07 febbraio 2017

C’ERA UNA VOLTA UNO STATUTO … - Parte Seconda



Dato il successo di questa avvincente storia, (quasi 800 letture nelle prime ventiquattro ore), il mio editore mi ha invitato a scrivere il sequel, e quindi mi accingo a narrare …
Stamattina sul davanzale della mia finestra si è posato un passerotto ciarliero, veniva da Roma e così mentre si riposava dal lungo viaggio abbiamo fatto due chiacchiere.
Lui ha il suo nido in un angolino di un palazzo grande e squadrato, rosa e bianco, in una zona verde di Roma e da lì vede molte cose.
Pare che sabato mattina, in quel palazzo, si fosse scatenato un gran trambusto che gli ha arrecato molto fastidio. Voleva quindi protestare fermamente ma poi si è accorto che era in corso un vero dramma. Alcune persone si affannavano disperate alla ricerca di un fascicolo che avrebbe dovuto contenere delle carte, che però non c’erano, o forse non c’erano mai state.
Poi però è arrivato un tipo, elegante e un po’ blasé, che ha guardato il fascicolo e ha detto agli altri, “perché cercate queste carte? qui ci sono solo refusi”  e ha riportato la calma.
Nel frattempo la mattina era passata e il passerotto è andato a trovare un suo amico che abita dall’altra parte del Tevere, in un palazzetto più bruttino. Pare che anche lì ci fosse stata grande agitazione per la lettura di un giornalaccio, poi però era tornata la calma perché un altro tipo, poco elegante e per niente blasè, aveva sentito la bella notizia dei refusi da quelli del palazzo rosa e si era lasciato contagiare dall’euforia generale.
Questo pettegolezzo del passerotto, non ha nulla a che vedere con la nostra storia, però per un’incomprensibile associazione di pensieri mi ha fatto venire in mente un’idea.
Mi sono chiesto, ma se un avvocato volesse provare a difendere la posizione della Federazione in un ipotetico giudizio, sportivo, amministrativo, civile o penale,  per questa vicenda dello Statuto, cosa mai potrebbe argomentare?
Potrebbe forse dire che lo Statuto del 2016 è stato approvato dal Coni e dunque è formalmente valido. Potrebbe dire che non è stato impugnato nei termini. Potrebbe dire ancora che il Commissario ad acta per errore ha lavorato su un testo sbagliato che non comprendeva le modifiche del 2012, e quindi la Federazione si è limitata a riportare a norma un testo fondamentalmente errato.
Certo un avvocato, potrebbe dire tante cose, in fondo sarebbe pagato per questo.
Ma un giudice, un giudice vero, cosa risponderebbe?
Forse un giudice spiegherebbe alle parti che l’approvazione del CONI vale soltanto  “a fini sportivi”, e non sana i vizi intrinseci dell’atto. E forse, dico forse, tra le righe della sentenza chiederebbe conto dell’affermazione contenuta nella delibera  n. 417/2016 con cui si attesta “la conformità della prefata normativa al codice civile”  magari demandando ad altro organo, con altre funzioni, di accertare qualcos’altro.
Chiarirebbe, poi, che  i termini di impugnazione decorrono dalle delibere e che il nostro Statuto non è figlio di nessun organo della Fis e che non esiste alcuna deliberazione, dell’Assemblea, del Consiglio Federale o del Consiglio di Presidenza, che lo abbia partorito.( Forse è apparso un giorno sulla famosa “bacheca” di via Tiziano 74, e qualcuno di buona volontà lo ha adottato, senza però dargli mai un cognome.)
Spiegherebbe al nostro avvocato che quando sostiene che l’approvazione della Giunta Nazionale rende lo Statuto inoppugnabile allora è costretto a riconoscere che anche lo Statuto del 2014 lo era, perché era stato approvato addirittura due volte, dal Presidente prima e dalla Giunta poi. E poi forse gli spiegherebbe che le leggi dello stato italiano vietano di apportare modifiche agli atti formali, se non per mezzo di atti successivi che abbiano i medesimi requisiti di forma. Gli insegnerebbe che quel famoso codice civile, quello cui deve conformarsi lo statuto, impone che lo statuto e le sue modifiche siano adottate dall’Assemblea e che diversamente l’atto non esiste.
E poi gli consiglierebbe di rileggere con molta attenzione anche il testo dello Statuto del 2012 e di fare caso a quelle parti di questo Statuto che, sebbene presenti anche nel testo del 2014, sono sparite dal testo del 2016.
Poi forse il nostro giudice, posata la toga e indossata la veste del comune cittadino, quello che paga le tasse, si chiederebbe quanto costa la prestazione professionale di un Commissario ad acta e cosa serve nominarlo se poi, quando sbaglia, basta un anonimo correttore di bozze a rifare da capo tutto il suo lavoro. Si chiederebbe a cosa servono le riunioni di Giunta e le istruttorie che le precedono, quanto pesano sulle nostre tasche anche le Commissioni Statuti e Regolamenti se poi ogni volta ci scappano degli errori, e perché mai le funzioni del Segretario Generale del Coni sono svolte come attività di supporto da CONI Servizi e quanto costa tutto questo trambusto allo Stato e ai cittadini.
E forse si chiederebbe “ma perché mai sono venuti da me a farsi spiegare una questione di diritto così lampante, non avrebbe dovuto il CONI correre subito a commissariare la FIS?”
Ma questa è un’altra storia …. (to be continued)
A. Fileccia

