Stimatissimi Signori,
sono giunto alla conclusione che sia necessario un ricambio alla guida federale
che vorrei al servizio di tutto il nostro mondo.
Attualmente la mia impressione è
che la carica che si ricopre sia interpretata come un privilegio, dimenticando
i veri destinatari del nostro impegno.
In particolare mi piace sottolineare il ruolo
centrale che rivestono i dirigenti di società e delle famiglie dei nostri
atleti, i quali sono di fatto gli unici
veri sponsor della Fis.
Basti pensare ai loro sacrifici
economici per sostenere gli atleti dei cui risultati, poi, tutti ci gloriamo.
I risultati, anche quelli olimpici, sono
frutto del lavoro di tanti: società, atleti, tecnici, devono portare dunque “linfa vitale” alla
scherma e non devono servire a consolidare l’immagine ed il potere di pochi.
Consolidamento di poteri che di fatto impediscono una sana
dialettica e la necessaria crescita di nuovi dirigenti con grave danno per il
futuro della nostra federazione.
Non a caso il CONI ha posto il limite di due
mandati nella carica di Presidente, anche se gli interessati sono corsi ai
ripari facendo approvare una norma transitoria riportata all’art. 71 del nuovo
Statuto FIS.
Ho avuto l’impressione che alcuni,
per attaccamento alla carica che ricoprono, siano disposti ad ogni compromesso.
Sono pronti ad allearsi con il
nemico disprezzato di ieri, pur di mantenere la poltrona; con loro si può
essere sia amici da blandire e premiare se innocui, nemici da punire se
possibili concorrenti.
Tecniche collaudate mi pare che
siano spesso impiegate, da piccoli gruppi di potere, per pilotare consigli e
assemblee (l’esempio del comitato regionale della Sicilia ne è la prova) e
condurre a decisioni prese prima e altrove!
Carissimi lettori, alcuni di voi,
forse, a questo punto, si saranno scandalizzati per la crudezza delle
espressioni e staranno meditando o auspicando querele.
Sinceramente non so se qualcuno possa
ritenersi diffamato ma certamente non sarò io il destinatario di eventuali
querele.
Le parole che ho testualmente
riportato, infatti, sono pubbliche da tempo e non sono mie ma del M° Giorgio
Scarso che, nell’ottobre del 2004, iniziando la campagna elettorale e la
scalata al vertice della FIS, scriveva così in una lettera aperta indirizzata
agli elettori.
Sono trascorsi dodici anni da
queste parole, difficilmente collocabili entro i limiti di quel codice etico
che, di lì a qualche anno, da Presidente Federale, ha ritenuto necessario
promulgare. Ma quello che più sorprende è come sia mutata l’interpretazione che
l’allora vice presidente dava allo Statuto e al ruolo degli affiliati e dei
tesserati.
E’ vero, la vita riserva sempre
molte sorprese e ci induce spesso a radicali cambiamenti. Ma è solo una
questione di prospettiva o, per meglio dire, di poltrona su cui sta seduto
l’osservatore.
Quando si sta in piedi forse è
più facile comprendere il significato delle norme, e nel 2004 il M° Scarso
dimostrava di conoscere benissimo la ratio e il significato di quelle norme che
avevano appena introdotto il limite di rieleggibilità dopo due mandati, tanto
da lamentarsi della norma transitoria che ne spostava l’entrata in vigore al
quadriennio olimpico che stava per iniziare.
E certamente nel 2004 mostrava
anche di conoscere bene quale sia il ruolo degli affiliati e dei tesserati all’interno
di una Federazione.
Perché allora il 7 settembre 2016
la Federazione da lui presieduta si è arrogata il diritto e la responsabilità
di cancellare questo ruolo?
Sì, miei cari lettori, perché
questo è quello che è stato fatto.
A cosa, infatti, potrà mai più
servire l’Assemblea quando un presidente federale arriva al punto di poter
scrivere nel bilancio di fine mandato di
avere impiegato due anni per modificare lo Statuto assumendo pubblicamente la
responsabilità di non avere convocato l’Assemblea per l’obbligatoria
discussione e l’eventuale approvazione? Dichiarazione ancor più grave in quanto
“audacemente” pronunziata dinanzi al Segretario Generale del CONI, in quel
momento forse assorbito da altri pensieri.
E’ una vicenda grave, sulla quale
nessuno può permettersi di spegnere i
riflettori finché non sarà stata fatta chiarezza a 360°. Lo esige il rispetto
della legge e dell’ordinamento sportivo; lo esige il rispetto di tutti coloro
che da tesserati e da contribuenti sopportano economicamente e personalmente il
costo della macchina federale.
L’attività di correzione e modifica degli statuti federali non è aliena alle altre federazioni ma sostanzialmente
diverso è stato il metodo sin qui seguito.
Mi riferisco, ad esempio, alle
approvazioni delle modifiche statutarie e regolamentari apportate dalla FISG, dalla FIBS, dalla FITARCO, dalla FISE.
In questi casi ciascuna delle
delibere della Giunta CONI ha,
quantomeno, indicato ciascuna delle norme corrette consentendo a chiunque di
rendersi conto di quali modifiche fossero state apportate e di verificare se
realmente si trattasse di refusi. Lo stesso dicasi per l’attività istruttoria che in tutti i casi sopra citati è stata
condotta dal medesimo organo di CONI Servizi.
