11 settembre 2020

Dalle parole al fare, per una Federazione al servizio delle società, dei tecnici, degli atleti e delle famiglie dei giovani schermidori


Molte le idee formulate negli ultimi anni, dettate da volenterosi dirigenti interessati al miglioramento dello status generale della scherma italiana, i quali, per sopperire ai disagi comuni alla quasi totalità delle società affiliate alla Federazione Italiana Scherma, le quali,  grazie alla elevata professionalità dei moltissimi tecnici disseminati nella penisola, hanno prodotto negli anni, un lunghissimo elenco di campioni, che con le loro vittorie e notorietà hanno nascosto la povertà di iniziative atte a sostenere il benessere economico delle stesse società, dei loro tecnici e dei meritevoli atleti.
I disagi sopportati dall’associazionismo schermistico italico, troppo spesso è stato pubblicizzato in modo errato con forme rancorose mai costruttive, contrapponendo critiche troppo esasperate, alla linea gestionale dei Consigli Direttivi della Federazione Italiana Scherma, mai proponendo progetti evoluti, al pari di altre Federazioni lungimiranti, che non per niente oggi sono proprietarie di strutture in cui svolgono una invidiabile attività di promozione e di gestione della loro attività agonistica, ricavandone anche dei proventi da investire nei loro progetti futuri (F.J.L. K.A.M. e Federbocce ne sono un tangibile esempio).
Mai nessun Presidente o membro eletto nel Consiglio della Federazione Italiana Scherma negli ultimi quaranta anni ha mai elaborato un progetto di evoluzione delle iniziative che il Presidente Renzo Nostini aveva pensato e realizzato negli anni settanta del secolo scorso, favorendo la costruzione di Palazzetti della Scherma a Frascati, Terni, Jesi, Vicenza e il  Centro di Preparazione Olimpica dell’Acquacetosa in Roma, dato in uso gratuito al Club Scherma Roma dalla costruzione agli anni recenti. 
Come è mai possibile che la disciplina sportiva che più prestigio a livello europeo e mondiale ha dato allo sport italiano, non abbia un “Main Sponsor” non dico da decine di milioni di euro annui, ma almeno al pari di altre discipline, che regolarmente da oltre venti anni ricevono un milione di euro annuali, solo mostrando il loro logo sulle magliette da gara ufficiali, senza essere in possesso di un Albo d’Oro all’altezza di quello della Federscherma (Pallavolo e Pallacanestro). Al contrario i nostri atleti mostrano sulle loro divise da gara loghi di piccole aziende, che forniscono solo servizi, quantificabili a poco più o poco meno ad una decina di migliaia di euro.
Sicuramente qualcuno presente nelle Assemblee elettive o di metà mandato dal 1980, 82, 84 e anni seguenti fino alle ultime Assemblee svolte, rammenteranno gli interventi da me sostenuti, hai quali membri dei vari Consigli Direttivi che si sono succeduti, suggerivo interventi da effettuare, in special modo a riguardo alla povertà delle società schermistiche italiane ed alla promozione di una politica orientata al potenziamento economico delle società aderenti alla F.I.S., fornendo ad essi anche progetti scritti consegnati personalmente a Presidenti di Federazione e per conoscenza ai membri dei Consigli Direttivi, tra i quali rivolgevo ad essi l’invito ad un drastico ridimensionamento dell’attività agonistica nazionale, favorendo una intensa un’attività regionale ed interregionale, valorizzando i titoli regionali e interregionali, riservati a quegli atleti esclusi dalle finali nazionali di tutte le categorie previste nell’organigramma agonistico nazionale.
Già questo progetto avrebbe portato nelle casse sociali un economia ragguardevole da investire sui tecnici e sui rimborsi agli atleti. Un progetto che avrebbe consentito anche meno giorni impegnati per i tecnici e schermidori in logoranti gare dai numeri altissimi, oltre a immense fatiche per trasferte agli estremi dell’Italia, spesso concluse alle 02:00 ed oltre del lunedì successivo all’inizio del week end precedente.
Negli anni trascorsi, società lungimiranti avrebbero potuto creare economie da investire sull’acquisto di strutture da adibire a “Circoli Sportivi”, progetti che avrebbero potuto godere anche di finanziamenti elargiti dal Credito Sportivo (al 1%), di cui le società di scherma avrebbero potuto valutare eventuali progressi strutturali da finalizzare, realizzando solide fondamenta societarie.
Al contrario oggi le società componenti la Federazione Italiana Scherma, per la quasi totalità, non sono in grado di assicurare una giusta retribuzione ai propri tecnici, quasi tutti esclusi da regolari contribuzioni atte ad ottenere nel futuro una regolare e giusta pensione, naturalmente, non per volontà specifica dei Consigli di Amministrazione delle società, ma solo perché queste ultime non hanno mai avuto possibilità di compensare economicamente il reale valore di detti tecnici, che mediamente sono tra i migliori al mondo e i risultati conseguiti a livello mondiale ne fanno buona testimonianza, da essere persone fatte oggetto da continue offerte di ingaggi da parte di nazioni di seconda o terza fascia nei valori mondiali, spesso anche giovani, purtroppo, ma buon per loro.
Lo stesso identico discorso è applicabile agli atleti, in particolar modo a quelli di maggiore immagine, plurivincitori di titoli olimpici, mondiali, europei e italiani, che dopo i migliori anni della loro vita, non gli resta che una strada, quella dell’insegnamento della scherma in qualche società o prestare la loro opera a favore dello Stato Italiano, al soldo di un misero stipendio sindacalmente corretto, che gli sarà purtroppo offerto a supporto delle loro prestazioni, che non saranno più sportive.
Oppure attenderanno eventuali ingaggi da qualche Federazione o società europea o nord americana, dove poter esprimere il loro sapere schermistico ereditato dai loro Maestri.
Realizzare negli ultimi venti anni, quanto sopra, sicuramente non era cosa facile, ma lanciare progetti, anche modesti, poteva essere un inizio verso nuovi orizzonti da raggiungere, non credo nel molto, subito e senza errori, ma realizzare un progetto di cambiamento era un obbligo, che purtroppo è andato deluso, anche per chi si è augurato un futuro della scherma associativa italiana migliore.
Mai si delibera un progetto e mai si potrà iniziare a percorrere una nuova strada, che si, sarà difficoltosa da percorrere, non sarà facile raggiungere gli eventuali obiettivi prefissati, sarà irta di ostacoli burocratici, che solo imprenditori o manager qualificati da anni di gestione di società commerciali o industriali con esperienze anche nell’associazionismo sportivo potranno iniziare a percorrere, ma mai si inizia un tale percorso e mai i giovani potranno prefissarsi un domani migliore di quello attuale. 
I mesti giorni in cui attualmente viviamo, non dovrebbero farci affliggere, ma donarci lo spirito necessario rivolto ad un domani migliore, ma il domani siamo noi che dobbiamo cercarlo e perseguirlo con progetti da lanciare nei prossimi giorni o mesi, non anni, la scherma ha bisogno di un Presidente e di un Consiglio Direttivo con le esperienze sopra descritte, vogliose di raggiungere obiettivi utili alla intera comunità, non dico oltre quelle realtà sportive già affermate, ma almeno un gradino al di sotto, non come allo stato di povertà sociale attuale del 98% delle società attuali.   
Il rimanente 2% è già in buono stato di salute? Mi piace pensare che lo sia, ma se lo fosse, è una piccola entità che gestisce “Palazzetti o Sale di scherma” volute con una intuizione di un indimenticabile Renzo Nostini, Presidente di Federazione, Campione Olimpico, Mondiale, Europeo e d’Italia, ma soprattutto un Ingegnere Imprenditore, nel tempo libero Presidente di una Polisportiva con circa cinquanta sezioni affiliate con circa 10.000 atleti agonisti, da farla considerare tra le più importanti nel mondo, Presidente di società di scherma, nuoto, pallanuoto e rugby, tutte Campioni d’Italia Assolute.