6 commenti:

  1. La deliberazione della Giunta Coni è una chicca per giuristi: l'approvazione di un atto che nessuno ha mai scritto e che praticamente non esiste!
    Peccato però che le dispute accademiche non possano cancellare l'aspetto drammatico della questione che è la profonda ferita inferta al sistema democratico della FIS a cui il CONI, salvo ripensamenti, sembra avere apposto il proprio sigillo.
    Anonimo del Sublime

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  2. ULTIME PAROLE FAMOSE:

    1. "Il mio sogno era diventare presidente del Coni praticamente da sempre”
    2. “Penso che quasi tutte le Federazioni che hanno cambiato presidente, forse tranne una (chissà quale), mi hanno tutte appoggiato”
    3. “Il CONI sarà una casa aperta, trasparente, partendo dalla base”

    Queste le parole, solo le parole. Adesso attendiamo la prova dei fatti. Sperando di non restare delusi perché, per quanto sia banale ripeterlo, lo Sport italiano ha bisogno di tutto, meno che di parole.

    Anonimo Tartufo

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    1. Egregio sig. tartufo stia tranquillo perché alla fine sono più che certo che Malagò sarà coerente con il suo programma di legalità e trasparenza. Non credo che possa permettersi errori, specialmente sotto elezioni.
      A. Fileccia

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    2. mi permetta di mantenere i miei dubbi ma non sono abituato a friggere prima che l'olio sia ben caldo. Lei poi di pronostici non è che ne azzecca tanti!
      https://piazzadellascherma.blogspot.it/2016/09/letera-aperta-al-presidente-fis.html

      Anonimo Tartufo

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    3. Può darsi che lei abbia ragione anche se i miei pronostici sono a più lunga scadenza.
      Nel frattempo credo che in FIS qualcuno avrà bisogno di un buon digestivo perché a Napoli hanno cominciato a servire piatti ben farciti! https://www.accademianazionaledischerma.it/esami
      Povero Malagò, se non sbaglio è a lui che compete il rilascio dei titoli di 4° livello. A breve non avrà che l’imbarazzo della scelta!
      I problemi veri insorgono sempre nel momento in cui ci si compiace di avere trovato soluzioni non troppo impegnative, ma se si analizza attentamente il problema alla fine ci si accorge di esserne parte integrante.
      A. Fileccia

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  3. Egregio Sig. Fileccia,
    piuttosto che preoccuparsi di questi ludi cartacei dello Statuto, dall’alto della mia veneranda esperienza suggerisco al Presidente e ai Consiglieri federali di leggersi il codice penale ora che la gloriosissima Accademia Nazionale di Scherma di Napoli ha pubblicato le date per gli esami di marzo 2017; il sedicente bando di esami federali riporta abusivamente lo stemma araldico dell’Accademia.
    Essi potrebbero rischiare la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e della multa da 2.500 a 25.000 euro.
    Lo stemma araldico è un segno distintivo della gloriosissima Accademia Nazionale di Scherma di Napoli, che è stato conferito con decreto del presidente della repubblica 24 aprile del 1997.
    Ottavio Tupputi

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