partecipare agli europei master di
Chiavari, che si svolgeranno a maggio, e che si prefigurano come un clamoroso
successo, per i numeri, che probabilmente supereranno il migliaio di unità. La
prova di Busto ha superato ampiamente le cifre di un qualsiasi campionato
assoluto di scherma italiano, così come è stato asserito dagli arbitri che
questi numeri li conoscono piuttosto bene.
È il sintomo
di un movimento che è obiettivamente in crescita e che a conti fatti è un
settore di moltissime società sportive, che un tempo si tendeva a
sottovalutare, mentre oggi possiamo dire che è di grande aiuto, non solo
economico, ma anche sociale. E qui mi fermo in quanto sarebbe giusto fare delle
riflessioni maggiori e più ampie, ma le rimando volentieri a un secondo
articolo, mentre mi soffermo sul filo rosso che ha attraversato tutta la gara,
specie per l'alto numero di maestri e istruttori che gareggiavano, i quali non
hanno mancato di commentare ora indignati, ora con prudenza, e anche con
violenza le vicende tra FIS e ANS.
Qualcuno
ironicamente asseriva che tutti i diplomati dell'accademia prima o poi si
sarebbero dovuti diplomare nuovamente presso la FIS, inchinandosi davanti a
Saverio Crisci il quale avrebbe chiesto la recita a memoria della contro cavazione
come test di ammissione all'esame. Altri dicevano scioccamente che prima o poi
si sarebbe dovuti arrivare a una situazione del genere, benché non mancavano di
ricordare che tale faccenda era frutto dei desideri di egemonie di pochi, anzi
pochissimi, forse una o due persone all'interno dell'AIMS e della FIS.
Gli esperti
di legge, che fra un assalto e l'altro mi fermavano per un breve commento, non
mancavano di convenire che si tratta di niente di più che di una guerra fra
pezzenti. Tutti però difendevano l'accademia, figurandosi la commediola delle
riunione dei due consigli, con uno che parlava proponendo il da farsi, davanti
a una cartina del mondo, con dadi e carri armati, come una partita di Risiko,
in chiave schermistica e tutti gli altri che rispondevano analfabeticamente:
"si capo, ok capo".
Moltissime
le risate amare purtroppo, per fortuna stemperate dagli assalti che hanno
incorniciato una delle più belle gare di scherma dell'anno.
Fabrizio ORSINI
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