Perché, allora, nel caso della
FIS, sia nella relazione istruttoria che nella delibera di Giunta CONI è stata omessa del tutto la puntuale indicazione
delle norme effettivamente sottoposte a modifica, e si è, invece, fatto genericamente riferimento a refusi ed errori
materiali?
Per quali motivi questo diverso modo di
procedere è stato tenuto finanche lo
stesso giorno in cui sono state approvate le modifiche dello statuto FCI e FIS?
Il 23 settembre 2016 la Giunta
CONI ha infatti approvato la correzione dell’art. 15 dello Statuto FCI
riportando testualmente la modifica effettuata, mentre nella delibera
immediatamente successiva, riguardante la FIS, ha adottato una motivazione
assolutamente sommaria che non dava atto delle modifiche apportate.
Sono interrogativi a cui non
riesco a trovare risposta, anche perché non giova il silenzio che il CONI
continua a serbare.
Sono convinto che mantenere il
silenzio in questi casi sia sempre un errore perché ingenera il dubbio che non
sia possibile fornire una risposta istituzionale capace di legittimare quanto
occorso.
Ma anche dal punto di vista
politico c’è sempre un momento in cui l’ammissione degli errori e la volontà di
porvi rimedio produce meno danni del perdurante silenzio.
Forse il Presidente Malagò,
terminata la sua campagna elettorale, troverà il tempo per rispondere. Nel
frattempo è già partita la proposta di una petizione pubblica per reclamare
l’intervento del Ministro dello Sport a garanzia dei principi di democrazia
sanciti dalla legge e dagli Statuti del CONI e della FIS.
Una cosa è certa, la Piazza non
spegnerà la luce e farà da megafono alle voci dissonanti che sempre più
numerose documentano scenari ben diversi da quelli rappresentati e diffusi nei
dintorni del Palazzo.
A. Fileccia
Vidi le gare e crocchi di gente
RispondiEliminaparlavan del più schermisticamente
e i commenti dei fatti dell’ultimo giorno
condiron di umori lo Statuto disadorno
C’eran qua e là capannelli di esperti
giureconsulti affannati e solerti
La sentenza n. 35488 delle Sezioni Unite di Cassazione
del 24 settembre 2007 facea apparizione
Il falso ideologico per induzione in errore
creava tensione, stupore, terrore
Il povero CONI non era incolpato
se dell’errore vi era altro indiziato
Sicché ci chiedemmo se il refuso fallace
in soli due mesi fosse stato capace
Di toglier di torno quel candidato
che non fosse col dominus allineato
Vincenzo Ravaschieri Fieschi
Se anche il Duca di Roccapiomonte, primo Presidente della FIS, comincia a rivoltarsi nella tomba c'è davvero di che preoccuparsi.
EliminaNel frattempo anche la Prefettura di Roma si è mossa ed ha avviato un procedimento amministrativo di accertamento sulla modifiche apportate allo "Satuto FIS". Chi di dovere è stato invitato a fornire chiarimenti rispetto alle segnalazioni di illegittimità pervenute al prefetto.
La vicenda si complica e dalle mie parti si dice che il modo migliore per evitare che i problemi si moltiplichino è quello di risolverli il più presto possibile. Un uomo veramente saggio saprebbe raccogliere più occasioni di quante gliene vengono offerte.
A. Fileccia
Confermo l’intervento della Prefettura di Roma, la quale ha chiesto numi al CONI circa gli atti posti in essere dal massimo Ente sportivo italiano in merito alla approvazione degli Statuti 2014 e 2016.
EliminaCerto il Presidente MALAGO’ non potrà continuare ad ignorare il problema. Egli prima ha approvato, con delibera d’urgenza, lo Statuto FIS del 2014, che il Commissario ad acta aveva approvato con propria delibera e poi lo ha fatto ratificare dalla Giunta Esecutiva, quindi perfettamente valido. Poi la Giunta ha approvato quello del 2016, le cui variazioni erano sostanziali e non semplici refusi, senza una legittima assemblea straordinaria, all’uopo deputata. Quindi dovrà essere sempre la Giunta a fornire le giustificazioni richieste, conseguentemente, a breve, dovrebbe essere convocato l’Organo Esecutivo al fine di aderire collegialmente all’invito della Prefettura di Roma.
Mi domando: ”Non era più semplice dichiarare i propri errori e porvi rimedio, annullando la delibera di approvazione dello Statuto del 23 settembre 2016, facendo valere eventuali responsabilità di coloro che hanno indotto l’errore?; Cosa impedisce al CONI di agire con trasparenza e immediatezza?”.
Vale la pena ricordare che il Presidente FIS aveva dichiarato sul proprio sito che quello terminato nel 2016 sarebbe stato, per sua scelta, l’ultimo mandato e che ha comunicato la propria candidatura per il quadriennio 2017/2020 nella prima decade di ottobre 2016, quindi dopo l’approvazione dello Statuto FIS da parte del CONI. Con lo Statuto del 2014 la sua candidatura non sarebbe stata possibile.
Che dire? Lascio a voi che leggete le considerazioni del caso, tenendo comunque presente che con tale decisione non ha consentito una corsa alla Presidenza in maniera paritaria.
Nei rapporti con la Prefettura potrebbe configurarsi il reato di induzione al falso ideologico...
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