3 commenti:

  1. Se mettessero in atto anche solo la metà di quanto scritto forse, e ripeto FORSE, un cambiamento potrebbe anche esserci...
    Il primo anno che mi prese sotto le sue ali il maestro Fabio Giovannini​​ avevo degli atleti in categoria cadetti di fioretto, essi fecero una sola gara (Cavour, coppa Italia regionale) perché non se la sentivano di fare trasferte al sud Italia per fare una gara in cui sapevano benissimo in cuor loro che essendo le prime non sarebbero andati oltre i gironi..
    Ecco, iniziare a dare importanza alle gare regionali/interregionali aumentandole potrebbe essere un'incentivo per gli atleti in modo da fare esperienza e POI, DOPO, se il livello è aumentato iniziare a pensare a misurarsi con gli altri atleti italiani.
    Utopia? Chi lo sa.. come ha scritto lei, il periodo che stiamo vivendo potrebbe dare una svolta che qualcuno, se non tutti proprio per i vari problemi economici (non solo delle società schermistiche ma anche delle famiglie), stanno aspettando

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  2. Carissimo Mario,
    come ho già scritto prima, è un piacere leggerti non solo perché sei un vulcano di idee, iniziative e felici intuizioni, ma soprattutto perché dalle tue parole traspaiono, in modo chiaro, netto ed evidente, l'amore e la passione che hai e nutri verso la scherma, forse anche più forti del tuo sport originario e che hai realmente praticato da atleta: il Rugby.

    Tuttavia, lasciami dire che sembra che tu abbia dimenticato che, tanti anni fa, in quel di Ostia, era stato creato, anche col tuo personale contributo (avendo preso parte alla sua costituzione), uno strumento che si proponeva di attuare ciò che hai oggi mirabilmente descritto, si chiamava LEGA delle società di Scherma.

    Perdonami, se forse ti ho riportato alla memoria dei possibili "brutti ricordi", che vorresti aver dimenticato, ma proprio il senso delle tue parole mi conferma ciò che penso da tempo: dovendosi la Federazione occupare principalmente e soprattutto dell'attività di vertice, ci vorrebbe una struttura/strumento a cui demandare/delegare (sempre dietro controllo federale) gli aspetti/problemi organizzativi, societari e anche di calendario gare.

    Una tale struttura operativa c'era e si chiamava LEGA, ma, poiché non era gradita a qualcuno, è stata lasciata morire, nel silenzio di tutti. Che peccato!!!!

    Comunque, nel ripetere che per me è sempre un piacere "incrociare" con te la penna, ti lascio augurandoti buon fine settimana.

    A presto.
    Gaspare Fardella

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  3. Carissimo Gaspare, non ricordo quanto tempo è trascorso dall'ultima volta che ci siamo incrociati dal vivo o a mezzo di scritti, comunque spesso ti ho letto, non giudicando mai banali i tuoi pensieri.
    Non ho mai dimenticato l'occasione in cui ad Ostia provammo a suggerire ai vertici della F.I.S. un'idea che ritengo ancora attuale, ma che allora, persone poco lungimiranti bocciarono brutalmente, anche con frasi non molto rispettose delle idee altrui.
    Il mio augurio è che i futuri Dirigenti che saranno eletti, possano inserire nel loro "Programma gestionale" dei futuri quattro futuri, da persone intelligenti, di favorire la Costituzione di una Lega delle società, che favorisca un consolidamento delle strutture schermistiche societarie?
    Il sottoscritto da Direttore Generale o Manager del Club Scherma Roma negli anni 1991 /1997, non aveva timore di suggerire ad un Consiglio Direttivo FORTE, le mie proposte migliorative per il Club, e non per niente in quegli anni il Club Scherma Roma visse un periodo che tuttora molti ancora mi ricordano come i migliori di detto Club.
    Così come nei nostri giorni, se io fossi hai vertici della F.I.S. non avrei timori di avere una struttura quale una eventuale Lega delle Società di Scherma, che programmi le gare, che cerchi di spettacolarizzare le finali dei Campionati Italiani Assoluti, rendendo le riprese in T V più gradite agli spettatori in poltrona casalinga, ma anche a quei pochi intimi che di solito costituiscono un misero parterre.
    Oppure che porti i Campionati Italiani a squadre Assoluti in più piazze nel periodo tra il 20 giugno / fine luglio, in località tra le più vip dei luoghi di villeggiatura, mare o montagna, purché siano tra le più note e maggiormente frequentate, magari prendendo accordi con i locali Assessorati al turismo, atti ad ottenere un congruo assegno che possa rimborsare le spese alle società e magari anche un premio agli atleti protagoniste dei vari incontri, tra quattro squadre, quindi un torneo itinerante da svolgersi in più appuntamenti prestabiliti da eseguirsi su due pedane con incontri contemporanei delle quattro squadre, in tre tornate, per occupare una piazza o uno stadio per due ore. massimo due ore e trenta, in tre appuntamenti per ognuna delle tre specializzazioni d'Arma.
    Un progetto che ho presentato verbalmente ad un Presidente, il quale mi rispose "Sperimentalo tu questo progetto".
    Quindi ben venga un Consiglio Direttivo della Federazione Italiana scherma, che favorisca la formazione di una "Lega delle società", che possa collaborare con il "FUTURO" Consiglio Direttivo che sarà eletto nella prossima sessione elettiva.
    Diceva Albert Eistein "In mezzo alle difficoltà, nascono le opportunità", questa volta te scrivo io "Meditate, meditate genti", un caro saluto, Mario Castrucci

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